I tomi II e IV dell’Opera omnia di Gaetano
Salvemini (Feltrinelli, 1961-1978) e numerosi articoli di Ernesto Rossi per Il
Mondo, soprattutto quelli pubblicati tra il 1949 e il 1952, poi raccolti in
Settimo: non rubare (Laterza, 1954), contengono passaggi di estrema durezza nella
condanna dei privilegi che producono disparità di trattamento dinanzi alla
legge, e che di fatto sono la negazione della democrazia. Non c’è da stupirsene:
erano radicali, e per un radicale lo stato di diritto è a fondamento di ogni libertà
e di ogni giustizia che non siano vuote parole, ma concreta sostanza del vivere
civile. Non si fa alcuna fatica a immaginare, dunque, cosa avrebbero scritto su
un caso come quello di Anna Maria Cancellieri.
Avrebbero scritto che da almeno
due decenni è in affettuosissimi rapporti con un imprenditore plurindagato e
plurincondannato che sempre ha unto tutto quello che poteva ungere per
procacciarsi appalti a danno dei suoi concorrenti. Che suo figlio è stato dipendente
di questo imprenditore, traendone un utile esorbitante se rapportato alle sue
prestazioni, come andava lamentando chi a saldo le aveva chiesto un favore che non veniva
corrisposto con la sollecitudine desiderata. Che nell’adoperarsi per corrispondere
questo favore, se non in abuso d’ufficio, è incorsa in un odioso uso della
discrezionalità d’intervento.
Salvemini e Rossi, però, erano anche superbi
polemisti e non avrebbero avuto alcuna difficoltà a spezzare le zampette di chi
prova a difendere l’operato di Anna Maria Cancellieri. «Non è intervenuta solo
in favore di Giulia Ligresti, ma anche di altri sei detenuti»: sì, ma basta un’occhiata
alle date per capire che i sei fortunati le servissero da alibi. «Se rimaneva
in carcere, Giulia Ligresti poteva morire»: dunque bisogna addebitare ad Anna
Maria Cancellieri tutti i decessi avvenuti in carcere da quando è
Guardasigilli? «Ma le intercettazioni portano a escludere che si sia trattato
di corruzione, concussione o altro reato»: sia, ma in discussione non è il
penale, ma la disciplina e l’onore che la Costituzione chiede ai cittadini cui
sono affidate funzioni pubbliche, e nel caso di un ministro della Giustizia, al
venir meno di onore e disciplina, vengono meno credibilità ed affidabilità, sicché si è in presenza di un gravissimo vulnus all’istituzione e a quanto l’istituzione è chiamata a difendere. «Anna
Maria Cancellieri deve dimettersi», avrebbe concluso Salvemini; e Rossi, che era appena un poco più sanguigno, avrebbe
aggiunto: «Deve farlo subito».
Anna Maria Cancellieri era ospite al XII
Congresso di Radicali Italiani, e non poteva eludere la questioncina che la invischia. L’ha
trattato nel seguente modo, e mi pare che le reazioni dei «radicali» lì convenuti non abbiano bisogno di commento.
Alla signora sono bastate due vuote chiacchiere sulla «umanità» e un indecoroso appello alla «onestà intellettuale» per cavarsela alla grande. Non poteva essere altrimenti: si è detta in favore di amnistia e indulto (tanto non è lei a dover decidere, la cosa non la impegna, tutt’al più le torna utile, soprattutto adesso) e ha degnato della sua presenza un congresso disertato dall’80% degli stessi «radicali» (non ci vanno perché sanno che è del tutto inutile, tanto l’esito si decide altrove, e prima). Come dire, ci si dà una mano, e va’ a capire chi ne abbia più bisogno, se una manica di sfessati ormai buoni solo a reggere il logoro strascico di un vecchio matto o un ministro della Giustizia che ormai sembra avere la fiducia solo di chi sul caso Ruby votò la mozione Paniz. Salvemini e Rossi? Morti da tempo, in tutti i sensi.
Corollario
RispondiEliminaMorte le ideologie sono morti anche gli ideali, e Salvemini e Rossi morti assieme alle ideologie. L'eticità in politica è oggi solo questione di etichetta e gli scivoloni ridotti a infortuni del bon ton. Nella fattispecie quello della Cancellieri equivale più o meno al mettersi i calzini spaiati.
RispondiEliminaVolevo sapere cosa ne pensa:
RispondiEliminahttp://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2013/11175-nessuna-interferenza-della-cancellieri-per-agevolare-i-ligresti-la-storia-dei-fatti.html
http://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2013/11173-un-caso-montato-ad-arte-di-falsita-sulla-cancellieri.html
http://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2013/11174-solo-quelli-dei-5-stelle-sono-casi-umanitari-che-il-ministro-deve-affrontare.html
Nell` epoca degli ideali si facevano milioni di morti.
RispondiEliminaDall` una e dall` altra parte.
Le cose vanno male ma non e` che in passato siano andate meglio.
Ed e` anche giusto, perche` alla fine la colpa e` della gente che se ne rega della politica e quindi i lupi ne approfittano
Gigi
Riguardo il caso di Ligresti penso personalmente, che abbia fatto bene, il problema, è che ci sono migliaia di persone che sono nella stessa situazione di Ligresti, ma che non portano lo stesso cognome....mi viene in mente la poesia satirica di Trilussa..."La statistica.."
RispondiElimina"Radicali" no, nemmeno tra virgolette.
RispondiEliminaLoro sono pannellidi: altra cosa, anzi, altra cosaccia.