lunedì 22 agosto 2011

Chiusa



Domani è lunedì, inizia un’altra settimana e io vorrei lasciarmi alle spalle, per non tornarci più sopra, la polemicuzza che ho intrattenuto in questo week end con Francesco Maria Colombo, a partire da un lungo articolo a sua firma, che prendeva tutta la prima pagina de Il Foglio di mercoledì 17, e nel quale mi è sembrato di trovare, in mezzo a molte affermazioni malamente argomentate, un errore madornale (lo zigote come prodotto della meiosi). Rimanevo stupito, più ancora dell’errore, del fatto che il giornale non provvedesse a correggerlo, né giovedì 18, né venerdì 19. Sabato 20, nella rubrica della posta, Il Foglio pubblicava una mia segnalazione dell’errore, che però il direttore liquidava come futile pignoleria “grammaticale”. Conoscendolo un pochino, mi ritenevo soddisfatto: era l’ammissione della gravità dell’errore e del serio imbarazzo per averlo pubblicato, e questo mi veniva confermato dalla tempestiva scomparsa dal sito del giornale di quello che era stato definito, appena il giorno prima, “un formidabile manifesto anti aborto”. Un’intera prima pagina, mercoledì 17, per poi essere assente ne “La crème degli articoli apparsi nell’ultima settimana”, domenica 21, introvabile nella versione testuale (anche nella sezione a pagamento) e al momento reperibile solo nell’archivio pdf, dal quale ciò che imbarazza scompare solo dopo un certo lasso di tempo.
In qualche modo, non importa quale, Francesco Maria Colombo è stato in grado di mettersi in contatto con me e dopo aver ammesso l’errore madornale, dandomene una spiegazione che continuo a ritenere poco convincente, mi ha chiesto di discutere sulla questione da lui affrontata nell’articolo. Ho accettato a patto che la discussione fosse pubblica e così è stato (vedi Corrispondenze, commenti compresi). Nel discutere – assai amabilmente, devo dire – Francesco Maria Colombo ha ripetutamente respinto i miei argomenti, opponendo loro quelli che fin dall’articolo apparso su Il Foglio erano riconoscibili in quelli che Jeremy Bentham definisce “sofisma di autorità” e “sofisma delle leggi irrevocabili” (The Book of Fallacies, 1824), nella figura dell’“obbligazione della ragione” in Kant. In altri termini, l’autorità di Kant bastava a definire omicidio l’aborto, e irrevocabilmente. Poi scoprivamo che Kant era riuscito a produrre addirittura una giustificazione dell’infanticidio, almeno in caso di bambini nati fuori dal matrimonio (Metafisica dei costumi, 1797), e allora abbiamo chiuso la questione: quel suo “agisci in modo che la tua volontà possa istituire una legislazione universale” si è improvvisamente ammosciato in mano a Francesco Maria Colombo, come mai ci auguriamo accada alla sua bacchetta di direttore di orchestra.

3 commenti:

  1. Ecco sì, lo volevo dire anche di là, ma poi la facevo lunga, noiosa e didascalica. Quindi la faccio personale e breve. L'argomento per autorità, su Kant poi, è una delle cose che più mi sta sui coglioni. È la sublimazione laica del dogmatismo a cui sono abituati, e perciò pensano che questo permetta loro di affermare "sto ragionando da laico". Il plurale è perché mi ci sono imbattuto spesso, nell'armamentario di ogni teista con una spruzzata di cultura.

    Questa cosa per cui la deontologia sia la verità ultimativa mi dà un fastidio che si spegne solo nella considerazione che hanno perso. Che, per fortuna, il mondo (quello laico) si regge praticamente in esclusiva sull'utilitarismo, mi sia scusata la parolaccia.

    Del resto, a raschiare il fondo del barile di ogni deontologo c'è – necessariamente – un nocciolo di consequenzialismo. Sfido.

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  2. Sì, Giovanni, è come dici, ma sarei più cauto sul fatto che abbiano già perso. Penso, infatti, che ci sia ancora molto da fare, soprattutto adesso che dalla loro hanno un mondo più impaurito, più ignorante e più affamato di qualche anno fa, al quale si può imporre più facilmente una qualsiasi verità ultimativa.

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  3. @-->Luigi Castaldi
    Se me lo permette, ultimerei la sua affermazione di cui al commento precedente, con "... in cambio di pane o della promessa di pane".
    Ho l'impressione che, presto, sarà questo il ricatto, quando la rimanente parafernalia lascerà indifferenti i più.

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