domenica 5 settembre 2010

Chi manipola, la Repubblica o Avvenire?


Ci sarebbe stata una «manipolazione pesante» – così lamenta Avvenire (5.9.2010) – nel far dire a Benedetto XVI che «il posto fisso non fa la felicità, meglio credere in Dio» (AdnKronos), che «la fede viene prima del posto fisso» (la Repubblica), che «il posto fisso non è tutto, cercate Dio» (La Stampa), ecc. Scende in campo il direttore, Marco Tarquinio, a correggere: «Benedetto XVI accenna alla “domanda del posto di lavoro” e di un “terreno sicuro sotto i piedi”. Sottolinea che “è un problema grande e pressante” e aggiunge che “allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande”».
Le cose stanno davvero così? Non resta che andare alla fonte: «Ricordando la mia giovinezza – dice Benedetto XVI – so che stabilità e sicurezza non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante, ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande». Qui c’è un «ma» di cui Marco Tarquinio pare non abbia voluto tener conto. Infatti scrive che Benedetto XVI «sottolinea che [la “domanda del posto di lavoro” e di un “terreno sicuro sotto i piedi”] “è un problema grande e pressante” e aggiunge che “allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande”». Bene, Benedetto XVI non «aggiunge» con quel «ma», piuttosto disgiunge, introduce una contrapposizione, che la sintesi giornalistica mi pare abbia ben reso con quel «meglio» che non piace a Marco Tarquinio.
Contrapposizione doppia, peraltro: tra fede e posto fisso, da un lato, e tra giovani d’un tempo e giovani d’oggi, dall’altro. Infatti dice: «Se penso ai miei anni di allora: semplicemente non volevamo perderci nella normalità della vita borghese», non pensavamo al posto fisso, ma a qualcosa di più grande, che è meglio, che «viene prima»; e aggiunge: «È parte dell’essere giovane desiderare qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego sicuro e sentire l’anelito per ciò che è realmente grande». «Qualcosa di più (qualcosa di meglio) di un impiego sicuro». Vi è manipolazione nel sintetizzare, come ha fatto la Repubblica, che «la fede viene prima del posto fisso»?

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