Mi è d’obbligo aggiornare il post qui sotto, nel quale sostenevo che l’aggressione subita da Mario Adinolfi non fosse da contestualizzare in “un clima simile [a quello de]gli Stati Uniti, dove sui siti di destra si indicano gli obiettivi, poi arriva il ragazzino pazzo che spara in testa alla deputata”, come suggerito dall’aggredito: sulla base delle indicazioni fornite dallo stesso Adinolfi, ipotizzavo che si fosse trattato “una volgare lite per motivi di viabilità”. Bene, avevo visto giusto. Pare che “Adinolfi [fosse] a piedi e [stesse] attraversando la strada, mentre il ragazzo [stesse] a bordo di un motorino” (ansa.it, 10.1.2011). Versione non perfettamente coincidente con quella riferita da Adinolfi: “Gli otto occupanti dei mezzi decidono di venire a sbarrarmi il passo mentre camminavo sulla piazzola di circonvallazione Gianicolense all’altezza del civico 390”.
Come è evidente dalla veduta aerea di Google Earth, nel tratto di strada attraversato da Adinolfi mancano le strisce pedonali: le più vicine sono a circa 80 metri in direzione sud-est e a circa 60 metri in direzione nord-ovest.
Questo elemento suggerisce una dinamica degli eventi un po’ diversa da quella della versione di Adinolfi, che per sua stessa ammissione ha attraversato la carreggiata di una strada a veloce scorrimento, non troppo illuminata, di notte, lontano dalle strisce pedonali e probabilmente senza avere addosso alcunché di catarifrangente. Può dirsi fortunato a non essere stato messo sotto da un camion con rimorchio. Fortunato anche il ragazzino in motorino ad averlo schivato, perché si sa che il codice stradale dà sempre ragione al pedone anche quando è incauto. Devono essere volati i mortacci, da una parte e/o dall’altra, poi è volato il casco.
Ma non è tutto. Adinolfi ha dichiarato di essersi recato a un pronto soccorso dove gli sarebbero state refertati “ecchimosi, edema, ferite lacero-contuse”, eppure, almeno a quanto riportato dal cronista di ansa.it, “i giorni di prognosi non risulterebbero ancora documentati”. Deve trattarsi senza dubbio di errore, perché in questi casi la prognosi è sempre contestuale alla diagnosi. Qui occorre attendere ulteriori chiarimenti.
Possiamo essere certi, invece, che il lacero-contuso abbia un po’ distorto i fatti nel racontarceli: “Gli otto occupanti dei mezzi decidono di venire a sbarrarmi il passo mentre camminavo sulla piazzola... Anche otto contro uno, per fortuna, ho una mole convincente: sono grosso e so difendermi...”. Bene, non è stata l’aggressione di un branco, e a menarlo è stato solo il ragazzino: unico indagato.
Dimenticavo. Quel “Sallusti è stato accontentato” che introduceva il racconto di Adinolfi pare qualificarsi per ciò che supponevo: strumentale e pretestuosa insinuazione. Alla luce dei fatti, particolarmente meschina.
spero non si sia perso la triste arrampicata sugli specchi di ieri sera sulla "zanzara", aveva capito di aver scritto e argomentato troppo, di essere stato come suo solito profondamente incoerente, illogico, forzato e non sapendo fare marcia indietro, si è andato ad arenare piagnucolando..
RispondiEliminaL'occhio nero di Adinolfi..su malvino, il corpo mistico del capo. Qualche cazzata la si doveva pur spendere per capitalizzare
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