lunedì 22 novembre 2010

Fedeli, però col brivido


Paura, eh? Tranquilli, i radicali non voteranno la fiducia al governo. Non hanno firmato la mozione di sfiducia del Pd, né quella dell’Idv, ma questo non vuol dire. Sia dato, dunque, il giusto rilievo alla notizia: i radicali non sono oggetto di campagna acquisti, non sono merce che Berlusconi può comprare. Alla Camera sono 6 e sono indispensabili: appena è girata voce che potessero “tradire”, la loro indispensabilità è parsa evidente a tutti. Già, ma come s’è potuta diffondere, la voce? C’è stato un equivoco, ecco. Un incredibile equivoco. Da non crederci.
È andata così, pare. Il 17 novembre Marco Pannella aveva preso carta e penna e aveva scritto al Presidente del Consiglio: “Quando si riconosce carattere e dignità di interlocutore politico al più antico partito nato in Italia, che sia Bersani, Berlusconi, Bossi o Di Pietro, noi riteniamo non solamente utile ma anche necessario un dialogo costruttivo sull’immediato e sulle prospettive”.
Una voglia di “dialogo”, questo è tutto. “Costruttivo sull’immediato e sulle prospettive”? Ma sì, era per dare un tono alla richiesta, mica poteva dire: “Silvio, ti va del pourparler?”. Parlare, nient’altro che parlare, Pannella non aveva altra intenzione: parlare e far parlare, possibilmente di sé. E lì, vil razza dannata, i giornalisti ad equivocare.
Quante ne abbiamo sentite. “I radicali so’ matti”. “I radicali so’ traditori, ce l’hanno nel sangue”. “No, no, un momento, pare che i 6 voti siano in cambio di 6 riforme”. “Forse anche solo 3”. “Forse solo 2”. E i radicali, intanto, muti. Probabilmente offesi.
Chiedevano a Matteo Mecacci che cazzo stesse accadendo: “È un’iniziativa presa da Pannella, chiedete a lui”. Stessa domanda alla Coscioni: “Che fate, tradite?”. Serafica: “C’è tempo per decidere”. Idem la Bonino: “Manca ancora un mese”. Qualcosa in più da Rita Bernardini: “Certo Pannella si rivolge al Presidente del Consiglio. Ma non è un caso se subito dopo mette il nome di Bersani. Noi radicali chiediamo a Bersani di riconoscerci come interlocutore politico”. Scrivendolo a Berlusconi: caro Silvio, vorremmo dialogare con Pierluigi…

Via, fuor d’ironia: Pannella cercava un modo di far parlare di sé, cercava un modo per rammentare a tutti – in primo luogo al Pd – che i 6 radicali alla Camera sono indispensabili e che sanno essere fedeli, però col brivido. Non si stava vendendo a Berlusconi, si stava rivendendo a Bersani.


A parte Il “più antico partito nato in Italia” non è quello radicale, ma il Südtiroler Volkspartei, che è nato nel 1945 e ha oltre 60.000 iscritti.

7 commenti:

  1. In realtà c’è un nodo ancora da sciogliere: la sfiducia serve o ad andare a elezioni immediate o a fare un altro governo, il cui scopo è fare una legge elettorale, la quale, al fine di impedire a Berlusconi di rivincere le elezioni, sarà il ritorno alla proporzionale (e al voto di preferenza).

    È lì che la posizione dei radicali diventa problematica, dato che sono gli alfieri del maggioritario.

    Quindi, dialogo o non dialogo, fiducia o non fiducia, io non darei per scontata la posizione di Pannella.


    PS: è controverso dire che il Südtiroler Volkspartei sia il più antico partito nato in Italia...

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  2. "...il Südtiroler Volkspartei, che è nato nel 1945..."

    Il Partito Sardo d'Azione è nato nel 1921 (ma c'è una certa differenza tra il PSd'Az di Camillo Bellieni Emilio Lussu e quello attuale alleatosi col centrodestra alle regionali del 2009).

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  3. a me è piaciuto particolarmente quel passaggio in cui Mr. P. ricorda quella volta che scrisse ai compagni assassini per tentare un dialogo e tutti giù a dirgli che era una trattativa. Della serie: visto che mi hanno equivocato quella volta, questa volta andrà meglio.

    Ma va' va'.

    Lorenzo Lazzeri

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  4. Aggiungo solo una cosa: se nel PD non avessero inserito quei 6 radicali alla camera e 3 al senato, tra gli urli e i berci e gli scioperi della fame, ma altri nove qualsiasi, il PD avrebbe preso *esattamente* gli stessi voti (se non di più).
    Si rammentino i radicali di queste belle uscite (o di quando a Roma si facevano sostenere dal PD mentre a Torino o a Milano gli andavano contro) quando alle prossima campagna elettorale mendicheranno un posto in lista e il PD gli risponderà "col cazzo".

    Lorenzo Lazzeri

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  5. Beh, su, siamo onesti, a parte questi singulti del vecchio Pannella a fine carriera politica e i voltafaccia (ma chi non ne ha fatti?) di alcuni ex illustri, i radicali in questi anni hanno dato poco fastidio.
    Alla "sinistra de la base" forse hanno dato più fastidio alcune posizioni poco chiare di Veltroni prima (famo 'n'accozaja de tutto co' la storia del ma anche) e alcuni silenzi troppo silenziosi di Bersani (durante i quali si sentivano le carrucoline di Massimino cigolare).

    Io, da radicale, mi trovo molto meglio a sinistra che a destra, onestamente. Non vedo come condividere le idee di Giovanardi, La Russa, Frattini e compagnia bella (bella, si fa per dire).

    Certo, a sinistra si condividono in fase preelettorale, poi col cazzo che si rimettono nell'agenda politica.

    Che panorama desolante.

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  6. *la* Südtiroler Volkspartei, bitte. ;-)

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  7. Giusto, Partei è femminile. Mi scuso.

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