lunedì 16 maggio 2011

Ci sarebbe



Ci sarebbe da piangere la morte di una dozzina di palestinesi che hanno inteso commemorare la nascita dello Stato di Israele violandone i confini al grido di “morte a Israele” e lanciando sassi ai soldati israeliani. Fate voi, a me non viene neanche una lacrima.

34 commenti:

  1. Faccio io!

    Vent'anni fa (un po' di più, purtroppo per me) scrissi quattro righe in rima contro la violenza, usando proprio il gesto del sasso nella mano come esemplificativo rispetto a quello di un fiore offerto dalla stessa.
    Un collega (forse un compagno) mi fece notare la potenza di quel gesto rispetto all'imbracciare un fucile o posizionare un lanciafiamme. Si riferiva ovviamente alla prima intifada.
    Quello che resta è l'eterna tristezza per la riduzione della vita umana (non ne faccio una questione di genere) rispetto alla semplificazione della violenza e della guerra. La tristezza della nostra incapacità di trovare soluzioni che consentano alle vite di svolgersi invece di richiedere il sacrificio a coloro che a qualcuno sembreranno eroi morti.
    A me, nella mia onesta semplicità, soltanto morti.

    Un Sorriso

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  2. ci sarebbe da ridere dell'ipocrisia rivoltante di chi scarica la colpa di una strage infame sulle vittime disarmate, ma i sinistrati come te non fanno ridere, fanno solo pena

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  3. io ho visto una strage di persone in lotta contro la segregazione razziale di uno stato democratico solo a parole.
    Non abbiamo lo stesso televisore, ma ti sono affezionato lo stesso.

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  4. Ecco, come si possa mettere sullo stesso piano il lancio di sassi con l'uccisione di 12 persone proprio non riesco a capirlo... anche mettendo in conto che urlassero "morte a Israele".

    Probabilmente (spero) non li considera equivalenti, ma il sottolineare il fatto di non aver versato neppure una lacrima mi induce a credere che lei pensi che tutte quelle 12 persone, nessuna esclusa, fossero dei terroristi che stessero effettivamente attendando all'esistenza dello Stato di Israele (e non solo gridando uno slogan) e che quindi... sì, se lo meritassero.

    In quale passaggio logico è andata persa la consapevolezza del fatto che quelle persone vivono obiettivamente una condizione di oppressione e che qualche ragione per protestare ce l'hanno? E se non qualche ragione, almeno il diritto. E se non si è d'accordo sulla forma di protesta, si può almeno concordare sul fatto che la reazione dovrebbe essere proporzionata all'offesa?

    Mi spiegate quale ragionamento possa portare una persona a credere che: palestinesi che urlano slogan e lanciano sassi = uccisione dei manifestanti (violenti/teppisti/quello che volte) sia una cosa normale che non riesca più a suscitare compassione?

    Poi se lei, Sig. Castaldi, mi dice che non prova neache compassione per... che ne so, dei manifestanti egiziani che in piazza magari urlavano "morte a Mubarak" (e, per quanto lo slogan sia duro e violento, rimane tale fino a che non viene messo in atto e non comporta la reale volontà di uccidere nessuno), allora mi è chiaro tutto.

    Un lettore che legge regolarmente il blog (e che si stupisce a leggere un posto del genere)

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  5. @ Stefano
    So bene che fra i miei lettori ci sono molti sostenitori della causa palestinese e che a ogni post come questo ne perdo qualcuno, ma non posso che ribadire per l'ennesima volta: nessun sasso, nessun morto. Nessuna offesa, nessun eccesso di legittima difesa. Poi sono certo che lei, caro Stefano, sarà così carino da voler ritirare l'improprio paragone coi manifestanti egiziani e ammettere che violare i confini di uno stato sovrano, aggredendo a sassate l'esercito che vi è posto a difesa, costituisca un assist davvero assai fesso a dei micidiali fetenti come gli israeliani. E' che i plaestinesi si sono sempre fatti strumentalizzare, da Egitto e Giordania prima, da Siria e Iran dopo, senza mai rinunciare all'ideuzza di far sparire Israele dalla carta geografica: lei capirà che i fetenti si innervosiscano a sentirne parlare e il polpastrello suda sul grilletto

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  6. @luigi castaldi
    Ok: nessuna compassione per delle persone tanto stupide da violare i confini di uno stato sovrano, aggredendo a sassate l'esercito che vi è posto a difesa. Aggiungerei anche nessuna compassione per quelli che sono stati uccisi pur non avendo violato i confini: anche quelli hanno lanciato i sassi oltre il confine, potevano immaginarlo anche loro.
    Di questo passo, non si meriterebbero una lacrima neppure quelli che lanciano sassi ai militari israeliani nel territorio palestinese e si prendono delle pallottole.
    Volendo continuare e considerato che: 1) i palestinesi hanno 0 possibilità di ottenere riconosciuti i propri diritti e 2) la disparità di forze in campo è schiacciante, qualsiasi atto di ribellione avrebbe poche possibilità di compassione.

