venerdì 2 settembre 2011

Non se ne andrà


Quando Silvio Berlusconi telefona a Valter Lavitola, lo scorso 13 luglio, sa bene che molto probabilmente quella conversazione sarà intercettata, perché l’uomo è coinvolto in almeno due inchieste ed è assai verosimile che le sue utenze telefoniche siano sotto controllo. Sa bene, dunque, che il contenuto di quella telefonata avrà buone possibilità di essere reso pubblico, anzi, non è escluso che decida di farlo proprio a tal fine, di modo che le sue affermazioni possano avere il sapore di uno sfogo sincero, fatto in piena libertà con persona dalla provata fede. È solo una mia ipotesi, ovviamente, ma mi pare abbia trovi fondamento da ciò che pare emergere come unica premura nel corso della conversazione telefonica: dichiararsi interamente estraneo ai traffici di Luigi Bisignani, dei quali Silvio Berlusconi tiene con insistenza a ribadire d’essere vittima, per il coinvolgimento, che pure concede possa essere inconsapevole, di Gianni Letta. Dietro ci sarebbe un complotto dei suoi “nemici”: Italo Bocchino, Massimo D’Alema, Ferruccio De Bortoli, Luca Cordero di Montezemolo.
Anche se la mia ipotesi fosse errata, sarebbe verosimile un simile scenario? Per meglio dire: è più probabile che Silvio Berlusconi ritenga davvero credibile questo complotto ai suoi danni o invece è possibile che voglia offrircelo come spiegazione dell’enorme intreccio che coinvolge tanti fra i suoi uomini più fidati (Denis Verdini e Marcello Dell’Utri, innanzitutto, oltre Gianni Letta)? La domanda ha senso solo fino a un certo punto, perché si tratta di un uomo malato per il quale non c’è troppa differenza tra ciò che crede davvero e ciò che vuole far credere: la realtà, per Silvio Berlusconi, è ormai soltanto ciò che può tornargli utile ad accreditarsi, innanzitutto dinanzi a se stesso, come innocente. Meglio: come al di sopra di ogni responsabilità.
In questa fantasiosa versione dell’enorme intrico di malaffare al quale diamo il nome di P4, che con quella telefonata ci è suggestivamente offerta come se certificata dalla nuda buona fede, risuona l’eco della frase che l’anno scorso Silvio Berlusconi citò dai falsi diari di Benito Mussolini, per calzarla: “Dicono che ho potere, ma non è vero. Forse ce l’hanno i gerarchi, ma non lo so”. Se questa ipotesi è valida, “tra qualche mese me ne vado da questo paese di merda di cui sono nauseato” è frase che pretenderebbe di certificare la sua buona fede, e in tal caso possiamo esser certi che non se ne andrà.

10 commenti:

  1. CHE SCHIFO QUEL FRULLATORE TANTO CHE SE NON LO TOGLIETE NON POSTO I VOSTRI ARTICOLI!

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  2. La mia opinione è che il tapino sia stato al solito frainteso, lui voleva solo evitare che l'Italia andasse definitivamente a puttane e per questo pagava puntualmente l'esimio Tarantini. Logica ineccepibile ( http://ilmanigoldo.blogspot.com/2011/04/il-fine-stratega.html ).Ma mons. Fisichella avrà sicuramente da offrirci di qui a breve una spiegazione molto più fantasiosa .. attendo fiducioso una contestualizzazione del "chiagne e fotte"..

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  3. Scommettiamo a chi riesce a berne il contenuto (magari tutto d'un fiato)?

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  4. per quel che vale, è la prima cosa che è venuta in mente anche a me.

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  5. Enorme rimpianto per non averla candidata ai Mba 2011 in diverse categorie, avrebbe meritato.

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  6. Anch'io ho avuto la netta sensazione che B. sapesse d'essere intercettato... D'altronde Lavitola, in una telefonata "sicura", come avrebbe potuto trattenersi dallo sghignazzare di fronte a quel mare di cazzate?

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  7. concordo con Malvino e aggiungo: secondo me il "Paese di merda" e il "me ne vado" serve come detonatore per il contenuto dell'intercettazione. Se la telefonata fosse stata solo una cosa tipo: "Come stai? Io bene e tu? Che bella giornata, eh? Ah, io non c'entro niente con Bisignani eh, sia chiaro!".. è chiaro che sui giornali avrebbe avuto molta meno eco di "ME NE VADO DA QUESTO PAESE DI MERDA!". Ma intanto, grazie all'eco mediatica scaturita dalla frase ad effetto, "passano" anche le frasi discolpatorie dell'agnellino innocente Silviuccio...

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  8. In ogni caso in quale altro paese un premier che definisse il suo paese un paese di merda resterebbe al suo posto?

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  9. quando parla di giudici talebani e di sinistra, è la prova che stava recitando.
    klingsor

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