lunedì 27 dicembre 2010

In Cina non è in discussione la libertà di culto


Ufficialmente atea, la Repubblica Popolare Cinese concede all’individuo la libertà di credo religioso, ma solo dal 1982. Già dal 1979, comunque, ai cristiani era stato concesso di poter celebrare pubblicamente il Natale ed era stata autorizzata la riapertura delle chiese cattoliche chiuse nel corso della Rivoluzione culturale (1966-1969). Sono notizie che traggo da Wikipedia, alla voce Chiesa cattolica in Cina, che non registra discussioni sul punto. Altrettanto incontestata, alla voce Cina, è la notizia che è cristiano il 3,5% dei 1.330.503.015 cinesi: poco più di 46 milioni, 16 dei quali sono cattolici (1,1%).
Nessuna discussione neppure sulla cifra dei cattolici che sono perseguitati (circa 4 milioni), che – questo è il punto troppo spesso trascurato non sono fatti oggetto di persecuzione in quanto credenti, né in quanto cristiani, né in quanto seguaci della dottrina cattolica: sono perseguitati per il solo fatto che su un punto – un solo punto disobbediscono al governo della Repubblica Popolare Cinese per tener ferma obbedienza a quello della Santa Sede. Contrariamente a quelli dell’Associazione patriottica cattolica cinese (poco più di 12 milioni), che infatti non subiscono alcuna persecuzione, quelli della cosiddetta Chiesa sotterranea sono i soli cattolici perseguitati e solo perché riconoscono come loro vescovi quelli nominati da Roma, disconoscendo quelli nominati da Pechino.
Possiamo considerarla persecuzione per motivi di fede? Non proprio. E tuttavia, urbi et orbi, il Papa dice: La celebrazione della nascita del Redentore rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina continentale, affinché‚ non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del Dio con noi doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti”.

Non è bello che le sue parole siano state censurate in Cina, ma neanche è bello che Sua Santità dica cazzate: quali limitazioni alla libertà di religione e di coscienza sono poste in Cina a chi “cred[e] in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibilie in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli”  e nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio, ecc.? E come si può mettere sullo stesso piano un paese nel quale ben 42 milioni di cristiani godono di libertà di culto e quelli nei quali i cristiani sono sgozzati per il solo fatto di essere cristiani? Infine – ed è questo il vero nodo della questione si può perseverare nella fedeltà a Cristo solo avendo un vescovo nominato da Roma?
Evidentemente, sì. Evidentemente, un cattolico gode di piena libertà di religione e di coscienza solo quando a fargli da pastore sia un vescovo deciso dal Papa. Poco importa che in tutto sia obbediente alla dottrina cattolica e ai suoi dogmi, poco importa che sottoscriva il Credo, poco importa che onori i sacramenti, poco importa che tutto questo gli sia concesso da uno Stato che pure nega molti altri diritti civili: se il vescovo non è quello deciso dal Papa, il cattolico deve considerarsi perseguitato. Ma se aderisce dell’Associazione patriottica cattolica cinese, e così non è perseguitato, è da considerarsi cattolico? Sul punto parrebbe esservi almeno un po’ di ambiguità da parte della Santa Sede, che, quando deve dare i numeri dei cattolici in Cina, mette nel conto anche quelli che non sono della Chiesa sotterranea, come se quelli dell’Associazione patriottica cattolica cinese fossero cattolici a tutti gli effetti: evidentemente perseguitati, ma senza saperlo o complici della stessa persecuzione ai loro danni.