    Qual'è la logica di questo ragionamento?

    Forse il problema è che i morti sono appartenenti ad un popolo al cui interno si esprimono anche posizioni così irragionevoli e controproducenti da prevedere la scomparsa di Israele?

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  7. e il polpastrello suda sul grilletto, buona per Sergio Leone.

    nessun sasso, nessun morto sembra molto Cossiga. dicamo ai carabinieri allo stadio di sparare a quelli che tirano monetine, sassi, seggiolini. esiste pure il contenimento. boh.

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  8. Ecco qua, siamo alle solite: nessuno spiega che cazzo debba fare un soldato preso a sassi, nessuno mi spiega se i confini di uno stato vadano o no rispettati, nessuno mi smentisce che il fine ultimo palestinese - fieramente conclamato - sia la distruzione di Israele, non una kefiah de noantri che mi spieghi dove si intenda sistemare gli israeliani dopo averli sfrattati di lì, e a me viene un barlume di simpatia per Israele, e subito so' scemo e cattivo, mi danno pure del Cossiga.

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  9. Va be', ho capito che è inutile stare là a perdere del tempo a ragionare per scrivere risposte precise, qua si va all'ingrosso.

    Io dovrei essere uno dei kefiah de noantri, immagino, e chissenefrega se nessuno ha sostenuto nei commenti che Israele debba essere distrutto, tutto più semplice andare all'ingrosso.

    Mi ero quasi convinto di aver frainteso: invece no, la simpatia per Israele (come dice lei, eh, a me non piace mettere le etichette a gratis) si spinge sino al punto da non aver pietà per delle persone morte per aver lanciato sassi perché disperate e oppresse. E mi spingo a dire che i militari avevano pure il diritto di sparare, dai: no? niente da fare? Sono ancora un kefiah de noantri.
    Capito, le do del Cossiga così faccio la mia parte e sostenere la sua tesi è molto più facile.

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  10. @ Stefano
    In fondo, via, avevo solo scritto di non avere lacrime. Mica è obbligatorio.

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  11. Non ragionerei mai di calcio con un tifoso. Impossibile.
    Il tifo è assurdamente completamente irragionevole.
    Non parlerei mai di Palestina con Malvino. Impossibile. Per lo stesso motivo.
    Una domanda: metti caso decidessi di entrare nel giardino di casa sua per gridargli che è un abusivo, avessi o meno ragione, mi ammezzerebbe comunque sparandomi dal balcone?
    Pensare che lo apprezzo da morire: perché è gustosamente arguto.
    Basta non parlargli di calcio.

    Claudio Zucchiatti

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  12. @ Claudio Zucchiatti
    Senti, te lo dico con una mano paternamente poggiata sulla spalla e con un tono di voce caldo e cordiale: se scavalchi dove c'è scritto "Attenti al cane", Bubu ti sbrana: desisti.

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  13. Quando Malvino parla di israeliani e palestinesi ecco che mi trovo sempre nell'incomoda posizione di vedermi sparare dai due fronti. Da un lato non condivido la violenza definitiva della risposta israeliana alle pietre, e una certa freddezza quasi cinica nel non compatire i morti (che pure possono aver sbagliato, ma non per questo ...); dall'altro condivido la critica verso una certa assenza di analisi da parte dei filo palestinesi. Condividendo comunque appieno la riflessione che vuol farci notare che i palestinesi sono vittime anche degli altri popoli arabi, che prima chiudono ogni frontiera che avrebbe potuto dare loro respiro e poi trovano le loro (obiettive) sofferenze di estrema comodità e utilità per continuare a rivendicare l'annientamento di Israele (per fini puramente territoriali e certamente non umanitari).

