Caro Mieli, mi permetterei di dissentire sul fatto che «quello italiano sia un caso di successo del bipolarismo». Di qua, con una maggioranza parlamentare forte quanto non mai, la coabitazione di liberali con cristiano-sociali, di liberisti con assistenzialisti, di libertari con qualche nostalgico fanfanian-almirantiano, di centralisti con secessionisti in standby, di garantisti con qualche giustizialista a senso unico – e si potrebbe continuare. Di là, un arco di forze che, se vuol essere maggioranza alternativa, deve assommare comunisti e cattolici, europeisti ed euroscettici, atlantisti ed antiatlantisti, proibizionisti ed antiproibizionisti – per nominare solo alcune delle contraddizioni, germi di instabilità per un eventuale governo del centrosinistra, non meno di quanto stiano dimostrando le contraddizioni dell’altro schieramento, che solo la personalità di Berlusconi riesce a nascondere, se non annullare. Il bipolarismo non ha omogeneizzato – e neppure ricondotto a fronti, pur eterogenei, ma compatti – i sempre micellizzati indirizzi culturali, progetti politici, programmi, né di qua né di là. Il risultato è e rimane l’ingovernabilità, se non nell’amministrazione degli affari correnti; e, se i governi non cadono più con la frequenza di prima, è palese l’impossibilità di vere riforme – di qualsiasi segno – per il costante attivismo di perduranti e trasversali forze di inerzia.
Luigi Castaldi, Napoli
Però con la legge elettorale uscita dal referendum abrogativo, e la corrispondente legge-fotocopia per il senato (quel mix 75% di uninominale e 25% di proporzionale per capirci), per un pò le cose hanno funzionato bene. I partiti erano costretti a coalizzarsi, non c'erano scappatoie facili. C'era stato un miglioramento, insomma. poi è arrivato B. e Calderoli con il porcellum, e hanno rovinato quel poco di buone che i cittadini avevano ottenuto con il referendum. Io lo chiamo alto tradimento... ma sono un ignorante in materia.
RispondiEliminaNo, hai ragione. Infatti questa letterina non era un'analisi, era un presentimento. Anche errato, direi, perché appunto - come rammenti tu - il Porcellum ancora non c'era, c'era una certa qual stabilità (insomma, si fa per dire, c'era pur stata un crisi di governo nel 1994) e, insomma, va', il maggioritario (quel po' di maggioritario) poteva pure avere ancora un suo appeal. E però la mia considerazione non s'appuntava sul sistema, ma sui due schieramenti che avrebbero dovuto riempirlo: disomogenei, irriducibili a due progetti di società alternative. Mi scuso per il linguaggio colorito: stessa merda. Anzi, diversa. Ma uguale. Diversa ma uguale. Non so se può essere utile a penetrare l'umore della letterina: fin lì avevo votato per il centrodestra. Da due anni avevo realizzato che Berlusconi non avrebbe potuto fare alcuna "rivoluzione liberale", da qualche mese avevo realizzato che nemmeno gli dispiaceva: ero nel punto in cui quello che avevo scelto come "meno peggio" perché alternativa ai cattocomunisti mi appariva sempre più clericofascista. E mi veniva una gran voglia di quei partitini piccoli della Prima Repubblica, che non contavano niente, ma tutto. Nei quali - bene o male - ti potevi riconoscere in uno straccio di ragione sociale, per quanto allegata alla correntina interna, sempre coincidente a un filone, a un clan, a un salotto. Perciò la letterina mi è cara: fotografa una disperazione felicemente raggiunta.
RispondiEliminala butto li': quegli anni, dalla fine 92 a inizio 94, sono stati l'ultima occasione. si sentiva ancora un minimo di speranza nel rinnovamento, non tanto e non solo dopo mani pulite, ma per la legge elettorale, che in ogni caso aveva la coda venefica della quota proporzionale. ve li ricordate i dibattiti in tv con sole tre coalizioni (benche' rigonfie di partitini e partiti?) senza quella maledetta quota proporzionale, FORSE qualche incerto circolo virtuoso si sarebbe potuto innescare.
RispondiEliminaluca barattoni
Ehi, Malvino mi ha dato ragione... queste sono soddisfazioni!
RispondiEliminaScherzi a parte: vuoi dire che all'inizio avevi creduto a Berlusconi? Io a quei tempi ancora non mi interessavo di politica, ma quello che stava succedendo con la sua "discesa in campo" e il carosello mediatico che si era messo in moto, mi davano una brutta, bruttissima sensazione. Voglio dire, mi sembrava chiaro che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò. Che si chiami conflitto di interessi, libertà dell'informazione, pluralismo o in altro modo, mi sembrava evidente che le cose stavano prendendo una direzione decisamente sbagliata. Ricordo che mio padre disse: B. è così potente, con tutti i soldi e le tv che ha, che entro 5 anni anche Bertinotti voterà per lui. Non è andata proprio così, ma insomma il concetto è chiaro.