Ho consultato gli archivi dei cinque maggiori quotidiani portoghesi e non ho trovato traccia del caso riportato da una pubblicazione scientifica presentata al 21° Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive, tenutosi a Milano dal 7 al 10 maggio (A Clostridium sordellii fatal toxic shock syndrome post-medical-abortion in Portugal – T. Reis et al.), che invece è messo in bella evidenza sulla prima pagina de Il Foglio di venerdì 13 maggio. Ciò che lo rende degno dell’attenzione che non gli è stata data in Portogallo è il pretesto che offre a Giuliano Ferrara, per il tramite del sottosegretario al Ministero della Salute, l’onorevole Eugenia Roccella, di tornare ad agitare lo spauracchio della pericolosità della Ru486, che ha registrato una trentina di morti in oltre venti anni di impiego su centinaia di migliaia di donne negli Stati Uniti d’America e nella gran parte dei paesi europei.
Pochi farmaci possono vantare un così basso numero di decessi come effetto iatrogeno, che in questo caso non è neanche diretto, ma dovuto all’azione patogena di quel Clostridium sordellii che gli stessi autori della pubblicazione scientifica non esitano a definire “a rare cause of fatal toxic syndrome after medical abortion”: ne ammazza di più l’aspirina.
È ormai ampiamente dimostrato, inoltre, che quasi la metà dei casi delle morti in seguito all’impiego di Ru486 per tossinfezione da Clostridium sordellii siano da imputare all’errato impiego del farmaco, assunto per via vaginale invece che per via orale, che è quella consigliata. Anche in questi casi, tuttavia, non era la sola errata modalità di assunzione a causare la morte, che trovava sempre altre concause preesistenti (deficit immunitario, in primo luogo), come nei casi in cui l’assunzione era corretta (epoca gestazionale superiore alla settima settimana, diabete, ipertensione, ecc.). In generale, possiamo dire che non si conosce un solo caso di donna morta in seguito all’assunzione di Ru486 se il farmaco era impiegato nel modo corretto. C’è inoltre da rammentare che la tossinfezione da Clostridium sordellii, anche con esito letale, non è riscontrabile solo in casi di aborto farmacologico con errato impiego della Ru486, ma anche in condizioni cliniche nelle quali la Ru486 non c’entra niente, come aborti spontanei, parti naturali, tagli cesarei, ecc.
Bene, il modo in cui Il Foglio sceglie di presentare la faccenda è questo:
Ieri sera, a Qui Radio Londra, Giuliano Ferrara diceva cacchio cacchio e tomo tomo: “Le scuse sono una bella cosa. Sono una dimostrazione di forza morale. Quando è necessario scusarsi, è non solo un magnifico gesto di buona educazione, ma è anche un gesto che viene apprezzato dalla maggior parte delle persone”. E allora rimaniamo in attesa delle scuse per questo lercio sciacallaggio a fini propagandistici. Il Foglio non vi è nuovo e la buona educazione non sa neanche dove stia di casa: si annuncia una lunga attesa, quasi certamente inutile.
Mi ci era caduto l'occhio pure a me, poi blogger mi ha amputato l'entusiasmo.
RispondiEliminaMa no, si chiama Clostridium roccellae!
RispondiEliminaPropongo alla Roccella anche una crociata contro gli alimenti conservati e non che presentano Clostridium botulinum, Pseudomonas Aeruginosa, Stafilococco Aureo, Coliformi, Escherichie varie, Salmonelle e altre amenità del genere.
RispondiEliminaUna lotta senza quartiere al microrganismo patogeno, certi che sarà debellato anche il suo cervello in questa occasione.
Stamattina la notizia ennesima di morte post partum.
RispondiEliminaLa Roccella arriverà forse alla conclusione che il parto è un pericolo per la gestante?