venerdì 7 gennaio 2011

La doppia ingiustizia


A prima vista sembra indignazione che si levi da argomenti forti, prima di tutto, però, chiariamo: la lettrice scrive al direttore di Avvenire nella “sper[anza] che [egli] possa fare qualcosa” e il direttore le risponde che “qualcosa l’h[a] fatta già da tempo” – non guarda più il Grande Fratello (chissà da quale edizione in poi) – ma si rende ben conto che boicottare non basta, “non è sempre sufficiente”. Per evitare che all’indignazione subentri la frustrazione, e alla frustrazione un moto di rivalsa, gli autori del programma dovrebbero rivedere la decisione che hanno preso ed espellere il blasfemo, sarebbe il minimo.
Cambiare canale non basta. Non basta nemmeno l’implicito invito a boicottare il reality. Né basta l’implicita pressione sui responsabili del programma e/o sul direttore della rete e/o sulla proprietà dell’emittente: Marco Tarquinio (o chi per lui) troverebbe pace solo ottenendo ciò che chiede e cioè la punizione del blasfemo.
Bisogna tener conto del fatto che gli autori del programma hanno commutato l’espulsione in una pena più mite e il blasfemo è stato “nominato” d’ufficio, sicché il direttore di Avvenire potrebbe chiedere ai suoi lettori di dar voce all’indignazione col televoto, ma non lo fa, neanche vi accenna. Non viene neppure sfiorata l’ipotesi di appellarsi all’art. 406 del Codice Penale per offesa al sentimento religioso (pena fino a un anno di reclusione) o al can. 1369 del Codice di Diritto Canonico per pubblica bestemmia (pena fino alla scomunica), evidentemente neanche queste sanzioni basterebbero.
Chiarito questo, ci sarebbe da affrontare l’argomento delle decine di milioni di cristiani che vengono perseguitati a causa della loro fede perché ingiustamente considerati blasfemi, mentre a un blasfemo vero, qui da noi, in Italia, culla del cristianesimo e cuore della cattolicità, non è torto neanche un capello. Par di capire che l’ingiustizia sia doppia e che la dirigenza di Mediaset potrebbe almeno dimezzarla.   

9 commenti:

  1. Io abolirei del tutto il "grande fratello" e monnezza televisiva simile, a prescindere dai discorsi di blasfemia.

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  2. E' che i signori del pubblico hanno perso di visto la contestualizzazione, benedetta dalla gerarchia.

    La contestualizzazione rende una bestemmia un simpatico motto di spirito, una boutade graziosa e utile in conversazione, da utilizzare tra i commilitoni come nei migliori salotti; ah! i miracoli della contestualizzazione.

    La contestualizzazione, il cui primo beneficiario è stato Silvio Berlusconi, passa ora ai personaggi delle televisioni di Silvio Berlusconi; in breve la contestualizzazione arriverà anche alle funzioni religiose, per cui alle invocazioni dei santi si potrà non più rispondere con "prega per noi" ma con epiteti di varia umanità e ferinità.

    Resta da capire se un giocatore di calcio o altro sport, che invoca in maniera poca ortodossa dio o la madonna, sarà perseguibile a norma di legge oppure potrà avvalersi della contestualizzazione.

    A mio avviso una bestemmia è deprecabile quanto si voglia ma sempre meno di una mancanza di rispetto a soggetti reali*. Però se bestemmi in faccia ad uno, apostrofondalo anche con "sporco negro", sarai perseguito per la bestemmia, non per il sottile velo di razzismo e incitamento all'odio razziale.

    In Italia siamo così, che volete farci?

    A***

    * dio non è reale, nel senso che di reale dà la scienza.

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  3. Il terz'ultimo inciso di A*** è illuminante: se dio non esiste, come si può punire qualcuno per aver recato offesa a qualcosa d'inesistente? La circostanza che milioni di bimbi credano a Babbo Natale, non può costituire fattore d'incriminazione se dico, ad esempio, "porco Babbo Natale". Si potranno sollevare delle perpessità sulla mia buona educazione, sulla mia insensibilità, sul mio scarso rispetto per i creduloni (specie protetta, a partire dai bambini, cui però ci riteniamo autorizzati a rifilare qualsiasi baggianata), ma di certo non sottopormi a misure punitive o repressive.

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  4. Io ribadisco che la contestualizzazione in alcuni casi aggrava, a mio modo di vedere, la bestemmia invece che alleviarla.

    La bestemmia inserita all'interno di una barzelletta, l'offesa alla divinità pronunciata per fari ridere qualcuno, mi pare molto più grave del moccolo del camionista che si rende conto di aver bucato una gomma o del muratore che si è dato il mazzuolo sul pollice.

    Allo stesso modo il fatto di bestemmiare in pubblico (e i concorrenti del GF sanno di vivere in pubblico) invece che in privato è un'aggravante, non un'attenuante.

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  5. porco nulla
    porco niente
    puttana la nullita'

    oopppppsss scusate la bestemmia

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  6. per me resta fondamentale:
    1) se ci credi, perchè bestemmi?
    2) se non ci credi, chi bestemmi?

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  7. @-->Pio
    Premesso che, tranne quando cerco di piantare un chiodo sul muro e sbaglio il colpo, solitamente la bestemmia non appartiene alla mia vulgata abituale, tuttavia:
    a) se credo, bestemmio perché con le buone non ho ottenuto l'attenzione della mia divinità di riferimento (c.d. "tutor"), quindi ci provo con le cattive;
    b) se non credo, dico la prima imprecazione che mi viene in mente, dato che per me una bestemmia ha il medesimo contenuto lesivo nei confronti dei terzi aventi causa di "accipicchia", "corbezzoli", "acciderbolina", "poffarbaco", "perdiana", "caramba", ecc.

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  8. Pio, in alcune regioni l'intercalare a madonne e santi vari è di uso comune (Veneto, Toscana, Umbria, Alto Lazio), che tu creda o no.

    In parte questo dovrebbe anche giustificare il partecipante del gf, se è abituato a smadonnare non può mettere in selettore bestemmie in off solo perché è davanti ad una telecamera, vai a sapere se accesa o spenta.

    Certo è che capita che, se ad esempio, ti casca una martellata su un dito, due o tre santi li spicchi senza problemi.

    Da un politico uno si aspetterebbe qualcosina di meglio, soprattutto perché quella bestemmia non era da incazzatura ma intenzionale e studiata.

    Dalla chiesa uno si aspetterebbe una indicazione univoca anche perché quel povero Mosè ha faticato per riportare giù le tavole con scritto: non pronunciare il nome di dio invano. Legge di dio, mica di "pizza e fichi snc".

    E' chiaro che se quello del gf come anche il carpentiere che si martella un dito avessero tolto l'ICI, garantissero soldi alle scuole private, etc etc, la contestualizzazione l'avrebbero già avuta.

    Conobbi un prete che bestemmiava in continuazione, diceva: tanto lo sa che non lo penso e che dico così solo perché sono incazzato. Non era un "gran prete", ma una persona aperta e disponibile come poche altre.

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  9. In egitto consideravano una divinità il gatto, in india lo fanno con le mucche, e mi pare che in sudamerica qualche tribù adorava come divinità il serpente. Io che amo gli insaccati, considero una divinità il suino. Pertanto, nel mio caso, non sono bestemmie, ma preghiere.
    Cya

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