Ripetiamo: non è bello che le parole di Benedetto XVI siano state censurate in Cina. Ripetiamo: neanche è bello che Sua Santità dica cazzate, e al solo scopo di riaffermare la propria prerogativa di nominare vescovi. Altra cosa sarebbe se i vescovi fossero abitualmente scelti dai fedeli, perché in questo caso al gregge sarebbero imposti contro la loro volontà. Ma è allo stesso modo che vengono imposti quelli nominati dal Papa, come dimostrano i molti casi nei quali il gregge si è dovuto tenere un pastore non gradito, perché così si era deciso a Roma, e in questi casi non è mai stata presa in considerazione l’ipotesi che si fosse in presenza di una limitazione alla libertà di religione e di coscienza, tanto meno si è ventilata la possibilità che il dovere obbedienza a un vescovo sgradito fosse persecuzione.
Considerazioni che valgono solo su un piano strettamente logico, perché ciò che è messo in discussione in Cina non è la libertà di culto, ma il pieno controllo dei fedeli: Roma lo esige e Pechino lo rifiuta, con una determinazione che non si fa scrupolo di arrivare a durezza. Non accade per i buddisti, per i confuciani e per i musulmani, non accade per i cristiani e nemmeno per tutti i cattolici, ma solo per i cattolici che pretenderebbero di fondare anche in Cina, come è concesso loro in gran parte del mondo libero, quel sistema di doppia cittadinanza che è lo strumento attraverso il quale alla Chiesa è assicurata ingerenza nella vita dello Stato. Questa ingerenza non è mai resa operativa senza una diretta azione episcopale, che a sua volta è direttamente guidata dalla Santa Sede. In Cina non è in discussione la libertà di culto, ma il peso che Roma vorrebbe avere anche a Pechino. E Pechino oppone resistenza, come avesse ben presente il pericolo.


13 commenti:

  1. Come mai non hai finito il credo, per arrivare punto sulla chiesa "una, santa, cattolica e apostolica"?

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  2. Avrei dovuto dire che allora molte chiese orientali non sono nella condizione di potersi dire cattoliche, senza che per questo Roma consideri perseguitati quei cattolici. Questo avrebbe richiesto una parentesi sul cesaropapismo e sull'anglicanesimo. Insomma, il post sarebbe stato ancora più pesante. Ma capisco l'obiezione: lei cerca di insinuare che non ci si può considerare a parte della Chiesa che è "una, santa, cattolica e apostolica", senza accettare la sua struttura gerarchica e, quindi, la prerogativa papale del nominare vescovi. Ma è quello che anche Pechino esige: che non ci si possa dire cinesi senza accettare la struttura gerarchica dello Stato. Ed è quello che rimanda al terzo capoverso. Non mi pare di aver eluso quanto lei richiama.

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  3. i cinesi, non solo sono tanti, ma anche più intelligenti. Brrr.....

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  4. molto bene argomentato.

    del resto, il riconoscimento di un'autorità esterna vìola l'attuale costituzione: art. 36. I cittadini della Repubblica popolare cinese, godono della libertà di credo religioso. Nessun organo dello Stato, un'organizzazione pubblica o individuo può costringere i cittadini a credere, o non credere in qualsiasi religione, né possono discriminare i cittadini che credono, o non credono in qualsiasi religione. Lo Stato protegge la normale attività religiose. Nessuno può far uso della religione per impegnarsi in attività che disturbano l'ordine pubblico, mettere in pericolo la salute dei cittadini o INTERFERIRE con il sistema educativo dello Stato. Gli organismi religiosi e gli affari religiosi non sono soggetti ad alcuna dominazione straniera (foreign domination).

    Ma anche sotto Mao la costituzione diceva: art. 28 I cittadini godono [...] della libertà religiosa e della libertà di non praticare una religione e di propagandare l’ateismo.

    tale articolo è in linea con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

    più che uno stato "ateo" la Cina è uno stato effettivamente laico in quanto riconosce esplicitamente la possibilità di non praticare una religione e di propagandare l’ateismo, cosa nei fatti ostacolata nei paesi "democratici" (nonostante art. 19 della nostra costituzione).

    non bisogna scordare altrsì che i figli minori dei cattolici vengono coattivamente sottoposti ad indottrinamento (anche nella scuola statale) e a pratiche e riti di sottomissione (regolati da un codice di Stato straniero) alle autorità religiose. Infatti, il vigente Catechismo (n. 1269) afferma che, in quanto membro della Chiesa, «il battezzato non appartiene più a se stesso», ed è pertanto chiamato «ad essere “obbediente” e “sottomesso” ai capi della Chiesa».

