giovedì 4 novembre 2010

Un altro è andato


Però cosa stiamo a parlare di merito e meritocrazia
se poi basta essere belle, giovani e avere le gambe lunghe
per salvarsi la buccia in caso di bisogno e ottenere anche
qualche regalino extra? E' tutta una contraddizione,
non regge più il giochino. Mi dispiace ma io sono schifato.

"basta essere belle, giovani e avere le gambe lunghe"… Caro mio,
ti capisco, ma dove vivi? Guardati intorno. Nessuna "regola"
potrà mai i piccoli-grandi vantaggi di un aspetto attraente.
Vale per uomini e donne, in tutte le circostanze,
da una fila alla posta ad un esame universitario. E' la vita...




L’ultima volta che ho parlato con Federico Punzi è stato cinque minuti fa, al telefono. L’ho chiamato per chiedergli spiegazioni su quanto aveva scritto in risposta ad un lettore nella pagina dei commenti ad un suo post (Procure scatenate e gioco di squadraJimmomo, 2.11.2010): mancava un verbo e, anche se il senso della frase era chiaro, volevo essere sicuro. La frase: “Nessuna «regola» potrà mai [qui c’era il buco] i piccoli-grandi vantaggi di un aspetto attraente”.
Gli ho chiesto se fossi in errore a immaginare che lì fosse saltato qualcosa del tipo “neutralizzare sul piano della competizione” o, chessò, “impedire che il merito lasci il passo a”, insomma, se si trattasse proprio di una presa di coscienza tra il cinico e il rassegnato, insomma, la presa di coscienza di chi ha capito come gira il mondo e ha deciso di farlo girare come gira. Me l’ha confermato: “Non che sia giusto, ma purtroppo è così”. Ma forse è meglio spiegare com’è.

È che per anni e anni – l’ho conosciuto nel 2002, forse nel 2003 – l’argomento preferito di Federico è stato il merito: l’importanza delle regole era sovrana in gran parte delle sue riflessioni pubbliche e, almeno per quanto mi riguarda, in ogni sua conversazione privata (e non ricordo le abbia mai messe tra virgolette). Meritocrazia e regole contro ogni abuso e privilegio per una società un poco più decente, eccetera: robe così, da patetici liberali dei bei tempi andati, Federico era così. È che il patetico liberale dei bei tempi andati è andato: “Non è giusto, ma è la vita”.
Avevo capito bene e infatti anche la sua risposta al lettore chiudeva a quel modo: “È la vita…”, così va il mondo, “guardati intorno”, non ci si può far niente. Sì, però, “purtroppo”. E la società un poco più decente?

Quando ho aperto dicendo: “L’ultima volta che ho parlato con Federico Punzi…”, intendevo dire che è proprio l’ultima. E mi dispiace perché mi rimane una curiosità: saranno spuntate tette e gambe lunghe anche a lui?

16 commenti:

  1. Bah, ci metti un sacco a farti un giudizio sulla gente. Punzi non è andato, nel senso che, a mio avviso, non è mai neanche arrivato.

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  2. Tutti questi anni passati a polemizzare buttati nel cesso... vado ad affogarmi nella nutella

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  3. Caro Malvino, essersi rassegnati è un delitto? Non so quanto sia il tempo di cui ancora dispongo, ma dubito che riuscirò a vedere un mondo migliore. Non è neppure nel mio spirito costringere la gente a comportarsi come penso sarebbe giusto si comportasse: e se poi sono io che sbaglio?
    Poiché non credo nel premio o nel castigo eterno e neppure nel paradiso e nell'aldilà, a parte l'agire in maniera che reputo retta e a parte il disprezzo oramai vicino alla misantropia che nutro per il genere "homo" della specie "sapiens", c'aggia fà?

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  4. Le regole per imporre la meritocrazia sono assolutamente necessarie... le bonazze se proprio sono impedite e "inidonee a tutto" possono sempre rimediare sposando un qualsiasi miliardario, come suggerito da B. Oppure possono andare a lavorare in un lap dance, che comunque è sempre meglio di una miniera di rame in Cile.

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  5. sì, il mondo sarà anche così e poi aggiungiamoci pure l'altro truismo facile: tutto il mondo è paese. ma perché l'Italia è diventata, di gran lunga (come ama dire qualcuno), più paese degli altri?

    un tempo c'erano dei limiti, si chiamavano decenza e una grisette restava una grisette. ora diventano ministre. ecco cosa è cambiato.