    Aggiungo solo che se secondo qualcuno risulta esagerato sparare a chi lancia pietre contro di sé, nel proprio territorio, come sia mai possibile dichiarare che è legittimo lanciare pietre quando un premier si fa una pacifica (per quanto provocatoria) passeggiata tra le moschee. Esula dalla mia comprensione, eppure in ogni discussione sul tema vengo portato sempre lì: se tu passeggi vicino casa mia, è giusto che ti lanci le pietre addosso.

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  14. @Claudio, io invece sono per il metodo texano: se entri in casa mia senza permesso, il cane sara' l'ultima delle tue preoccupazioni.

    (Dotto', gliel'ho sempre detto, lei e' troppo buono; dopo la gente s'approfitta.)

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  15. " nel proprio terrtitorio"? La striscia di Gaza e le alture del Golan sarebbero " proprio territorio? E davvero è la stessa cosa tirare pietre e sparare per uccidere?


    Mi cascano le braccia, quindi rinuncio. E condivido l'opinione di Zucchiatti.

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  16. Non ci penso nemmeno a paragonarti a Cossiga. Sei troppo più meglissimo. Però, ammazzare per una sassaiola e uno sconfinamento va oltre la mia comprensione.

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  17. @ mj

    "Proprio" seguiva "sé", non "chi".

    Forse la mia obiezione non è stata recepita: l'osservazione che mi vien proposta è che se uno passeggia allora è doveroso lanciargli pietre ed anzi, egli è ritenuto responsabile di tutte le atrocità che seguiranno (il 50% delle discussioni sulla diatriba in questione vengono fatte finire lì).

    Se a una passeggiata si reagisce tirando pietre, peraltro a persone che quella passeggiata nemmeno se l'erano fatta, e si afferma che questo non è solo legittimo ma il minimo che si possa fare, allora non vedo quale argomento o appiglio si possa usare contro chi alle pietre contro di sé reagisce sparando. Sono due sproporzioni, e restano tali anche qualora una la si giudicasse maggiore dell'altra. Invece mi sembra di capire che la prima è considerata da molti una sproporzione inversa. A meno che mj voglia qui ed ora dichiarare che quella intifada fu una risposta violenta non giustificata, ma non credo che lo farà.

    Malvino mi sembra che ammetta l'idea dell'eccesso di legittima difesa: per contro, si afferma il dovere morale di lanciare pietre ai concittadini di chi passeggia a casa altrui. Lo trovo incoerente e non sto certo giustificando nessuna delle due azioni, né ne sto misurando i grammi in gravità.

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  18. @ incubomigliore
    Non prendertela, ma faccio fatica a seguire il tuo argomentare anche a ragionarci sopra comodamente seduto nella mia poltrona. Tu pensa a pretendere che possa seguirlo uno che si veda piovere sassi addosso, per di più soldato messo lì a difendere un confine sconfinato. Con ciò voglio dire che l'eccesso di legittima difesa è cosa brutta, perciò è meglio non causarlo.

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  19. @Shylock
    "io invece sono per il metodo texano: se entri in casa mia senza permesso, il cane sara' l'ultima delle tue preoccupazioni."

    Appunto. Se dei lituani, russi, ucraini, polacchi, statunitensi, italiani, ungheresi, romeni, bielorussi vanno in casa dei palestinesi, la occupano e cacciano i proprietari, questi, i proprietari legittimi, i palestinesi, hanno o no il diritto di cercare di riprendersi ciò che è loro? Per parafrasare Malvino, niente furto di terra, niente odio contro Israele; niente apartheid, niente intifada.

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  20. @incubo migliore.

    Perdonami, ma se il tuo ragionamento ha senso in linea teorica, nella pratica non ne ha. Il tuo paragone avrebbe senso se si portasse all'ssurdo la situazione di chi tira pietre contrapposta alla situazione, per fare un esempio, di chi mette in carcere per anni, e persino arrivasse a torturare. Mettiamo una tortura come " modica quantità", di quelle esaltate da Rocca, per dire. IL discrimine è nella vita persa. Troppo, troppo oltre la " reazione". Adesso c'è chi nell'esercito israeliano dice che d'ora in poi si dovrà sparare ad altezza gambe, se proprio.

    Comunque, anche nella legge italiana è previsto che puoi, sì, uccidere qualcuno per " legittima difesa", ma non tutte le reazioni da " legittima difesa " hanno passato il limite della liceità. Qualcuno è stato anche condannato.

    Ma in questo momento sono troppo presa dai risultati elettorali, e poi ho capito l'impossibilità di queste discussioni.

