venerdì 27 agosto 2010

Rettifica preventiva


Almeno Avvenire, L’Osservatore Romano e Il Foglio non tarderanno a segnalare – vedrete – un articolo a firma di Cleave Seale per il Journal of Medical Ethics, on line dall’altrieri, sul ruolo della fede religiosa nelle decisioni prese da un medico che sia posto di fronte ad un paziente terminale, e verrà sottolineato – vedrete – che “doctors who described themselves as non-religious were more likely than others to report having given continuous deep sedation until death, having taken decisions they expected or partly intended to end life…”, ma verrà tralasciato “… and to have discussed these decisions with patients judged to have the capacity to participate in discussions”. La decisione di risparmiare al paziente terminale una lunga e atroce agonia parrà così essere presa autonomamente dal medico non credente e la penna produrrà qualche specioso artificio teso a insinuare che, quando non ha fede, un medico sia incline ad ammazzare con troppa leggerezza chiunque, a suo parere, stia soffrendo troppo.
In realtà, l’articolo dà conto solo di una maggiore disponibilità del medico non credente a rendere libera e responsabile quella scelta che dovrebbe spettare al paziente e che un medico credente solitamente tende a sottrargli, per metterla nelle mani del suo Dio, che quasi sempre è un mostro avido di sofferenza. La mostruosità diventa piena quando il Dio del medico non è neppure lo stesso Dio del paziente.

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