lunedì 8 novembre 2010

Amarcord



Il simbolo del partito, per metà preso dal nome del suo leader. Quel retrogusto di maoismo che sta in Ronchi quando dice “caro Gianfranco”. Il pop un po’ trash di Menia. La retorica del Manifesto d’Ottobre, enfio di anafore da spot pubblicitario o, a piacere, da mantra autogeno. Sì, un po’ di Berlusconi è rimasto appiccicato a Fini, ma lo strappo adesso pare intero, e non solo sul piano della bassa politica: almeno sulla carta, c’è una nuova destra. Democratica e liberale, pare. Europea, come suol dirsi.
Per dieci dodicesimi è la nuova destra che sembrava impossibile fino a cinque anni fa, quando a pensarla possibile c’era solo L’Indipendente di Guerri, che per pensarla possibile con troppo anticipo fu licenziato dall’editore, un certo Bocchino. In politica i tempi sono tutto, e io pensavo e penso che fosse An ad essere ritardo. Sempre tardi che mai.


2 commenti:

  1. Dieci dodicesimi? Liberali? Sei un generoso ottimista.

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  2. Caro Malvino,
    e se invece non fossero stati fatti tutti questi gran passi rispetto a cinque anni fa? Da vecchio lettore di quell'Indipendente mi sento di affermare che Guerri non fu fatto fuori tanto per le sue idee culturali quanto per quelle politiche: più che un giornale filo An faceva un giornale sull'asse Forza Italia-Lega, anarchico e totalmente irrispettoso dei centristi (non sarò di certo io a doverle ricordare la rubrica del direttore chiamata "L'Anticentro"). Il contrario di quello che probabilmente Bocchino voleva, e infatti appena si insediò Malgieri l'asse sì spostò tutto sul subgoverno AN-Udc.
    E cosa chiedono i finiani di oggi (tra i quali ci sono Bocchino e Malgieri, ma non Guerri)? Chiedono di aprire una crisi di governo prima e di allargare il Berlusconi bis all'Udc. Tale e quale.
    Poi possiamo anche parlare delle giravolte etiche e culturali, ma quelle posizioni sono varie (e secondarie) anche nei finiani di oggi.

    Magari avessero ascoltato Guerri.

    Saluti

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