    Io dico solo che in Israele c'è chi , realisticamente, ha affermato che Israele vedrà aumentare queste situazioni di scontro e dicono che non sanno cosa potranno fare ( perchè gli israeliani a volte la raccontano, agli altri, ma non SE la raccontano)

    Io dico che certe posizioni mancano di lungimiranza.Perchè queste situazioni si potrebbero verificare a parti invertite.
    E qualcuno potrebbe ricordare la " regola " dell'accettabilità della " legittima difesa" senza se e senza ma.
    E ricordare pure che il cane Bubu dovrebbe essere disciplinato, ma che se un padrone non lo disciplina senza essere punito, qualche altro padrone potrebbe avere voglia di prendersi un Bubu pure lui.

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  21. In effetti nemmeno io riesco a versare una lacrima per le "famigliole" di coloni ebrei trucidate a colpi di kalashnikov. Nessuna colonia (illegale, in territorio palestinese), nessun morto. Se ne stessero in Russia.

    Giovanni

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  22. @Pietro: quella dove si e' cercato di fare irruzione a forza non e' terra palestinese (si puo' discutere del Golan, che semmai era terra siriana) da piu' di sessantanni; non lo era gia' prima, in verita', perche' era terra colonizzata, prima dai turchi poi dagli inglesi.
    Dopo la seconda guerra mondiale, tutte le ex colonie sono diventate 'case' di qualcun altro, con esodi forzati / pulizie etniche / stragi che dir si voglia. Succede, dopo le guerre; specie se si perdono. Solo che i sudeti non vanno a tirar sassi ai cechi: se ne stanno in Germania, o dove si sono rifatti una vita; lo stesso i polacchi scacciati dai russi; o gli stessi israeliani, che pure motivo di tirare qualche sassetto ai tedeschi ce l'avrebbero. No, gli unici sono i palestinesi; neanche quelli scacciati nel '48, che' di ottuagenari al confine non ne ho visti, eppure sarebbero stati gli unici legittimati a rivendicare qualcosa in territorio israeliano: i cosiddetti 'profughi palestinesi' sono i cognati dei nipoti di quelli che avevano dei parenti che una volta avevano una casa ad Haifa, una demenzialita' che non esiste da nessun'altra parte al mondo.
    Quindi no, quella dove han cercato di entrare non e' casa loro.

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  23. Eccesso di legittima difesa, legittimi proprietari di uno stato che ne vengono scacciati...

    Sarebbe troppo chiedervi a quale legge si starebbe facendo riferimento?

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  24. "Solo che i sudeti non vanno a tirar sassi ai cechi: se ne stanno in Germania, o dove si sono rifatti una vita".

    Non mi risulta che lo status dei sudeti sia lontanamente paragonabile a quello della West Bank occupata, murata e segregata, così come non mi risulta che le minoranze nei casi citati vivano come i palestinesi.

    Di sicuro invece risulta che il Golan è territorio siriano e che i confini riconosciuti d'Israele non siano rispettati da Israele, che non rispetta la sovranità dei paesi vicini in nome della (sua) sicurezza.

    Così come non c'è ombra di dubbio che WB e Gaza NON appartengan ad Israele e che l'occupazione abbia tratti criminali più che evidenti.

    Commenti da tifosi, il diritto è una cosa seria, troppo seria per essere lasciata a commentatori tanto improvvisati e in malafede.

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  25. se io festeggiassi la nascita dello stato sloveno entrando in Capodistria tirando sassi e urlando MORTE AGLI SLAVI, conoscendo quel popolo pacifico e per nulla incline all'ira, mi aspetterei una rata di botte memorabile. se aggiungo alla lista il fatto che il mio ipotetico statuto di italiana prevedesse la distruzione dello stato sloveno, beh mi aspetterei il peggio.
    klingsor

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  26. Nel gennaio del 1948, i padri fondatori d’Israele Yigal Allon e Ben Gurion dichiaravano che “C’è bisogno di una reazione brutale. Dobbiamo essere precisi su chi colpiamo, se accusiamo una famiglia palestinese dobbiamo colpirli senza pietà, donne e bambini inclusi… non dobbiamo distinguere fra colpevoli e innocenti”.

    Nel 1978, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito d’Israele, Mordechai Gur, dichiarò all’analista militare israeliano Ze’ev Schiff che “Per 30 anni abbiamo combattuto una guerra contro civili che vivono in villaggi… abbiamo colpito civili consciamente perché se lo meritano… il nostro esercito non ha mai fatto distinzione fra target militari e civili, ma ha attaccato di proposito target civili”.

