La comicità basata sullo stravolgimento della lingua può essere occasionale (come era in Totò, per esempio, che di tanto in tanto storpiava un termine, per lo più colto, aulico o – già allora – desueto, per godere nel vederlo – e far godere nel mostrarlo – degradato in uno sgorbio buffo, talvolta mostruoso) oppure essere continuo (sull’errata pronuncia di un termine o su un suo doppio senso, sugli errori grammaticali e sintattici, sull’acciaccamento del lessico, vuoi alto, vuoi basso) e allora trae efficacia dall’invenzione di una specie di neolingua che in fretta diventa la cifra del comico, che così finisce per diventare strumento della sua stessa invenzione (se i testi sono i suoi).
Ne abbiamo visti tanti, di questo secondo tipo – fittissime sequenze di strafalcioni e fraintesi, di tempi e modi verbali pressoché anarchici e di doppiette anacoluto-pausa, di frasi dalla demenza surreale o di luoghi comuni stravolti (quasi sempre scivolando nella maniera) – e quasi tutti negli ultimi due o tre decenni: da Frassica a Bergonzoni, dai Fichi d’India ad Albanese, da Banfi a Zalone, molte neolingue, molto manierismo.
Questo tipo di comicità esige uno sforzo inversamente proporzionale al risultato: l’inaudito e l’estemporaneo hanno spesso efficacia dirompente, il meditato e il collaudato annoiano presto, quasi sempre (e perdono spontaneità, che poi è grave ipoteca su tutti i tipi di comicità).
[Sì, confesso che non mi piace affatto questo tipo di comicità. Mi pare troppo protesico e nelle protesi non scorre mai sangue.]
Zalone, per esempio, cioè Luca Medici. Per quanto ancora potrà continuare a strapparci quel sorriso che certifica la nostra compiaciuta soddisfazione nel trovarci culturalmente e moralmente superiori ai suoi coatti tanto sguaiati (però dalla disarmante innocenza animale)? Tra poco avranno dignità di citazione e ci supereranno in caratura iconica.
E per quanto tempo potrà riproporci – in parodia – la precipua fenomenologia del cantante imitato? Già Vendola si sforza di aderire il più possibile all’imitazione e tra poco l’imitatore si troverà senza più neolingua, scippatagli da Vendola: sarà vero teatro – o cabaret – dell’assenza, e Zalone sarà esiliato in qualche genere serio. Fine.
Epperò il suo ultimo film pare che stia parecchio sul c. a cattolici e islamici allo stesso tempo... perciò bravo Checco.
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