martedì 13 settembre 2011

La schifezza


La piena unanimità di giudizio è cosa più unica che rara in campo artistico, ma sulla statua di Giovanni Paolo II alla Stazione Termini di Roma, pur nella varietà di accenti, si è raggiunta: anche se c’è chi ha eufemisticamente zufolato che peccasse di una “scarsa riconoscibilità” (Sandro Barbagallo, per L’Osservatore Romano), chi ha ellitticamente rilevato che “il bozzetto era molto diverso” (il cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura), e perfino chi all’ellissi ha preferito la spirale, limitandosi a dire che “le Autorità Vaticane e il Ministero dei Beni Culturali hanno seguito questa cosa passo passo e c’era un consenso obiettivo” (Gianni Alemanno, sindaco di Roma), tutti hanno espresso, più o meno esplicitamente, lo stesso parere: una schifezza.
Ora, a quattro mesi dall’inaugurazione, apprendiamo da Avvenire che proprio quanti sono a vario titolo responsabili della schifezza fanno fatica a prenderne atto:



Nessuno si aspettava che Oliviero Rainaldi si impiccasse per la vergogna, ma chi si aspettava che si offrisse per il rifacimento di un’opera già firmata ed esposta? Nessuno si aspettava che il Comune decidesse di rimuovere la statua sostituendola con un’altra, ma chi si aspettava che avesse tanta faccia tosta di annunciarne il rifacimento come “completamento? Nessuno si aspettava che le gerarchie ecclesiastiche facessero pubblica richiesta di una riparazione a quello sfregio, ma chi si aspettava che dopo averne avuto garanzia facessero sfoggio di sufficienza dichiarando che la schifezza è addirittura meta di pellegrinaggi? Manca solo il tocco finale. Una targa recante la parafrasi: “Se mi sbagliate, mi rifacerete”
  

7 commenti:

  1. "Meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera"?
    Come urlerebbe Er Monnezza: "E guar'a 'sti cazzi. No' stavano a pregà. Stavano a cagà!".

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  2. facce come il culo, con tutto il rispetto per lo stesso

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  3. continuo a trovare quel manufatto commovente

    non ci metterei mano, tuttavia confido nell'artista

    al solito strepitosa la tua chiusa

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  4. ma la domanda vera: chi paga?????
    comunque la schifezza mi pare un degno modo di ricordarlo....
    simone

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  5. quando ho incaricato la ditta che mi ha ristrutturato casa, ho chiesto un preventivo, abbiamo discusso del contenuto dei lavori e per finire ho monitorato passo passo quello che stava succedendo dentro casa mia, per intervenire immediatamente al sorgere di ogni possibile evenienza. E questo penso sia quello che fanno tutte le persone di umile intelletto. Quindi evidentemente siamo di fronte a dei geni incompresi che commissionano, approvano e quindi pagano per una cosa che non hanno mai visto, per poi pubblicamente schifarla una volta installata. L'arte è arte, può "piacere" o meno...ma criticare una cosa del genere a posteriori è ridicolo: ci potevano pensare prima! Quindi mi associo al commento sopra di me e mi auguro quantomeno che sia stata la Curia a pagare e non i poveri Romani.

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  6. La verità è che il monumento a Wojtyla è un tributo alla tradizione imperiale romana: dato che Augusto, Traiano e Costantino erano abbondantemente occupati, che Nerone, Caligola o Diocleziano erano sconsigliabili, hanno ritenuto opportuno puntare su Vespasiano.

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