lunedì 3 gennaio 2011

Comicità protesica



La comicità basata sullo stravolgimento della lingua può essere occasionale (come era in Totò, per esempio, che di tanto in tanto storpiava un termine, per lo più colto, aulico o – già allora – desueto, per godere nel vederlo – e far godere nel mostrarlo – degradato in uno sgorbio buffo, talvolta mostruoso) oppure essere continuo (sull’errata pronuncia di un termine o su un suo doppio senso, sugli errori grammaticali e sintattici, sull’acciaccamento del lessico, vuoi alto, vuoi basso) e allora trae efficacia dall’invenzione di una specie di neolingua che in fretta diventa la cifra del comico, che così finisce per diventare strumento della sua stessa invenzione (se i testi sono i suoi).
Ne abbiamo visti tanti, di questo secondo tipo – fittissime sequenze di strafalcioni e fraintesi, di tempi e modi verbali pressoché anarchici e di doppiette anacoluto-pausa, di frasi dalla demenza surreale o di luoghi comuni stravolti (quasi sempre scivolando nella maniera) – e quasi tutti negli ultimi due o tre decenni: da Frassica a Bergonzoni, dai Fichi d’India ad Albanese, da Banfi a Zalone, molte neolingue, molto manierismo.
Questo tipo di comicità esige uno sforzo inversamente proporzionale al risultato: l’inaudito e l’estemporaneo hanno spesso efficacia dirompente, il meditato e il collaudato annoiano presto, quasi sempre (e perdono spontaneità, che poi è grave ipoteca su tutti i tipi di comicità).
[Sì, confesso che non mi piace affatto questo tipo di comicità. Mi pare troppo protesico e nelle protesi non scorre mai sangue.]

Zalone, per esempio, cioè Luca Medici. Per quanto ancora potrà continuare a strapparci quel sorriso che certifica la nostra compiaciuta soddisfazione nel trovarci culturalmente e moralmente superiori ai suoi coatti tanto sguaiati (però dalla disarmante innocenza animale)? Tra poco avranno dignità di citazione e ci supereranno in caratura iconica.
E per quanto tempo potrà riproporci – in parodia – la precipua fenomenologia del cantante imitato? Già Vendola si sforza di aderire il più possibile all’imitazione e tra poco l’imitatore si troverà senza più neolingua, scippatagli da Vendola: sarà vero teatro – o cabaret – dell’assenza, e Zalone sarà esiliato in qualche genere serio. Fine.

1 commento:

  1. Epperò il suo ultimo film pare che stia parecchio sul c. a cattolici e islamici allo stesso tempo... perciò bravo Checco.

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