lunedì 18 luglio 2011

Raffaele Costa rimase inascoltato



Quando in libreria arrivò La Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (Rizzoli, 2007), fu subito best seller. Non riuscivo a capacitarmene e scrivevo:

Nelle 442 pagine de L’Italia dei privilegi – l’autore è Raffaele Costa, l’editore è Mondadori, l’anno di pubblicazione è il 2002 – ho trovato tutto quello che c’è nelle 284 pagine de La Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (Rizzoli, 2007), e molto – ma davvero molto – di più. Oltre al merito di essere scritto assai meglio de La Casta, L’Italia dei privilegi ha il pregio di essere molto più documentato, quello di non concedere nulla alla retorica, e insieme a L’Italia degli sprechi di 4 anni prima (stesso autore, stesso editore) costituisce un’istruttoria assai più lucida e spietata sul «sistema Italia». Sicché non so farmi una ragione del perché 5 anni fa il libro di Costa non abbia avuto il successo di vendite avuto quest’anno da quello di Stella e Rizzo. E non riesco a immaginare altro che questo: non erano ancora pronti i tempi perché bastasse un libro a fare da detonatore, ecco perché nulla era concesso alla retorica”.

Sbagliavo: non era una questione di tempi, era proprio la retorica l’ingrediente che mancava a quello che ancora oggi è l’insuperabile lavoro di Costa. Era la retorica dello sdegno che aveva dato il successo al volume di Stella e Rizzo, ma mancava ancora qualcosa al successo che in queste ore sta raccogliendo Spider Truman: il tono delatorio del fuoriuscito dal Palazzo. Non che il libro di Costa ne fosse privo (il sottotitolo de L’Italia dei privilegi era A cura di un privilegiato), ma lo sdegno era tutto a cura del lettore, perché l’autore si limitava ad elencare i privilegi goduti dai suoi pari. Alla denuncia di Costa mancava il detonatore: era una delazione, ben più dettagliata e documentata delle quattro rimasticature di Spider Truman, ma a farla non era un licenziato, un trombato, un estromesso. La delazione mancava di un elemento psicologico essenziale: l’intento vendicativo.
Così Spider Truman è credibile, almeno per gli allocchi che corrono a dirgli mi piace su Facebook, mentre Raffaele Costa rimase inascoltato. Questo è il paese dove pure un moto nobile come l’indignazione ha bisogno di una spinta ignobile come il livore di un precario che ha taciuto fino a quando la Casta gli dava le briciole e ora spiffera tutto il risaputo perché non gliele dà più. Troppo poco per dedurne che in ogni Spider Truman c’è un italiano medio?


13 commenti:

  1. Un gruppo su Facebook è alla portata di tutti... indignazione "à la carte"...

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  2. sottoscrivo. Lo penso da parecchio tempo.
    Di Raffaele Costa si diceva che erano celebri i suoi arrivi al ministero in Fiat Panda guidata personalmente.
    Stia bene, sempre utile e interessante passare di qui.
    Ghino La Ganga

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  3. sì ma sai chi è Raffaele Costa?

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  4. Malvino, ma perchè se condivido il post su face, invece di apparite il titolo del post e l'inizio, appare il primo commento senza titolo??
    mescalito

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  5. mah, forse è anche questione di stile di scrittura: il libro di Stella e Rizzo forse era più piacevole come lettura rispetto a un grigio elenco di cifre (ipotizzo, dato che non ho letto quelli di Costa).
    D'altra parte, anche i post di Malvino, per quanto interessanti ed istruttivi, non sarebbero così piacevoli senza lo stile che abbiamo imparato ad apprezzare.

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  6. Piccolo inciso: vorrei difendere la categoria di quelli che mettono "Mi piace" (gli "allocchi"), perché a premere quel bottone sono anche quelli che vogliono solo seguire la pagina comodamente sul feed senza amarla particolarmente (nonostante Facebook e i suoi bottoni dicano il contrario).

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  7. "La Casta" di Stella e Rizzo mi aveva indignato più per come era scritto: due ragazzi di terza media avrebbero potuto fare di meglio.
    Non ho invece letto quello di Costa e mi era sfuggito il tuo post del 2007 (mi sembra impossibile, ma mi è sfuggito un tuo post. Forse ero malato).

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  8. Che vuol farci? a volte le cover di alcune canzoni hanno più successo degli originali.

    Negli anni '60 i canzonettari hanno ricopiato capolavori inglesi/americani traducendoli alla bene e meglio in italiano, con testi discutibili dal punto di vista poetico e linguistico e hanno avuto un successo strepitoso, più degli originali che non erano capiti dagli italiani.

    E' che la lingua e la modalità con cui si parla è fondamentale nella trasmissione dell'informazione, puoi aver scritto un capolavoro, ma se non lo capisce nessuno o nessuno se ne interessa, hai semplicemente scritto una cosa inutilizzabile dal pubblico.

    Tipo questa, che l'originale di Prince non se lo filò nessuno, poverello.

    http://www.youtube.com/watch?v=e_fPS0HwjJc&feature=related

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  9. mah, non credo assolutamente si tratti di retorica, ma solo di Pubblicità.
    Stella e Rizzo prima di scrivere "La Casta" già avevano fatto varie ospitate in diversi "programmi di approfondimento" e diversi articoli sul Corriere ma anche altri giornali, battendo sul tema degli sprechi e dei privilegi del mondo della politica. In pratica hanno preparato il terreno, hanno "concimato" bene, e all'uscita del libro il successo è stato inevitabile.
    Costa invece, non ha pubblicizzato il prodotto, non ha "concimato" il terreno, e il libro non ha avuto il successo che doveva(?).

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  10. mah...mi pare un giudizio che palesa un'eccessiva intrasigenza. Io ritengo in qualche modo positivo (non mi esalto eh...) che ancora ci si indigni. E che questo sentimento nasca anche da impulsi più o meno ignobili o meschini non mi sorprende e non penso sia un fenomeno tipicamente italiano. Mi pare anzi, ma magari sbaglio, che quasi sempre in simili "moti popolari" si celino,in accordo con la natura umana, anche motivazioni poco nobili. E pure il precario forse meriterebbe qualche prudenza in più: che ne sappiamo in fondo noi delle circostanze e delle necessita che lo hanno portato ad accettare le "briciole" della casta?

    Oh mio dio! Che io sia un italiano medio?

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  11. Mah, secondo me non è un problema di indiganzione e vendetta. Quel che mancava era qualcosa da leggere che non fosse un libro; un post da 250 caratteri, per esempio. I libri son troppa roba per l'italiano medio...

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