    del resto, da adulto, il battezzato che dichiari la sua volontà (can. 1330) di rompere i legami di “comunione” con la Chiesa (imposti fin dalla nascita) è considerato, nell’ordinamento ecclesiastico, non solo colpevole di un grave peccato, ma anche di un delitto per il quale è prescritta la scomunica latæ sententiæ (can. 1364)


    non ho tuttavia alcuna simpatia per il regime cinese attuale o nostalgie per quello pregresso, ma ben peggiore è il regime totalitario vaticano che riconosce nei fatti solo la "libertà" di essere cattolici obbedienti al satrapo di Roma.

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  5. Ciao,
    ho letto l'articolo (si dice articolo o post? non so mai...) ma davvero mi sfugge un pò il senso dello stesso... nel senso: difende posizioni un pò troppo indifendibili per l'intelligenza con il quale è costruito...

    dici che in cina non è in discussione la libertà di culto... significa che esiste la possibilità che non ti sia chiaro precisamente cosa significa "libertà di culto"... perchè, secondo me, è abbastanza ovvio che se una istituzione religiosa (il papa) chieda libertà di nominare i propri ministri di culto secondo quanto prescrive la propria religione lo debba poter fare, in uno stato che sostiene di concedere libertà di culto...
    s'intende, uno stato è liberissimo anche di dire "qui non c'è alcuna libertà religiosa", è nei suoi diritti, o magari dire "c'è libertà religiosa, ma fino ad un certo punto"... è la menzogna che non è il massimo, secondo me.
    poi, cosa diversa è dire "a me questo aspetto di quella religione non piace", cosa lecita... ogni stato può criticare ciò che non ritiene opportuno (vedi i leghisti con i musulmani... anche se nn mi piace il loro modo di fare loro almeno x ora esprimono un'opinione, ed è loro diritto farlo...) ma è ovvio che se concedi libertà di culto devi concederla senza voler poi arrogarti il diritto di limitarla, in qualsiasi modo, se vuoi che sia vera libertà di culto... ed è ovvio che scegliere i ministri di quella religione è un atto limitante per la religione stessa, ed un facile modo per controllare le persone scomode... c'è un vescovo che parla delle condizioni di lavoro inumane dei cinesi? rimosso! ...c'è un vescovo che chiede più libertà? rimosso! ...tutto questo modo di pensare, a ben vedere, con la religione conta ben poco... è una questione di controllo, tale e quale il criticare il premio nobel perchè viene attribuito ad un dissidente cinese... con la religione tutto questo non c'entra nulla: è solo un modo di fare che il regime comunista (comunista? davvero? mah...) cinese attua con tutta la società: la ricerca del controllo assoluto...

    non bisogna confondere la politica con la religione, ripeto: questo divieto con la religione non c'entra nulla, è solo un meccanismo di controllo tipico delle dittature, di ogni dittatore o aspirante tale, da stalin a hitler a mao fino al nostro patetico silvio b. (che vorrebbe, che prova, ma fino ad ora ancora non è riuscito in pieno)

    ...a mio parere, ovviamente! :)

    ciao e grazie dello spazio che ci concedi,


    Gabriele

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  6. Io sono stato battezzato ma ho ripuduiato la religione e la chiesa cattolica da molto tempo. mi considero sbattezzato. non considero una cerimonia fatta quando ero incapace di intendere e volere vincolante per la mia vita adulta.

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  7. @ Gabriele
    Suppongo tu ritenga che in Italia non vi sia libertà di culto per i musulmani perché non è concesso loro di darsi legge secondo shari'a, dico bene? Per l'islam i giudici sono dottori coranici, depositari della volontà di Allah: per dare vera libertà di culto ai musulmani vorresti concedere loro la possibilità di lapidare adultere e mutilare ladri?
    In nessun passaggio del post è fatto elogio del governo cinese, anzi, ho scritto che è da biasimare la censura fatta alle parole del Papa e non ho dimenticato di rammentare che in Cina sono negati molti diritti civili.
    In definitiva, con rispetto, ritengo che tu non abbia letto con la dovuta attenzione. Peraltro non era indispensabile.