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  6. Come La capisco, Malvino! Anch'io ho dei conoscenti (amici no, si devono pur mettere dei paletti, come direbbe l'Annunziata) che pur di giustificare il loro voto a Berlusconi sono partiti liberali - a parole - e sono finiti come edizioni in sedicesimo di Emilio Fede: "se lo fa il Capo, deve avere una sua ragion d'essere, scordatevi quello che dicevo fino a ieri, vi è del merito anche nella bellezza, siamo tutti umani troppo umani" e via cinicheggiando. Più che dei Ponzi degli... (mi perdoni la battutaccia facile facile, ma mi sembra in stile con i personaggi in questione e con quest'epoca di fine impero e di avanspettacolo).
    E un grazie a 18brumaio: la parola "grisette" non la sentivo dall'ultima volta che ho visto La vedova allegra a teatro.

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  7. Lector: rassegnarsi non è un delitto, semmai un peccato, nel senso di dispiacere.
    Il problema però non mi pare quello, ma semmai: che programma politico può portare avanti uno rassegnato, se non quello di trovare uno strapuntino al calduccio per se stesso e i suoi amici?

    Lorenzo Lazzeri

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  8. non siate così pessimisti, vedrete che presto il governo stabilirà il numero di crediti adeguato per essere considerati cittadini meritevoli.
    Naturalmente punti extra per chi va a messa o in alternativa ha le giuste misure di seno e vita.

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  9. ahahahahaha, ecco il motivo di quella inattesa e sfuggente telefonata. Ancora una volta però, nonostante la telefonata, vedo che non sono riuscito a chiarirti le idee, anche perché ti prendi sempre - legittimamente, ovvio - la libertà di andare un po' troppo oltre nell'interpretare il pensiero altrui. E puntualmente emergono le forzature. Guarda un po' a cosa sei ridotto ad aggrapparti per darmi dell'illiberale, per dirmi che non sono più liberale e - dunque - togliermi il saluto (ieri sera, scrivi, è stata "l'ultima volta" che mi hai parlato). Avrei avuto mille motivi per non risponderti, ma l'ho fatto, più per educazione devo dire. Ma venendo al punto: il fatto che riconosca i vantaggi del possedere una "bella presenza" o una personalità brillante e simpatica, come d'altra parte un corposo conto in banca o un cognome importante, non significa negare "l'importanza delle regole", e la necessità, nel nostro Paese soprattutto, di regole che restituiscano la giusta centralità al merito.

    Sulle regole e sul merito ho speso e continuo a spendere praticamente un pezzo di vita ogni giorno sul mio blog, e basta leggerlo per constatare che sono ancora quel "patetico liberale". Va da sé che a seconda delle circostanze (per esempio, se vuoi lavorare in un night, o comunque a contatto con il pubblico, o anche affiancare un anchorman come Santoro), la bella presenza è di per sé un "merito". I meriti sono tanti e disparati, ma l'unico modo per accertarsi che a ciascun ambito corrisponda il merito pertinente è affidarsi al brutale mercato: più si è soggetti alle brutali leggi di mercato, minori saranno i margini per effettuare scelte che esulano dai meriti necessari in un certo ambito. Sia chiaro, quindi: bisogna affidarsi del tutto al brutale mercato. Inutile che parli di merito chi alle dinamiche del mercato preferisce le sicurezze dello Stato.

    Detto questo, diffido comunque di qualsiasi assolutizzazione, anche delle "regole". Così come non deve diventare un feticcio la vita (né nel caso dell'aborto, né della guerra o della pena di morte), così non devono diventare un feticcio le regole, la "Legge". Nel senso che non ho quella smisurata fiducia nello Stato, tipica delle filosofie idealistiche, per cui la vita umana dev'essere accompagnata passo passo dallo Stato con leggi apposite, e se in un ambito manca una legge è il far west. Se manca una legge sul testamento biologico, non chiedo allo Stato se posso disporre o meno del mio corpo, col rischio che mi dica di no. Ne dispongo e basta. Se un semaforo è rotto, non aspetto che passi un vigile prima di percorrere l'incrocio. Anche per quanto riguarda il merito, nessuna "regola", nemmeno l'affidarsi completamente al mercato, ci metterà mai del tutto al riparo da abusi e privilegi, o annullerà del tutto le disuguaglianze (nell'aspetto fisico, nel reddito, nel cognome eccetera). In questo senso "è la vita". E non saprei chi possa giurare di non aver mai favorito nessuno che non lo meritasse, solo perché di bell'aspetto, o perché un proprio caro, o semplicemente perché in futuro "mi potrebbe tornare utile".

    Ieri sera è stata l'ultima volta che ci siamo parlati? Me ne farò una ragione, mi accontenterò - come ho fatto in questi anni - del ricordo dei bei momenti passati insieme. Ma non ho rimpianti. Osservo solo che deve vivere una vita piuttosto amara chi non riconosce le opinioni diverse dalle proprie come tali, ma solo come espedienti da prezzolati, da venduti al Berlusconi di turno.

