“Due anni fa – scriveva Walter Veltroni (Corriere della Sera, 24.8.2010) – quasi quattordici milioni di italiani fecero una croce sul simbolo che conteneva il mio nome come candidato alla presidenza del Consiglio”. Sappiamo come è andata: non bastarono per vincere. Veltroni teneva a precisare: “Se un milione e mezzo dei 38 milioni di votanti avesse scelto il centrosinistra riformista invece di Berlusconi ora saremmo noi a guidare il Paese”. Senza dubbio, ma quel milione e mezzo scelse il centrodestra.
Perché il Pd perse? Le ragioni di una sconfitta sono sempre molto numerose, almeno quanto quelle di una vittoria, anzi, le une e le altre talvolta coincidono: in questi casi l’umano conato all’assoluto osa parlare di fattori oggettivi. Bene, dovendo cedere al conato, diremmo che quella di Veltroni, di andare alle urne da soli, contro un avversario che avrebbe fatto il pienone di alleatucoli attivi e passivi, oggettivamente non fu una grande idea.
Bella o no che fosse sul piano morale e su quello estetico, la scelta di Veltroni non sfavorì il centrodestra e – oggettivamente – azzerò ogni residua speranza dei suoi oppositori, eccezion fatta per un Pd che fosse destinato a pigliare più voti di Pdl e Lega insieme. Era un azzardo, insomma. E Veltroni perse, per sé e per il suo partito.
Sarà stata pure una sconfitta buona e bella, ma Veltroni era partito per vincere. Sacrosanta la libertà di azzardo, ma poi vogliamo onorare di debiti di gioco? Hai perso: a casa. Avrai tempo per pensare, leggere, scrivere, convincere i posteri che non è stato giusto tu abbia perso, ma intanto hai perso: sbaracca. Figurarsi, Veltroni non sbaracca. In vista di elezioni (e quando e se) si dichiarava contrario ad “una santa alleanza contro Berlusconi”: il Pd deve correre da solo (lo appoggi chi voglia, Veltroni dice che non rifiuterà l’appoggio).
Ci sono maggiori probabilità di vittoria, stavolta?
Se una risposta c’è, sta dentro al documento che Veltroni ha diffuso ieri, trovando a sottoscriverlo Fioroni e Gentiloni. “La crisi politica del centrodestra è arrivata ad un punto di non ritorno”: la sua è “una crisi strategica”. “Si va concludendo un ciclo storico”, siamo al “fallimento del berlusconismo”. Insomma, stavolta si vince facile: Berlusconi non si rialza più.
Se una risposta c’è, sta dentro al documento che Veltroni ha diffuso ieri, trovando a sottoscriverlo Fioroni e Gentiloni. “La crisi politica del centrodestra è arrivata ad un punto di non ritorno”: la sua è “una crisi strategica”. “Si va concludendo un ciclo storico”, siamo al “fallimento del berlusconismo”. Insomma, stavolta si vince facile: Berlusconi non si rialza più.
Non lo si è già pensato, in passato? La sinistra ha creduto che Berlusconi fosse un uomo finito, irreparabilmente fottuto per sua stessa mano, fin da quella volta che appoggiò Fini contro Rutelli per il Campidoglio, quando dai fori cadenti dell’arco costituzionale s’udì: “Berlusconi ha chiuso con la politica. Prim’ancora di aprire, se ne aveva intenzione”. L’atipia non poteva durare troppo a lungo – si è sempre detto – e lo si è detto fin dai suoi primi passi nella politica, e dunque perché fare una legge sul conflitto di interessi?
Le spallate per accelerare la caduta non sono mai mancate – la conquista del potere non è sport da signorine – ma sempre più fiacche, sicché è prevalso l’uso dello scansarsi – come signorine non adatte allo sport – sicuri che più di tanto non avrebbe potuto osare, l’atipico, sul piano morale e su quello estetico: era agli sgoccioli, si è detto fin dal suo primo sgocciolare.
E ci ha sommerso.
Un blocco sociale come quello coagulatosi intorno a Berlusconi non sparisce nell’idrovora: l’uscita di scena di Berlusconi non estingue il berlusconismo e non impedisce – anzi, è probabile solleciti – una sua mutazione al frusto o al torpido. Ma Veltroni consiglia l’azzardo: è la volta che Berlusconi perde – sostiene – e la sua uscita di scena risolve tutto. La rete di convenienze materiali e l’edificio culturale che le rappresentano – puf, spariscono. Un sano maggioritario si avvia verso un compiuto sistema bipolare, i cattivi sono tutti morti, lieto fine, titoli di coda.
Un blocco sociale come quello coagulatosi intorno a Berlusconi non sparisce nell’idrovora: l’uscita di scena di Berlusconi non estingue il berlusconismo e non impedisce – anzi, è probabile solleciti – una sua mutazione al frusto o al torpido. Ma Veltroni consiglia l’azzardo: è la volta che Berlusconi perde – sostiene – e la sua uscita di scena risolve tutto. La rete di convenienze materiali e l’edificio culturale che le rappresentano – puf, spariscono. Un sano maggioritario si avvia verso un compiuto sistema bipolare, i cattivi sono tutti morti, lieto fine, titoli di coda.
