lunedì 21 marzo 2011

Branchie


Su Il Sole-24Ore di ieri trovavi:
● Sua Eccellenza, monsignor Bruno Forte, che ti leggeva a cazzo di cane la sentenza della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, quella sul crocifisso,
● Sua Eminenza, il cardinal Gianfranco Ravasi, che cercava di convincerti di un fondo di fede nel disperato nichilismo di Emil Cioran,
● l’usignuol de’ la Cei, il poeta Davide Rondoni, che si intratteneva sul disagio di noi umani prendendo spunto da Alberto Bevilacqua,
● Daniele Bellasio, che sembrava in bigodini sotto il casco del coiffeur: “Non c’è che dire: il primo presidente afro-americano della storia degli States è di un fotogenico pazzesco”,
● Christian Rocca, che ci teneva a dirti di aver composto ben 3 brani in 3 giorni grazie a un software buono anche per chi non sa leggere la musica, né scriverla, né suonarla,
● Marco Ferrante, che si produceva in una marchetta a forma di epopea,
● Franco Debenedetti, un po’ meno lucido del solito,
● Alberto Mingardi, un po’ più opaco di sempre.
Insomma, il giornale sembrava Il Foglio con l’herpes.

Ora, sì, quando un quotidiano ha una caduta verticale di copie vendute, sarà colpa del direttore e i signori industriali hanno fatto bene a liberarsi di Gianni Riotta, ma siamo onesti: a togliere solo la testa al pesce, puzzano le branchie.

8 commenti:

  1. No, Alberto Bevilacqua no. No. No. NO. No. [Si tiene la testa fra le mani e si mette seduto in un angolo] No. No. No...

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  2. Diciamo che delle 24 ore a malapena due si salvano.

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  3. Cazzarola....."sembrava Il Foglio con l'Herpes" è geniale.
    Sempre un piacere,passar di qua.
    Stia bene.
    Ghino La Ganga

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  4. Peccato che non si possa dire che il direttore farà la fine di Luca Brasi...

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  5. Mi piacere presto leggere da queste parti le ragioni che hanno spinto un'organizzazione come Confindustria a calare le braghe "culturali" (e non) nei confronti della Compagnia delle Opere.
    Grazie in anticipo

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  6. Il flirt cattolico con Cioran non mi sembra stravagante, né privo di motivazioni. Più che nichilismo, il suo mi pare una posizione di derivazione gnostica, che vede il mondo come prodotto di un funesto demiurgo rispetto al quale diviene necessario un salto di trascendenza, che sia verso l’infinito superno o verso l’abisso ctonio in fondo importa poco, purché all’asse “orizzontale” dell’affezione per le cose terresti si sostituisca quello verticale che tiene insieme il mondo di sopra e quello di sotto. Chiaro, per me son tutte bubbole, ma si tratta di una tendenza riemersa con vigore nel corso del Novecento, e che si è spesso incrociata con certo cattolicesimo: basti pensare, per dirne uno, a René Girard.
    Del resto, se è vero che la faccenda del demiurgo fa a pugni con l’idea della creazione come frutto dell’amore divino, è altrettanto vero che elementi gnostici e manichei sono presenti fin dalla patristica, a cominciare da Agostino; soprattutto, mi sembra che questo approccio contenga molti elementi perfettamente funzionali alla visione politica della CDO: il rifiuto del modernismo come visione progressiva che unisce istanze cognitive, politiche e culturali in una prospettiva tutta orientata alla storicità reale, l’esaltazione di una elite capace della sprezzatura verso il mondo, l’affermazione dell’insufficienza di senso che può essere compensata solo con un rovesciamento nella trascendenza. Il ciellino colto, e mi si passi l’ossimoro, prova un esaltante frisson nel sentirsi così superiore al mondo, il suo masochismo si esalta nel constatare la pochezza di ciò che si è, senza contare quel gusto di proibito a buon mercato che offre il nichilismo e la sfrenata eccitazione dei sensi nel cercare di redimerlo. Ne ho conosciuti parecchi di tizi così, purtroppo.

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  7. Rimini, grosso modo 1970, ore 8 del mattino in una piccola cappella vicina alla sede del liceo classico G. Cesare dove quelli di comunione e liberazione, una potenza all'interno di quella scuola anche da da me frequentata, si trovavano per la preghiera mattutina prima dell'inizio delle lezioni; io c'ero spinto da una perversa curiosità e per le insistenti richieste di un mio caro amico che ne faceva parte. Ad un certo punto, in una specie di rito penitenziale pubblico uno studente si è alzato, si è diretto verso l'altare e, ad alta voce, ha chiesto perdono a Dio per non essere ancora riuscito a campiere, letterale, la sua "sintesi culturale"!
    No, dico, la cosa parte da lontano, o no?

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