    P.S.: Non mi sono "spuntate tette e gambe lunghe".

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  10. No, non sei riuscito a chiarirmi le idee, nemmeno con questo lungo commento. Sul fatto che poi io mi prenda la libertà di interpretare ciò che scrivi - ti ringrazio del fatto che tu me la conceda - direi che sempre più spesso rintraccio nei tuoi post il "patetico" ma sempre meno il "liberale". Ma questo è un problema solo marginale, perché intrattengo buoni rapporti anche con chi non è liberale e poi, sì, c'è ancora qualcuno che nel centrodestra si dice liberale, ed è patetico proprio per quello, ma è tutto un altro genere di pateticità.
    Venendo al punto. Tu non neghi "l'importanza delle regole", né "la necessità, nel nostro Paese soprattutto, di regole che restituiscano la giusta centralità al merito", e tuttavia da mesi, da anni, spendi il tempo a trovare argomenti per farci credere che questo centrodestra - quello che promuove veline a ministri della Repubblica, camorristi a sottosegretari e leccaculi a portavoce - voglia e possa riformare il Paese in senso meritocratico. Il peggio, però, lo dai nel non detto, che tuttavia è esplicito, giacché sarai disposto ad ammettere che molti cadono in "forzature" del tuo pensiero: diciamo che non ti esprimi bene o forse troppo bene, e direi che "liberale" sia un aggettivo che ormai usi come foglia di fico. Quando infatti dici che "i meriti sono tanti e disparati, ma l'unico modo per accertarsi che a ciascun ambito corrisponda il merito pertinente è affidarsi al brutale mercato", trascuri di considerare che una soubrette senza alcuna esperienza politica non dovrebbe maturare troppo merito nell'ambito del "brutale mercato" della politica. Diciamo, caro Jimmomo, che non vuoi vedere la merda nella quale siamo tutti e ormai consideri un esercizio intellettuale chiudere gli occhi. "Più si è soggetti alle brutali leggi di mercato - scrivi - minori saranno i margini per effettuare scelte che esulano dai meriti necessari in un certo ambito: inutile che parli di merito chi alle dinamiche del mercato preferisce le sicurezze dello Stato". Ne parlo io, che non sono uno statalista, che per il mio lavoro non ho mai percepito una lira o un euro dallo Stato: prego, dimmi come il tuo centrodestra mette a frutto i meriti dei ricercatori costretti a fuggire all'estero, io vedo solo tagli alla ricerca e sovvenzioni ad amici di amici o a protetti di sodali.

    Diffidi - dici - di qualsiasi assolutizzazione delle "regole", nel senso - spieghi - che non hai "quella smisurata fiducia nello Stato, tipica delle filosofie idealistiche, per cui la vita umana dev'essere accompagnata passo passo dallo Stato con leggi apposite, e se in un ambito manca una legge è il Far West". Bene, sono d'accordo, ma mi sapresti dire questo che c'entra col fatto che a Cucchi neanche l'avvocato e a Ruby addirittura l'igienista dentale? "Se manca una legge sul testamento biologico, non chiedo allo Stato se posso disporre o meno del mio corpo, col rischio che mi dica di no. Ne dispongo e basta". Anche Giuliano Ferrara la pensa così, ma resta il problemino che, se non ho i mezzi per poterne disporre, io mi fotto e chi ce li ha può decidere per sé. Anche qui, come col "patetico liberale" che è molto patetico e poco liberale, siamo dinanzi ad un "brutale mercato" che è solo brutalità ma non ha niente del mercato, anzi, si riduce a rapina: "è la vita"? Certo, quella che conosciamo. Tientela stretta e spera di non trovare qualcuno che ti rompa il culo.

    "Deve vivere una vita piuttosto amara chi non riconosce le opinioni diverse dalle proprie come tali, ma solo come espedienti da prezzolati, da venduti al Berlusconi di turno". Questa non deve essere tua, deve avertela passata Capezzone, e dunque non la ritengo degna di commento.

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  11. Perdona la lunghezza di prima, ma ora sarò più breve:
    No, su questo governo non voglio far credere nulla a nessuno: ne critico l'immobilismo, ne riconosco le poche buone cose fatte.
    Sì, spesso "una soubrette senza alcuna esperienza politica" è molto meglio che una grigia funzionaria di partito (e non ho in mente solo la Bindi o figure di centrosinistra).
    Al contrario, è che io la "merda" non la vedo solo da una parte.
    I "meriti dei ricercatori costretti a fuggire all'estero" non vengono negati dai tagli alla ricerca (ma quali, se in sei anni 9 mila diventeranno professori?), ma da un corpaccione universitario che proprio quelli che piangono per i tagli non vorranno mai riformare in senso meritocratico e che per lo più sovvenziona e protegge amici e sodali del centrosinistra.
    Nel caso di Cucchi è stata violata la legge, nel caso di Ruby no (e a dirlo è Bruti Liberati, non certo uno sporco berlusconiano).
    Non hai i mezzi per poter disporre del tuo corpo? Non ci credo.

