Una
trentina d’anni
fa, nell’Archivio
Storico del Banco di Napoli, fu trovata una commissione di pagamento
per 200 ducati, datata 6 ottobre 1606, che Nicolò Radolovich
disponeva in favore di Michelangelo Merisi, il Caravaggio, come
acconto per una «pittura
che l’ha
da fare et consignare per tutto dicembre prossimo venturo d’altezza
palmi 13 e mezzo et larghezza di palmi 8 e mezzo con le figure cioè
di sopra, l’Imagine
della Madonna col Bambino in braccio cinta di cori d’Angeli
et di sotto S. Domenico et S. Francesco nel mezzo abbracciati insieme
dalla man dritta S. Nicolò et dalla man manca S. Vito».
In fuga da Roma, il Caravaggio era stato preceduto a Napoli dalla sua
fama, e quella del Radolovich era solo una delle commesse che
l’avrebbero
tenuto impegnato nei mesi successivi al suo arrivo in città. Incassò
e depositò l’anticipo,
prelevandone la gran parte una ventina di giorni dopo, ma della Pala
Radolovich
non si è mai più saputo nulla. Fino all’altrieri,
almeno.
L’altrieri,
infatti, i responsabili del Cartastorie, il Museo dell’Archivio
Storico del Banco di Napoli, hanno annunciato che giovedì 27 ottobre
il mistero sarà svelato. Caricando di suspense l’evento,
ildenaro.it
resta sul vago: «Una
conclusione del tutto inaspettata».
Qualcosa in più si apprende da
ilmattino.it:
«Grazie
alle moderne tecnologie verrà mostrata al pubblico la pala o almeno
come avrebbe dovuto essere il dipinto».
Sembra si possa escludere il ritrovamento dell’opera
o la sua identificazione in un dipinto fin qui attribuito ad altro
autore: probabilmente sarà presentato al pubblico un collage,
ritagli di altre opere del Caravaggio assemblati a comporre il gruppo
descritto dalla specifica di commessa, e non c’è da dubitare che
il risultato potrà pure avere un qualche fascino, giacché a
costruirlo si saranno certamente chiamate delle eccellenze, sia in
quanto a conoscenza della pittura del Seicento, sia in quanto a
impiego di Photoshop.
Operazione che merita comunque un plauso, e prim’ancora di aver
avuto modo di vederne il risultato, perché in fondo è meglio buttar
via denaro a questo modo piuttosto che al modo di Banca Etruria e del
Monte dei Paschi di Siena.
Ciò detto, credo che per la fin qui introvabile
Pala
Radolovich
possa
tornar utile il rasoio di Occam, rammentando che di un’altra opera
del Caravaggio, anch’essa
composta a Napoli tra la fine del 1606 e l’inizio
del 1607, e che oggi è esposta a Vienna (Kunsthistorisches Museum,
Gemäldegalerie)
non si è mai saputo chi fosse il committente o a quale altare fosse
destinata, né si è mai trovata notizia di pagamento per la sua
realizzazione: parlo della Madonna
del Rosario.
L’ipotesi
che qui mi appresto ad argomentare è che molto probabilmente la Pala
Radolovich altro
non sia che la Madonna
del Rosario.
Rammentando che nel Seicento, a Napoli, il palmo equivaleva a 26,45
cm, comincerei col dire che le sue dimensioni (cm 364,5 x 249,5)
corrispondono più o meno a quelle pattuite col Radolovich, e che in
essa è effettivamente presente «l’Imagine
della Madonna col Bambino in braccio»
richiesta
dal committente. Da qui in poi, le possibili obiezioni, che concedo
non siano poche: nella Madonna
del Rosario
non vi sono i «cori
d’Angeli»
che voleva il committente; i santi, che dovevano essere quattro, sono
solo due; al posto dei due santi mancanti, sono presenti,
inginocchiati, tre lazzari, una donna con suo figlio, un gentiluomo
con gorgiera e, in piedi, alle spalle del santo a destra, due
personaggi non bene identificabili. Come spiegare queste vistose
incongruenze rispetto a quanto era stato concordato col Radolovich?
Il Caravaggio arriva a Napoli in condizioni
economiche assai precarie e la commessa del Radolovich arriva nei
primi giorni in cui il pittore mette piede in città, quando ancora
non gli era stato consegnato l’anticipo
per metter mano alle Sette
opere di misericordia
e ben prima che lo strepitoso successo ottenuto da quest’opera
gli procurasse altre richieste e corposi incassi: quel denaro gli
era indispensabile, non poteva rifiutare l’offerta.
Al momento di accettarla era già intenzionato a prendersi delle
libertà rispetto alle indicazioni del committente? Non lo sappiamo,
di certo non si sarebbe trattato della prima volta che un committente
poi rimanesse contrariato, si pensi a cosa era successo a Roma con la
prima versione di Matteo
e l’angelo
e
con la Morte
della Vergine.
Di fatto, il Caravaggio non aveva mai dipinto
«cori
d’Angeli»,
sebbene proprio per la Morte
della Vergine
gli fossero stati espressamente richiesti, né ne avrebbe mai dipinti
successivamente. C’è
da dire, poi, che una composizione come quella richiesta dal
Radolovich non consentiva al Caravaggio di dare all’opera
la forte tensione scenica alla quale non avrebbe mai rinunciato: il
quadro avrebbe avuto una dimensione troppo statica, mentre invece il
brulicar di vita che aveva trovato nei vicoli di Napoli aveva
ulteriormente acuito la sua predilezione per figure in movimento,
colte in istantanee di gesti di umanissima quotidianità. Tutto gli
sarebbe stato possibile, tranne il santino devozionale col quale il
Radolovich pensava di poter ornare la sua cappella a Polignano a
Mare, dove però, guarda caso, ancora oggi è viva la devozione alla
Madonna del Rosario, cui da secoli è dedicata una festa che si tiene
ai primi di ottobre, e la commessa del Radolovich arriva proprio in
quei giorni.
Non ci
sarebbe da stupirsi se il Caravaggio si fosse preso, come al solito,
un po’ troppa libertà e
il committente avesse rifiutato l’opera,
che probabilmente ai raggi X potrebbe pure rivelare qualche
successivo aggiustamento allo scopo di destinarla ad altro
acquirente. In tal senso si giustificherebbe l’eventuale
aggiunta del personaggio con gorgiera inginocchiato ai piedi di San
Domenico e col viso rivolto verso chi guarda il quadro: potrebbe
trattarsi della persona che avrebbe dovuto acquistare l’opera
rifiutata dal Radolovich.
Come dicevo, si tratta solo di un’ipotesi,
ma penso che darebbe risposta a tutti gli interrogativi, attualmente
senza risposta, relativi alla Pala
Radolovich
(fu veramente dipinta? se sì, che fine ha fatto?) e alla Madonna
del Rosario
(chi la commissionò? perché non si ha traccia di commessa e di
pagamento?).
Nota Un lettore mi fa presente che la Madonna del Rosario è stata analizzata ai raggi X, ma che i risultati tenderebbero a escludere che l’opera abbia subito aggiustamenti tali da lasciar credere che l’impianto originario rispondesse a quello richiesto dal Radolovich per elementi successivamente modificati (la fonte, tuttavia, non entra nel dettaglio, dunque non è dato sapere su quali argomenti poggi un’affermazione tanto categorica). Mi pare che questo non faccia cadere comunque l’ipotesi da me avanzata: anche per altre opere del Caravaggio che furono rifiutate dal committente, l’esame radiografico non rivela modifiche che siano motivabili dal rendergli accettabile il dipinto o dall’accomodarlo al gusto di un altro acquirente.