Ecco i primi risultati della sconsiderata campagna contro l’elevato numero di parti cesarei in Italia, sulla quale mi ero permesso di avanzare qualche dubbio già nel 2002, quando a sollevare il problema furono i Radicali, sempre primi in tutto, e per i quali si era di fronte ad un fenomeno analogo a quello delle mutilazioni genitali femminili: “La donna aveva chiesto il parto cesareo ma per la clinica non c’erano i presupposti per eseguirlo” (ansa.it, 26.9.2010). Vi chiederete quali fossero i “presupposti”, li troverete nelle linee guida che il Ministero della Salute ha emanato qualche mese fa (le commentavo qui). Prima di quella data, un medico avrebbe potuto decidere in pace, arrivando perfino a lasciare libertà di scelta alla donna: se vuole partorire con un taglio cesareo, perché non dovrebbe essere rispettata la sua volontà? Del proprio corpo si dovrebbe poter decidere liberamente: perché ci si può rifare naso e tette, e non si può essere libere di partorire come meglio si crede? Ma qui, nel nostro caso, la cosa più grottesca è che sulla lotta al parto cesareo Ministero della Salute e Radicali una volta tanto si trovano d’accordo, anzi, c’è l’onorevole Maria Antonietta Farina Coscioni che continua a sollecitare il governo con le sue interrogazioni parlamentari sul massacro di pance che si consuma lungo la Penisola. Ecco i primi risultati: niente cesareo, parto spontaneo e, voilà, il feto muore. Poi, sì, certo, va’ a capire se non fosse destino... Una cosa è sicura: sono state rispettate le linee guida del Ministero e prosegue la battaglia radicale contro le mutilazioni genitali femminili nostrane. E dunque stavolta faremo un’eccezione: metteremo questo morto in conto ai Radicali. Qualcuno, so bene, cinicamente commenterà: “Un feto in più, un feto in meno… Non batteranno ciglio”. Sbagliato: questo qui era un feto voluto, uno di quelli sacri pure ai Radicali.
"lasciare libertà di scelta alla donna: se vuole partorire con un taglio cesareo, perché non dovrebbe essere rispettata la sua volontà? Del proprio corpo si dovrebbe poter decidere liberamente: perché ci si può rifare naso e tette, e non si può essere libere di partorire come meglio si crede?"
RispondiEliminaDipende: naso e tette si possono far rifare (per motivi meramente estetici) a spese del SSN?
Mi pare che la questione (a parte i clericali della mozione Partorirai con Dolore) sia tutta li': il cesareo costa piu' del parto naturale (o sbaglio?).
Statisticamente, se e' ancora vero che l'Italia ha il record europeo dei cesarei, come si concilia con un tasso di natalita' di 1,4 figli per donna?
La vicenda è complessa. Bisogna andare a vedere i dettagli: cosa è cambiato, dopo la pubblicazione delle linee guida, nella valutazione dei parametri per cui una donna può partorire col cesareo, come viene considerata la sua personale opinione (cui io darei il massimo rilievo possibile, visto che la pancia è sua e meglio di lei non la conosce nessuno), come vengono assunti i primari ospedalieri etc.
RispondiEliminaA mio avviso però il principio non è scorretto a priori: in certe zone del sud, soprattutto quelle con il maggior numero di posti ospedalieri per persona e il peggior servizio sanitario pubblico, viene effettuato un numero di parti cesarei spropositato (mi pare di ricordare una cifra intorno al 60%), anche su suggerimento di primari il cui solo fine è spremere le casse dello stato con interventi inutili; più in generale, in tutto il mondo occidentale il parto è eccessivamente medicalizzato.
Bisogna trovare una giusta via che sappia coniugare il bisogno di sicurezza che la medicina può offrire ed una gestazione più naturale, là dove possibile (e lo dico da padre di un bimbo nato con un cesareo assolutamente necessario dopo un travaglio travagliato).
> Essere il padre di un bimbo non dovrebbe consentire di ritenersi in grado di dire a una donna come partorire suo figlio, più o meno naturalmente.
RispondiEliminaStai parlando con me? Io scrivevo
> la sua personale opinione (cui io darei il massimo rilievo possibile, visto che la pancia è sua e meglio di lei non la conosce nessuno)
Non mi infilerei mai il camice per andare nelle corsie dei reparti di maternità a dire alle donne come DEVONO partorire! Però non mi dispiacerebbe invece che i medici dicano alle donne come POSSONO partorire. E pensa un po', tra queste remote possibilità esiste anche quella praticata per milioni di anni da tutti i mammiferi, noi inclusi. Non so se è una buona definizione di parto naturale, che peraltro può essere praticato in tutta sicurezza sotto l'acuta supervisione di persone competenti (salvo complicazioni gli ostetrici bastano e avanzano), con materiali sterili, in anestesia locale etc., e senza bisogno di un lungo ricovero ospedaliero post-intervento. Insomma con tutti i lussi che la civiltà contemporanea ci concede. Non so se cogli la sottile differenza tra questo e il vivere in una grotta mangiando bacche e morendo di polmonite.
Se vogliamo essere più veniali, il parto cesareo costa allo Stato, moltissimo, come gran parte delle cure e degli esami inutili che vengono prescritti per ottemperare al buon funzionamento di un sistema sanitario disumanizzato. Chi chiede di ridurre la medicalizzazione della malattia (pensa alla malattia mentale, come la "depressione") non lo fa perché cerca una rinata sintonia con la natura nel nome di qualche filosofia orientale, ma perché pensa che questo migliori l'efficienza del sistema e la qualità della vita. E spesso lo può anche dimostrare.
Senza dimenticare poi che il parto non è una malattia (anche se qualcuno sostiene che la vita lo sia: una malattia venerea, cronica, letale).
Caro Castaldi, ti ricordo un fenomeno opposto: le donne costrette, o fortemente incoraggiate, al cesareo. Anche se è più pericoloso per la salute della madre. Se dipendesse dai medici che ho trovato, adesso avrei una cicatrice nella pancia. Il tutto perché l'ospedale guadagna di più a fare i cesarei. Alla faccia delle linee guida dell'OMS, non dello stato italiano.
RispondiEliminaBen venga la libertà di scelta delle donne, ma che sia una libertà informata.
Ricordo infine che l'Italia ha una percentuale di cesarei ben sopra la media oms racomandata.
Infine, si muore anche di parto "naturale" - specie se, come è successo non troppo tempo fa, un ginecologo frettoloso applica il forcipe a 5cm di dilatazione, spacca l'utero e lascia la vittima a morire dissanguata.
Con le statistiche bisogna sempre andarci cauti.
RispondiEliminaspecialmente con i confronti con gli altri paesi.
Che l'età delle donne italiane partorienti è mediamente più elevata che nel resto d'Europa non ha nulla a che vedere, almeno in parte beninteso, con la maggior frequenza dei cesarei?