giovedì 13 gennaio 2011

“Il forcipe per aprire lo scrigno del mondo islamico”



Se dobbiamo prestar fede a Eusebio di Cesarea, sotto l’impero di Diocleziano vissero e morirono cristiani che avevano un’idea di vita e un’idea di morte assai diverse da quelle che hanno i cristiani d’oggi: la fede li rendeva tanto forti da non dar troppo conto alla vita e anzi li spingeva ad affrontare la tortura e la morte “con contentezza, gioia e ilarità, innalzando canti di ringraziamento a Dio” (Historia ecclesiastica, VIII, 9, 5). Qui, sarà che la fede non è più quella giovane di due soli secoli, ma è quella decrepita di ormai già due millenni, si piange, si urla, si strepita. Non solo: si lanciano appelli, diplomazie si attivano, s’invocano arbitrati internazionali, si arriva addirittura a chiedere un Christian Rights Watch (Il Foglio, 12.1.2011). Dev’essere un indicatore dell’energia di un credo: “pur ormai all’ultimo respiro”, scrive Eusebio, i cristiani non si lamentavano; qui, invece, per la penna che non sappiamo neanche se di un Crippa, di un Meotti o di un Rodari, si sollecita la creazione di un’agenzia sovranazionale, con tanto di uffici, fax e segretarie.
Il nome, poi. Manco in latino. Christian Rights Watch: puzza di peplum girato a Cinecittà e doppiato in un americano dal forte accento texano.

È il sintomo di un irreversibile infiacchimento della fede cristiana, non ci sono dubbi, e tutto sta nel fatto che l’aldilà ha perso ogni attrazione: al pastore preme porre l’attenzione a un vademecum morale, a una ricetta di vita, a un manifesto culturale e politico, a una presenza che si traduca in rilevanza; e al gregge preme un’esistenza decente, serena, fatta di care vecchie abitudini, scandite al ritmo dei sacramenti, come i non credenti le scandiscono al ritmo degli aperitivi.
Dove li trovi più, i bei martiri di una volta? E quale papa potrebbe esortare i suoi ad affrontare il martirio con contentezza, gioia e ilarità? Qui, nella migliore delle ipotesi, ce n’è uno che dalle comode stanze del Palazzo Apostolico incoraggia a stringere i denti e a non mollare, perché la geopolitica vaticana prevede qualche sacrificio umano che la Santa Sede si sforza come può di limitare al minimo, il tanto che procuri un santo, di tanto in tanto, e un po’ di Ratisbona, un po’ di Assisi, un Pizzaballa qui, un Padovese lì, il signor nunzio in trattativa, prefiche a supporto.
In tal senso, un Christian Rights Watch non è idea malvagia. In fondo, di che parliamo? Di libertà religiosa e di democrazia, perché “la libertà religiosa, assieme alla democrazia, è il forcipe per aprire lo scrigno del mondo islamico”, queste sarebbero le intenzioni. Aprire uno scrigno con un forcipe: immagine eloquente, vero? Quasi quanto quella di un musulmano che ti apre il cranio con un candelabro, direi.

2 commenti:

  1. Ormai manca poco alla proposta di un'alleanza militare a difesa dei cristiani e in contrapposizione ai musulmani... il calendario corre veloce all'indietro.
    Roberto Vacca (spero di ricordare correttamente il nome) aveva scritto un libro, "Il medioevo prossimo venturo", nel quale spiegava come l'esaurimento delle risorse energetiche e alimentari ci avrebbe riportati rapidamente in una condizione appunto da medioevo. Invece a quanto pare si stanno esaurendo prima le risorse cerebrali.

    RispondiElimina
  2. Con la crisi della sanità pubblica, sono costretti ad usare i forcipi invece dei divaricatori?
    Oppure intendono dire che l'islam è ancora un feto, un bimbo non cresciuto, che dobbiamo aiutare a nascere e crescere?
    A volte mi perdo in elucubrazioni mentali quando la risposta più semplice è la più vera: ignoranza.

    RispondiElimina