In Argentina, l’aborto è dichiarato “delito contra la vida” ed è punito con la “prisión de tres a diez años”, tranne che in due casi: se praticato “con el fin de evitar un peligro para la vida o la salud de la madre y si este peligro no puede ser evitado por otros medios” e se la gravidanza è frutto “de una violación o de un atentado al pudor cometido sobre una mujer idiota o demente” (Código Penal, art. 85).
Si capisce perché in Argentina vengano praticati ogni anno più di 500.000 aborti clandestini. Si capisce perché siano morte oltre 3.000 donne, quasi tutte appartenenti ai ceti meno abbienti, da quando è in vigore questa severissima normativa. Non si capisce, invece, perché l’Argentina sia il paese sudamericano col più basso indice di crescita demografica, pur avendo adottato il criterio legislativo che gli antiabortisti di casa nostra ritengono sia la più efficace ricetta per combattere la crisi di natalità che affliggerebbe il nostro paese, arrivando a chiedere l’abrogazione della legge 194/1978 come espediente anticrisi.
Avranno una legge stronza, gli argentini, ma non sono poi così cretini. Non tutti, almeno. E infatti il 27 settembre è convocata la Commissione della Legislazione Penale dei Deputati per affrontare la questione. All’ordine del giorno non è la liberalizzazione dell’aborto, ma solo la modifica dei parametri restrittivi all’autorizzazione di interrompere una gravidanza. Chi volete sia entrato subito in agitazione?
“Ribadiamo la nostra convinzione circa il valore della vita umana, dal momento del suo concepimento fino alla morte naturale. Quando una donna rimane incinta, non si parla più di una vita ma di due, quella della madre e quella di suo figlio o di sua figlia: devono essere preservate e rispettate entrambe” (Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Argentina, 14.9.2011).
Tutto rimanga com’è: mezzo milioni di aborti ogni anno, con una media di 100 donne che muoiono per emorragia o sepsi che potrebbero ben essere evitate se l’interruzione di gravidanza fosse praticata in condizioni decenti. In gioco è il valore della vita umana, è questione non negoziabile.
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