mercoledì 4 maggio 2011

Tra libare e allibire


Ogni 11 settembre ci sentiamo chiedere dove fossimo quando abbiamo saputo dell’attacco alle Twin Towers, e cosa stessimo facendo, quale sia stato il primo pensiero, la nostra prima reazione emotiva. Nulla sarà più come prima, anche per questo: prima ci facevano le stesse domande, ma in relazione allo sbarco sulla Luna, alla caduta del muro di Berlino, ecc.
Incastonare l’evento di dimensioni storiche in una stanza di vita quotidiana – la mia, la tua, la sua – non è un passatempo ozioso: è uno dei modi – neanche il più inutile, non il più rozzo – che abbiamo per ridurre la spesa emotiva che ogni evento storico ci chiede, non importa chi quale segno. Dov’ero, e che pensavo, mentre guardavo Italia-Germania di Mexico ’70? Che stavo facendo, e dov’ero, quando il terremoto devastò l’Irpinia? Quale è stata la prima reazione alla notizia del rapimento di Aldo Moro, e dove mi trovavo quella mattina? L’onda della storia si abbatte sul quotidiano, e il quotidiano riesce ad attenuarne l’urto, assorbendola: diventiamo porosi per non spezzarci e così la storia ci entra dentro senza fare troppo danno. Poi, sì, può diventare pure un passatempo, un gioco di società, anche un poco coatto, da narcisisti che amano esibirsi con l’evento storico sullo sfondo, quando non è peggio, cioè rituale esorcistico, seduta spiritistica, coro stonato; in genere, però, chiedere “come avete reagito quando avete saputo di …?” non è cosa malvagia, anzi, è un invito alla condivisione della spesa emotiva collettiva.
Alberto Cane lo fa con la notizia dell’uccisione di Osama bin Laden, che in realtà è come chiederci quale sia stata la prima reazione emotiva alla notizia dell’attacco alle Twin Towers, ma di sponda; e invita ad aggiungere la nostra alla sua, che è questa: “Sono rimasto allibito e non ho esultato. Pensavo fosse già morto”. Direi che qui l’evento trovi poca porosità, come se fosse già tutto assorbito, e al refluo si fosse impermeabili. Meglio che altrove, forse, dove si arriva allo sfarinamento, e prima si brinda e poi ci si pente un poco, e allora si spiega che è per salutare un “atto di giustizia”, come si fa a Mitilene quando schiatta Mirsilo. Senza tener conto a Mirsilo subentra Pittaco, uno dei Sette Sapienti, che emana una legge che raddoppia le pene per i reati commessi in stato di ubriachezza.


7 commenti:

  1. non trovi che i tiranni siano quasi tutti astemi?

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  2. Caro Malvino, non filosofiamo troppo. Quell'uomo ha violentato l'Umanità intera con le stragi suicide da lui ordinate in tutto il mondo (a partire dall'11 Settembre) Gioire della sua dipartita è solo umano. E' stato lui stesso, sembra, a ordinare alla sua guardia del corpo di ucciderlo, perchè non voleva essere processato. Piuttosto, è poco saggia quella fretta di sbarazzarsi del corpo:una manna per i dietrologi e complottisti.

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  3. Post notevole.Passare di qui è spesso prezioso.
    Stia bene.
    Ghino La Ganga

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  4. Según la última versión oficial, ofrecida por el portavoz de la Casa Blanca, Jay Carney, el exlíder de Al Qaeda ni estaba armado ni empleó como escudo humano a una mujer cuando el comando de fuerzas especiales le disparó en la cabeza y en el pecho en su escondite de Abbottabad. Este relato contradice en parte la primera versión ofrecida por el principal asesor de seguridad del presidente, John Brennan, quien aseguró que Bin Laden "estuvo implicado en el tiroteo".

    Osama Bin Laden non era armato quando le forze speciali americane hanno fatto irruzione il complesso residenziale di Abbottabad. L’ha chiarito ieri Jay Carney, portavoce della Casa Bianca. Allora perché l’hanno ucciso invece di fermarlo? "Ha opposto resistenza, resistenza tenace", ha detto Carney. "La resistenza non richiede un’arma da fuoco", ha aggiunto.

    E il figlio di Osama, Hamza, anche lui ha opposto resistenza “tenace”? A degli uomini sconosciuti, armati, stranieri che si sono scomodati per 15mila chilometri e che appena entrati hanno cominciato a “terminare” i presenti. Che significa “tenace”, che prima di venire “terminato” cercava di scappare, si è chiuso a chiave in camera, gridava? A diciotto anni è meglio “terminarli” prima che diventino pericolosi. Si chiama prevenzione.

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  5. ot, ma forse non troppo:
    a chi mi chiede dell'11 settembre rispondo sempre e solo che io ho passato tutta la teen age a cantare "la locomotiva"
    orsopio

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  6. No Rainbow, è semplicemente il destino dell'uomo con la pistola che incontra l'uomo con il fucile, come insegna Sergio Leone. Altrimenti chi ha devastato l'umanità uccidendo centinaia di migliaia di persone in Iraq sarebbe davanti al tribunale dell'Aja.

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  7. Non hai tutti i torti, Pietro. ma più che di pistole e fucili, bisognerebbe parlare di bombe e missili.

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