Le dimensioni della vittoria di Luigi De Magistris hanno stupito tutti. Poteva vincere, ma il risultato è andato ben al di là della più rosea aspettativa dei suoi fan, e senza dubbio oltre ogni sua speranza. Autorevoli commentatori hanno già a caldo stilato l’elenco di tutte le possibili ragioni di un così ampio successo, ma a mio parere i conti non tornano se non si aggiunge la morte di Antonio Oscar Mendoza, il crocierista deceduto venerdì sera, dopo 9 giorni di coma, per gli esiti del trauma cranico riportato in seguito allo scippo subìto appena sbarcato a Napoli, lo scorso 18 maggio. Mentre ancora Silvio Berlusconi replicava il suo solito sketch in Piazza Plebiscito, peraltro mezza vuota, la notizia della morte di Mendoza è caduta sulla città come un micidiale ceffone. Pena, indignazione, rabbia impotente e muta, ma soprattutto un immenso scuorno, e Napoli si è finalmente sentita colpevole, umiliata dalla sua stessa rassegnazione, così spesso stanca, non di rado cinica.
I problemi che attendono una soluzione da Luigi De Magistris sono enormi, forse irrisolvibili, e tuttavia dovrà iniziare da qualcosa. Il gesto simbolico di intitolare una via o una piazza ad Antonio Oscar Mendoza costa il resto di niente, ci si mette due minuti e non dovrebbe incontrare il no dell’opposizione. La realtà di una città disperata non verrebbe neanche scalfita, ma si inizierebbe come si deve.
Appoggio, dottore.
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