domenica 5 settembre 2010

Non sei riuscito a cambiarmi, non ti ho cambiato, lo sai



L’afflizione di Alessandro Gilioli mi pare sincera, ma temo sia in errore nel ritenere che l’imbarbarimento dello scontro politico sia arrivato a darci gli episodi di contestazione a Dell’Utri e a Schifani, come esito finale di quindici anni di berlusconismo, per una sorta di contaminazione, perché «sono saltate le regole di civiltà e di confronto […] e le hanno fatte saltare loro». In realtà, «l’idea che la guerra civile fosse alle spalle da venti o trent’anni e che quindi ci si potesse confrontare riconoscendosi in regole democratiche condivise», che gli pare fosse garantita e quasi sancita dal cosiddetto «arco costituzionale», è sempre stata enunciata e non si è mai fatta sostanza: anche nei momenti in cui Dc e Pci hanno dato le più riuscite prove di consociativismo – fino al 1989 e dopo – l’avversario è sempre stato un nemico e una definitiva resa dei conti non ha mai smesso di essere nei sogni delle forze in campo (se non dei rispettivi ceti politici, dei due popoli che non si sono mai sentiti uniti nella stessa storia). Le regole di civiltà e di confronto sono sempre state sacrificate, e le hanno sempre fatte saltare «loro». Ci si è delegittimati a vicenda, da sempre, e dal 1994 in qua il degrado si è solo fatto più evidente: non c’è mai stata un’età dell’oro, si trattava di una patina. Talvolta, è vero, parve vigente un galateo, ma ebbe sempre a dimostrarsi assai fragile, le violazioni parvero sempre necessarie, la patina saltò, fu riattaccata, e saltò ancora.
Consiglio ad Alessandro Gilioli di trovare lenimento nella lettura di Virgilio Ilari (Guerra civile, Ideazione Editrice 2001), che forse potrà convincerlo del fatto che Berlusconi non è la causa ma l’effetto di un degrado che data mezzo secolo: Berlusconi ha solo illuso i suoi che una definitiva resa dei conti fosse possibile, rinfocolando braci mai sopite, di qua e di là. E dunque penso che il titolo che Alessandro Gilioli dà al suo post pigliandolo da una canzone di Fabrizio De Andrè (Sono riusciti a cambiarci, ci son riusciti, lo sai) dovrebbe essere sostituito dall’analogo della strofa precedente (Non sei riuscito a cambiarmi, non ti ho cambiato, lo sai).

6 commenti:

  1. Io penso che si stia facendo troppa retorica attorno a queste che sono semplici contestazioni come sempre ci sono state e non solo in Italia.
    Sarkozy è contestato in Francia per il rimpatro dei Rom, Lama veniva contestato all'Università e davanti alla Fiat.
    D'altronde quando ad essere contestato fu Prodi al motorshow di Bologna ecco cosa scriveva Schifani:
    "Troppo semplicistico affermare che chi ha contestato Prodi a Bologna è solo un gruppo di propagandisti. Il professore chiude gli occhi di fronte ad una realtà che non gli piace e che ha colpevolmente determinato – ha commentato il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani – “I fischi al Motor Show sono l’ennesimo segnale della protesta diffusa in tutto il Paese contro questa Finanziaria”. Dello stesso tono il commento del portavoce di Berlusconi Paolo Bonaiuti: “Ma perchè Prodi si arrabbia tanto? Forse Prodi non capisce che gli italiani respingono un governo che mette le mani nelle loro tasche”.

    Personalmente ritengo che fino a che non si scende in comportamenti violenti la contestazione sia uno strumento democratico. Nè vale più di tanto il discorso di "lasciar parlare" le persone. Sia Schifani sia Dell'Utri hanno spazi e ripetitori in abbondanza, sedi mediaticamente esposte in cui nssuno può permettersi di zittirli.

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  2. Ci sono troppi soldi in gioco. Chiunque assuma il potere, arriva a controllare fiumi e fiumi di denaro pubblico, col quale arricchire se stesso e tutta la propria cricca, nonché garantire un avvenire alla progenie nei secoli dei secoli.
    Come si può pensare, su questi presupposti, che lo scontro politico italiano si svolga secondo regole da gentiluomini? Il solo sperarlo mi pare una madornale cazzata, degna dell'ingenuità d'un bambino, perché nella realtà esso non ha nulla da invidiare alle guerre tra clan per il controllo del traffico di droga. Il premio per il vincitore è identico.
    Chi è contro Berlusconi è convinto di agire per la democrazia e la libertà, mentre invero sta solo lottando per i De Benedetti, gli Agnelli e i Benetton.

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  3. lector, dimentichi la chiesa cattolica. che non solo complica le cose, ma tira il sasso e poi nasconde la mano oltre le mura vaticane.
    e in più sembra stare ora con questo, ora con quello, e ricatta e strumentalizza tutti e due.

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  4. @-->Marcoboh
    A parlar male della chiesa cattolica, con me sfondi una porta aperta! ;-)

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  5. sì, lector, lo so: ho letto un po' il tuo blog. volevo solo dire che mi pareva strano non l'avessi citata...

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  6. @-->Marcoboh
    Una volta tanto, non volevo passare per un maniaco ossessivo-compulsivo affetto da turbe di persecuzione, come son soliti accusarmi quei credenti che capitano per loro disgrazia nel mio blog!
    :-D :-D :-D

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