La trama rimane aperta, ci si può cavare un seguito: l’Italia è a pezzi (tutto il primo tempo e buona metà del secondo, per un totale di quattro quinti del documento, tutti in descrizione del paesaggio); poi, ecco, “riforme coraggiose e profonde”. Pare che il regista non tenga conto dei costi e non abbia la minima idea di come procurarsi i mezzi per realizzare questa pellicola. Sa solo cosa non vuole nel suo film: che il buono non vinca sul cattivo usando le sue stesse armi, perché le armi del cattivo sono cattive di conseguenza, e gli scoppiano in mano.
No al neo-frontismo, dunque, ma questo già s’era detto nel 2008, e Veltroni perse. Perse contro un centrodestra coalizzato in fronte. Ora, invece, c’è bisogno di “un partito grande del riformismo, un partito a vocazione maggioritaria, capace di competere per il primato nel Paese e di attrarre e organizzare attorno alla sua proposta le migliori energie intellettuali e morali, sociali e civili”, e modestamente il Pd lo nacque.
D’altra parte, “la vocazione maggioritaria del Pd non è, non è mai stata, culto dell’autosufficienza, ma lo sforzo di pensare se stesso, la propria identità e la propria politica, non già in termini di rappresentanza parziale di segmenti più o meno grandi della società, ma come proiezione della sua profonda aderenza alle articolazioni e alle autonomie civili, sociali e istituzionali proprie del pluralismo della storia italiana e della complessità della società contemporanea, in una visione più ampia dell’interesse generale e in una sintesi di governo, che sia in grado di dare adeguate risposte ai grandi problemi del presente e del futuro”.
Bello, eh? Non suona a meraviglia? Bene, è tratto dal Manifesto del Pd di Veltroni, quello del 2008. Non convinse, e Veltroni perse.
Che il Pd possa pigliare più voti di Pdl e Lega insieme: lo stesso azzardo, lo stesso uomo, e nel Pd c’è pure chi gli presta ascolto. Non è proprio questa la prova che il Pd da solo può solo perdere?
Che il Pd possa pigliare più voti di Pdl e Lega insieme: lo stesso azzardo, lo stesso uomo, e nel Pd c’è pure chi gli presta ascolto. Non è proprio questa la prova che il Pd da solo può solo perdere?
bé, però le due volte che la sinistra vinse brancaleoneggiando da scalfarotto a mastella non le andò molto bene comunque, con 3 o 4 governi la prima volta e durando due anni la seconda. veltroni ha perso, ok, ma qual è la differenza col "non-vincere" prodiano?
RispondiEliminaclà
@ claudio
RispondiEliminaIo avrei l'ideuzza di una "legislazione costituente" con due soli obiettivi da portare a termine in sei mesi: legge sul conflitto di interessi e nuova legge elettorale (una qualsiasi, basta anche un po' meglio del Porcellum, e non dovrebbe volerci molto). Poi si ritorna alle urne.
ottimo per lucidità e chiarezza.
RispondiEliminaper vincere il centro-sinistra deve prendere più voti del centro destra, molto ovvio. ma per quale motivo il "blocco sociale" che sorregge elettoralemnte il centrodestra dovrebbe, la prossima volta, votare per il centrosinistra? i leghisti, i democristiani di sempre? a veltroni manca un'analisi della realtà sociale. se qualche volta prendesse l'autobus o un treno di pendolari, in fila ad uno sportello postale, ne saprebbe qualcosa di più. se vivesse con 1,500 euro al mese, molto di più.
in questo stato di cose la soluzione non può essere parlamentare, non in queste condizioni. è una crisi di sistema che dura da decenni, prima se ne vanno a casa, meglio è. ma non se ne andranno .....
Il centro sinistra può vincere .. ma anche perdere.
RispondiEliminae`una bella ideuzza don malvino (nn si preocuppi il don e' alla spagnola, sta per signor malvino) quella della legislatura costituente, e lo dico fuor d'ironia.... ma.... poiche' cosi non sara', e cioe' si andra al voto, rimbocchiamoci le maniche, non critichiamoci "addosso" e se qualcuno tra di noi lo fa non diamogli troppo retta.
RispondiEliminail segretario e' Bersani, non solo una persona per bene ma un innovatore nei fatti e non nelle chiacchiere, questa volta ci si puo fidare senza
correre il rischio di rimanere "imboniti", Bersani presidente del consiglio sarebbe una fortuna che possimao meritarci.
Credo che questo Parlamento non sia in grado di partorire una buona legge elettorale, ci manca solo di affidargli qualche compito "costituente". L'idea di Veltroni (il rifiuto delle alleanze) non mi pare sbagliata, anche perchè certe alleanze avvicinano alcuni elettori, ma ne allontanano degli altri. E in ogni caso non basta vincere per governare.
RispondiEliminaJust my opinion
Saluti,
Andrea