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  8. In realtà c'è il contrasto tra due autoritarismi, quello del governo cinese e quello vaticano.Come nella lotta medievale sulle investiture, i diritti dell'individuo non entrano in questione. Del resto i contrastiche i vaticano ebbe con nazismo e fascismo furono conflitti di competenza.Per il Vaticano "libertà religiosa" è la libertà della Chiesa cattolica di imporre i suoi dogmi. E basta.

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  9. Finalmente, nella mistificazione più interessata, un giudizio più obiettivo ed equilibrato sulla concreta realtà religiosa in Cina.
    Come affermato, il problema Cattolico Romano è solo una questione di "giurisdizione" perchè in quanto a dottrina i cattolici "patriottici" sono pienamente ortodossi e ben aggiornati teologicamente.

    Però più che di nomina governativa si dovrebbe parlare di riconoscimento governativo dell'avvenuta nomina vescovile da parte della comunità ecclesiale.

    Per chi non lo sapesse, ne più ne meno di quanto avviene similmente in Italia per i Ministri di culto non cattolici (Pastori o Sacerdoti)che devono essere approvati dal Ministero dell'Interno.

    Più in dettaglio:
    A norma dell’art. 3 della legge 1159 del 1929, ai fini della produzione degli effetti civili degli atti posti in essere dai ministri di culto occorre che la loro nomina sia approvata dal Ministero dell’Interno. Il R.D. n. 289 del 1930 detta poi le modalità concrete per l’attuazione del citato art. 3: la domanda per l’ottenimentodell’approvazione deve essere corredata dall’atto di nomina e dei documenti atti a provare che la nomina stessa sia avvenuta nel rispetto delle regole confessionali interne.
    (La legge sui culti del 1929 è tuttora in vigore!)

    Come sempre molti pronti a guardare nel piatto altrui e poco o niente nel proprio !!!!!

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  10. @roby castaldi:

    ...devo dire che la chiusa "peraltro non era indispensabile" è molto di classe :)

    tornando a noi, da un certo punto di vista mi sono esposto ad una critica quale quella che mi hai fatto, nel senso che è ovvio che esiste un limite alla libertà di religione proprio come esiste (o, talvolta, dovrebbe esistere...) per la logica, la scienza, la politica...
    questo limite viene spostato avanti o indietro in base a ciò che si pensa, alla "fazione" per la quale si tifa...

    però, sinceramente, mi sembra un pò forzato paragonare il potere la nomina dei vescovi da parte di colui che dovrebbe essere il loro capo (pensa se tu avessi una ditta e ti imponessero dallo stato i dirigenti, magari degli inetti o gente che di proposito vuole fartela fallire, la ditta, perchè dà fastidio a qualcuno... ma tu ne saresti felice? è quel che vorresti?) con la lapidazione di Sakinekh...

    mi sembra un pò forzato...

    qui (o, meglio: lì, in cina) si torna al tempo di adolfo, che aveva fondato un "suo" ordine religioso che era insieme nazista e cristiano...

    non so, a me pare evidente la stonatura, come evidente pare dove sta il torto e dove la ragione, dove il diritto e dove il regime...

    pensa se lo stesso metro di comportamento fosse imposto (infatti è imposto) alle opposizioni: grideremmo tutti allo scandalo ed al regime (ed infatti lo facciamo...)

    secondo me, a volte l'esser contro un'idea (o una religione, nel caso) fa venir voglia di sostenere chi è contro quell'idea (o religione) anche se questi ultimi ci fanno un pò schifo (pensa ai comunisti italiani che tifano fini...)

    ecco: lì nasce la forzatura.

    Grazie per aver letto tu con attenzione il mio post, e ciao!


    Gabriele (bis)

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