    Nel 2000, Dan Halutz, che sarà Capo di Stato Maggiore dell’esercito di Tel Aviv, dopo un attacco aereo da lui stesso condotto su Gaza e dove furono massacrati dei civili dichiarò “Cosa ho provato? Solo una piccola scossa al mio aereo per lo sgancio della bomba, ma dopo un secondo passa tutto”.

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  27. Sono più di cinquant'anni che tutte le guerre combattute dalle "democrazie occidentali" consistono essenzialmente in un massacro di civili della parte avversa.
    Nell'ultimo inverno della seconda guerra mondiale, diversi comunicati inglesi ed americani esprimevano rammarico per la scoperta che le operazioni moral bombing avessero fatto meno dei cinque o sei milioni di morti precedentemente stimati; e per Truman la bomba nucleare era la cosa più grande della storia.

    Nel dopoguerra il numero di germanofoni cacciati uno per uno dalla propria casa, e messi in fila verso ovest, fu qualcosa come 15 milioni - ed un numero più o meno analogo di poveracci dovette mettersi in marcia per implementare la partizione India-Pakistan.

    Sono stati proprio coraggiosi intellettuali israeliani ad aver messo seriamente in luce (da cattedre di università israeliane) il problema della pulizia etnica nella guerra 47-49.

    Israele non ha mai voluto (e mai vorrà) annettersi WB e Gaza; il problema dell'annessione di territori occupati è limitato alla sola Gerusalemme Est - che (anche sulla scorta delle ambiguità delle risoluzioni ONU) gli uni ritiengono parte della WB, gli altri no.

    Quanto ai "confini riconosciuti", quelli possono esserci solo a valle di trattati internazionali - Egitto, Giordania e Libano.

    Continuare a metterla sul piano del ""diritto internazionale"" - che a me personalmente pare tutto tranne che "una cosa seria" - non porta da nessuna parte; cosa si vorrebbe impugnare esattamente ""contro"" Israele: la 242? la 338? la 476?

    Infine, il peggior servizio che Sharon ha reso ai palestinesi non è stato un massacro di civili, un bombardamento indiscriminato o un'efferata ritorsione, ma proprio il ritiro unilaterale da Gaza.

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  28. Scusa Atlantropa, ma il presupposto di questo post è che si possa sparare a chi entra "in casa tua". Israele occupa da decenni casa d'altri e ogni giorno ne occupa un pezzo più vasto, per decidere di chi è la casa c'è solo il diritto internazionale, quello che Israele si mette sotto i piedi e che i suoi sostenitori banalizzano quando serve. Procedimento abbastanza ipocrita, se mi permetti, nel solco del solito doppio standard, come ipocrita è stato il "ritiro" da Gaza e il successivo trasformarla in una prigione.

    Quanto agli intellettuali israeliani, qui pochi che resistono al mobbing dei religiosi fascisti non possono certo oscurare i gravi crimini in corso, la deriva verso il fanatismo religioso e lo stato confessionale, la creazione di diverse classi di cittadini in base alla loro religione o al loro grado di ebraicità (oggi si discrimina anche tra ebrei in Israele) e altro ancora.

    Quindi, per favore, non facciamo i furbi, i confini "riconosciuti" ci sono, il diritto dei palestinesi a non essere occupati e cacciati di casa per insediare dei fanatici pure.

    Comuqnue mi fa un po' impressione che Malvino approvi il massacro della famiglia Fogel

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  29. Non mi metterò a discutere come, peraltro brillantemente, hanno fatto alcuni. Non mi interessa, né credo possibile far cambiare opinioni, soprattutto a chi, come Malvino, le ha così fresche e croccanti. Semplicemente confermo la sua ipotesi: ha perso un lettore. E confermo la mia: con i radicali (o gli ex) non c'è comunanza. Sotto (e oltre) l'anticlericalismo, niente.

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  30. Questa abusata metafora dell'occupazione di casa altrui a me è sempre parsa una cazzata.

    Innanzitutto da un punto di vista logico: non vedo perchè se un attimo prima una cosa è condivisa da 60 bianchi, 35 neri e 5 colorati, poi debba diventare sic et simpliciter dei bianchi.

