L’insistenza con la quale il Pdl chiede a Gianfranco Fini di lasciare la presidenza di Montecitorio arriva a farsi forte di ragioni che hanno il difetto di non trovare alcun riscontro negli articoli della Costituzione o del Regolamento della Camera dei Deputati, ma il pregio di essere assai divertenti. Dovrebbe dimettersi perché ha dato prova di non essere abbastanza super partes. E che ha fatto? Ha dato prova di ingratitudine nei confronti del partito che l’ha voluto presidente della Camera, mostrando d’essere in più occasioni troppo super partes. In più, mostra franca ostilità verso il Pdl. Sarà perché, pur essendone cofondatore, il Pdl lo ha espulso non tollerandone le critiche sul modo in cui era gestito il partito? Non importa, questa sua ostilità è intollerabile: dovrebbe essere al di sopra delle parti mostrando un occhio di riguardo nei confronti di quella che dovrebbe sentire sua. Pure se non ne fa più parte, e non per sua volontà? Pure. Se non la sente sua, è troppo super partes e con ciò dimostra di non essere abbastanza super partes.
Assurdità di questo tipo possono essere scacazzate solo da cervelluzzi in tragica anossia, infatti così è, da giorni, da settimane, da mesi. E tuttavia attorno a Berlusconi non ci son solo idioti. C’è chi sa bene che a schiodare Fini dalla presidenza di Montecitorio ci vuol altro, semmai un nobile appello e un nobile esempio.
Assurdità di questo tipo possono essere scacazzate solo da cervelluzzi in tragica anossia, infatti così è, da giorni, da settimane, da mesi. E tuttavia attorno a Berlusconi non ci son solo idioti. C’è chi sa bene che a schiodare Fini dalla presidenza di Montecitorio ci vuol altro, semmai un nobile appello e un nobile esempio.
Aveva già tentato Ugo Finetti, a fine luglio: «Saragat, da cofondatore del Partito Socialista, quando litigò con Pietro Nenni dando vita ai nuovi gruppi parlamentari del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, automaticamente si dimise da presidente dell’Assemblea Costituente. Nessuno gli chiese di dare le dimissioni, ma lui, che della nuova formazione politica era il leader politico pur non guidando il gruppo nell’Assemblea, ritenne di non essere più compatibile con quel ruolo» (il Giornale, 31.7.2010).
Differenza trascurabile tra presidenza della Camera dei Deputati (Fini) e presidenza dell’Assemblea Costituente (Saragat)? Riciclando l’argomento di Finetti, si può renderla ancora più trascurabile, basta farla inerte nel contesto: «La prima assemblea parlamentare repubblicana, la Costituente, visse un episodio simile a quello che si va determinando oggi con Gianfranco Fini. L’assemblea era presieduta da Giuseppe Saragat, che nel gennaio del 1947 uscì dal Partito socialista, nelle cui file era stato eletto, per fondare una formazione socialdemocratica, e in conseguenza di questa scelta si dimise dalla presidenza…» (Il Foglio, 8.9.2010).
Sorvolando sull’inciso («la Costituente»), l’assemblea parlamentare presieduta da Saragat non sembra in tutto simile a quella presieduta da Fini? C’è solo da aspettarsi che la differenza passi inosservata e che Fini sia lusingato dall’esempio.
Pià che altro, quando Bossi fece cadere il governo eletto "dal popolo" nel 1994, Irene Pivetti, leghista, rimase Presidente della Camera fino alle elezioni. Qualcuno dovrebbe ricordarglielo.
RispondiEliminaIn ogni caso il problema, né ora né allora, si sarebbe posto se si fosse continuata la prassi di lasciare all'opposizione la presidenza della Camera.
Lorenzo Lazzeri