Anna Foa scrive: «Un elemento accomuna, almeno a partire dall’età dei ghetti, l’architettura sinagogale, qualunque ne fosse lo stile, ed è quello di non essere opera di architetti ebrei: le norme giuridiche proibivano infatti agli ebrei, insieme agli altri divieti, anche l’esercizio dell’arte dell’architettura». Avrebbe dovuto ricordare che i ghetti furono voluti da un papa e che fu un papa a proibire agli ebrei l’esercizio dell’architettura, ma la reticenza le è d’obbligo, perché ciò che scrive è destinato alle pagine del giornale del papa (L’Osservatore Romano, 30-31.8.2010). Ben le sta, dunque, che il titolista le dia quanto è dovuto ad ogni ebreo che si mette nelle mani di un cattolico: «Il paradosso delle sinagoghe costruite sempre da non ebrei». Dove stia il paradosso del non poter costruire sinagoghe, stante il divieto di costruirle, ora spetta chiarirlo alla reticente.
Evidentemente "le norme giuridiche" sono una emanazione delle inevitabili leggi della natura: cosa ci poteva fare un papa se non ratificarle? Meno male che oggi alcune costanti fisiche fondamentali sono cambiate, così il papa è finalmente libero di convivere e dialogare pacificamente con gli ebrei senza interferenze di corpi estranei, come del resto ha sempre desiderato di fare sin dalla notte dei tempi. Forse è questo il paradosso: e ora spetta agli scienziati spiegarlo.
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