    Poi da un punto di vista formale: non sono affatto un esperto di diritto internazionale, ma la tesi in base alla quale le azioni compiute dagli ebrei nell'atto costitutivo di Israele siano qualcosa di analogo all'appropriazione indebita nel diritto ordinario mi pare tutta da dimostrare.

    Ma il punto vero è un altro: nel 47 c'era terra in abbondanza per tutti; probabilmente si sarebbe trattato di trasferire forzatamente qualche decina di migliaia di persone (che comunque è nulla rispetto ai trasferimenti che contemporaneamente avvenivano nella "Prussia orientale" e nella regione indiana) e magari di riflettere un po' di più sull'opportunità di trasferire il regno hashemita in Transgiordania.
    E pensa un po' che tra gli arabi di sinistra il pur sciaguratissimo (perchè oggettivamente sbilanciato in favore degli ebrei) piano dell'UNSCOP non venne affatto considerato irricevibile, tutt'altro.

    In parte ciò che dici sugli intellettuali di Israele è vero: negli ultimi anni alcuni si sono irrigiditi, altri sono dovuti emigrare; ma ciò non ridimensiona minimamente il contributo enorme dato della nuova storiografia.

    Che io sappia, le discriminazioni tra gli ebrei sono sempre esistite (tra ashkenaziti e sefarditi, verso gli ebrei orientali, e così via...), insomma credo proprio che ciò che ci presenti come un dato nuovo ed originatosi nell'Israele odierna non sia nè una cosa nè l'altra.

    I confini riconosciuti internazionalmente sono solo quelli con la Giordania, l'Egitto ed il Libano; se fosse come dici tu, se la cosa fosse completamente chiara, dovresti spiegarci per esempio di cosa si è discusso a Camp David e Taba, perchè Clinton ha provato ad inventarsi ogni sorta di alchimia per la sovranità e l'usufrutto dei luoghi sacri presso il monte del tempio, perchè il processo di pace si è arenato proprio su Gerusalemme Est, perchè gli arabi impugnano la 242 in francese e gli israeliani in inglese e così via...

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  31. Dottor Castaldi, il suo talento per la provocazione è persino superiore al suo notevolissimo acume analitico, e la cosa non può che farmi piacere. La faccenda della casa è un piccola caduta di stile, anche perché di ragioni ce ne sarebbero ben altre: un soldato spara per difendersi in presenza di una minaccia (oltre che per altri motivi, ma qui si parla di questo), e qualche migliaio di esagitati a un tiro di sasso da una postazione militare sono una minaccia. Dalle ricostruzioni non sappiamo se abbiano sparato prima in aria, come da modus operandi standard e ampiamente praticato da Tsahal, ma se mi fossi trovato in una situazione analoga durante il mio breve e obbligato periodo in divisa, mi sarei sentito obbligato a ordinare di aprire il fuoco, casa o non casa.
    Una nota per il preoccupato commentatore che teme la sua approvazione del massacro della famiglia Fogel: evidentemente il nostro si è sbagliato di persona, anche perché lei non avrebbe mai commesso il marchiano errore di parlare di Kalashnikov, visto che i Fogel sono stati ammazzati con un M16 rubato in casa di un altro colono.

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  32. caro Urzidil, i Fogel sono stati uccisi perché "in casa d'altri", non so a chi si riferisca con la questione dei fucili, ma nel mio commento non ho fatto alcun riferimento ad alcun fucile.
    Evidentemente è lei ad essersi sbagliato di persona ed altrettanto evidentemente per Malvino ( e anche per lei che non solleva obiezioni sul punto) i Fogel sono stati uccisi legittimamente

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  33. Pannella già più di 20 anni fa, alla prima intifada, condannò l'incapacità "tecnica" dei soldati israeliani di rispondere al semplice sasso di Davide senza massacrare (e quindi perdendo).

    Luigi, proviamo ad andare a protestare contro Israele seguendo i dettami della nonviolenza secondo i manuali di Gene Sharp, Theodor Ebert, Capitini, Galtung o Jean-Marie Muller: slogan in positivo, niente insulti e sassi, mani nude, proclamazioni di fratellanza.
    Vediamo che succede quando "violiamo" qualcosa

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  34. Per gli osceni e grotteschi critici dell'ottimo Luigi Castaldi ha riassunto tutto l'Anonimo di domenica 22 maggio: "i Fogel sono stati uccisi legittimamente". Capito il messaggio? Una bambina di tre anni, sgozzata, sì, ma legittimamente. Non c'è altro da aggiungere, penso.

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