    P.S.: e ti pareva che non riuscivi a concludere senza tirare in mezzo Capezzone. Relax

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  12. Mi è davvero difficile pensare alle poche buone cose fatte da questo governo, sarà che sono men che poche e men che buone, sovrastate da quelle pessime. Perché tu gli rimproveri solo l'immobilismo, io l'aver prodotto una regressione: come vedi, è sul piano politico che si gioca la divergenza di analisi - chiamiamola così - tra me e te. E dunque non fare il furbetto andandotene per i massimi sistemi (la legge che può ridursi a "feticcio", la tutela dei debolissimi che di fatto sarebbe "assistenzialismo", il mercato che per esser tale deve essere "brutale", ecc.): qui c'è un uomo che ha piegato tutte le regole ai cazzi suoi, ha illusi i fessi con uno specchietto delle allodole (il lavoro per tutti) e quelli meno fessi col suo verso (la rivoluzione liberale), facendo il bunga-bunga agli uni e gli altri; qui c'è solo da vedere perché a te piace il bunga-bunga e a me no.
    Facciamo così, vedi se può andarti bene: io mi astengo dal dire che somigli ai liberali che credettero in Mussolini prima, nella Dc dopo e infine, appunto, in Berlusconi e tu ti astieni da quell'untuoso insinuare che io sarei un liberale alla Gobetti, idealista, protoazionista, incline alla degenerazione socialista; io mi astengo da dire che sei un Capezzone in sedicesimo e tu ti astieni dal darmi del criptocomunista, ok?
    "Nel caso di Cucchi è stata violata la legge, nel caso di Ruby no (e a dirlo è Bruti Liberati)". Mi meraviglio di questa rozzezza polemica: Bruti Liberati - poco importa il partito che il vota - ha detto che non è stata la legge nella procedura di affidamento, ma non ha espresso nessun giudizio - non poteva e in ogni caso non poteva fottercene di meno - sulla telefonata che parte dalla Presidenza del Consiglio per una beneficenza privata del premier: contro ogni principio (prima che contro ogni regola) dell'agire politico in una liberaldemocrazia. In una parodia di dittatura che puzza da operetta, sì, e pure in una Italia da sketch per crocieristi: in una qualsivoglia ipotesi di liberaldemocrazia, no.
    "Non hai i mezzi per poter disporre del tuo corpo? Non ci credo". Vai a dirglielo a Eluana Englaro. Ma forse intendi dire che, per maturare il diritto e/o il merito di avere questi mezzi, si è obbligati ad avere un parente coi soldi e/o disposto ad essere processato (penalmente e socialmente) come assassino? E' quello che pensa anche Giuliano Ferrara: cento euro alla suora perché faccia finta di non vedere, cento euro al dottore per essere generoso con la morfina - e che bisogno c'è di una legge sul testamento biologico? Cazzate da idealisti, c'è da fare un network, aprire un cantiere per idee veloci, vendere, liberalizzare, facendoci assistere dalla consulenza di Denis Verdini. E la linea culturale? La detta Sandro Bondi, dico bene? Jimmo', detto in relax: non farmi ridere.

    P.S.: Sì, è vero, ti do ragione sul fatto che nutro un risentimentuccio nei confronti di Capezzone, ammetto il tic pabloviano. Ma Capezzone e chi gli somiglia incarnano sono un carattere ed è quello che mi fa fare l'arco riflesso: la sua persona è solo una contingenza. Da idealista - comprenderai - sono larvatamente platonico e sussumo i caratteri a idee: passa un individuo, prende e indossa. E Capezzone idealmente vesta molto male, caratterialmente uno schifo.

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  13. Scusa gli errori di ortografia: è scrittura di getto.

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  14. Ma scusa JimMomo: chi è che ha il feticcio della legge, Malvino o la maggioranza che si è impegnata a riempire il "vuoto normativo" per i trattamenti di fine-vita e per la fecondazione assistita e che adesso, con sprezzo del ridicolo, introduce il reato di prostituzione (http://www.libero-news.it/news/525033/Via_alla_legge_anti_prostituzione_e_al_pacchetto_sicurezza.html)?
    D'accordo "vedere la merda da una parte e dall'altra" ma è una delle due parti che è al potere ora, facciamoli cadere e poi pensiamo a quelli che verranno dopo.

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  15. Invero, l'Italia è debitrice della sua unità anche alle tette e al culo della contessa di Castiglione. Fu questa, forse, una pesante ipoteca sul nostro futuro?

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