mercoledì 29 settembre 2010

Varie


Gians sintetizza a meraviglia una faccenda sulla quale io mi sarei dilungato inutilmente. Lo ringrazio per avermelo risparmiato.

Giorni fa ho commentato un’intervista che Pippo Civati ha concesso a Libero, segnalando la sua straordinaria capacità di saper conciliare confusione di idee e velleitarismo, che in varia misura è comune a quasi tutti altri giovani dirigenti del Pd, che non sanno che cazzo vogliono, ma lo vogliono con fiera determinazione. È venuto a lamentarsi fra i commenti, ma onestamente non ho capito di cosa, però mi ha fatto sentire un poco in colpa e mi son chiesto se per caso non fossi stato troppo severo, ripromettendomi di ricalibrare il giudizio alla prima occasione. Eccola: “Ero a Cesena, a Grillo va prestata attenzione, ma ho sentito troppi toni alla Bossi” (il Riformista, 28.9.2010). Quel ma dovrebbe voler significare che, tolti i toni alla Bossi, il grillismo meriterebbe un’interlocuzione politica: il giovane non savvede che il grillismo è un leghismo senza terra o con terra virtuale, un web-leghismo, mefitico come tutti i populismi, che non hanno altro fine se non rincorrere umori, col naso dell’istrione o il monitoraggio del demoscopista. Ora, la politica sta allantipolitica come un progetto di società sta alla liturgia dellassemblearismo degli autoconvocati (tempo fa lho chiamato gentismo). Spiace dire che anche qui Pippo Civati dimostra confusione di idee e velleitarismo.

Bella pagina di Federico Orlando (Europa, 28.9.2010), come sempre quando parla del suo Montanelli. Stavolta ritorna sul periodo in cui il suo Indro subì da il Giornale lo stesso trattamento che poi sarebbe stato riservato a Fini. Dimentica di dire che a Montanelli fu rimproverato fino alla morte di essersi accorto troppo tardi di chi davvero fosse Berlusconi, e solo dopo morto il rimprovero cessò del tutto.
 

4 commenti:

  1. Dopo vent'anni di potere reale, l'antipolitica della Lega ha mostrato bene quale sia il suo progetto di società: la scuola di Adro. Se putacaso il grillismo fosse, in misura molto minore, chiamato a governare sul serio comuni, province, regioni... (mi spingo un po' in là per assurdo), quel tanto che basta per lasciare un segno minimo, credi davvero che il loro progetto di società possa essere paragonabile a qualcosa del tipo di "Adro"?

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  2. Premesso che non l'ho mai votato e non lo voterò mai (visto che ho deciso che non voterò più), non ho capito l’analisi sul grillismo come leghismo. Grillo utilizza se stesso come un veicolo per pubblicizzare delle innovazioni (in ambito tecnico-scientifico) che sono finalizzate a migliorare la vita quotidiana: parla di razionalizzazione di fenomeni come il traffico automobilistico, parla di riduzione dell’inquinamento, parla di come si può (perché in molte parti d’Europa e in altri continenti lo fanno) ridurre in modo significativo i rifiuti. Per non parlare di elementi populisti (la trasparenza nelle sedi decisionali, nei concorsi pubblici, etc). Insomma non parla mica di ingegneria costituzionale, di senato delle regioni, di bicameralismo più-che-imperfetto. Le cose che auspica sono piccole e grandi cose che in buona parte dell’Europa sono presenti e che "più o meno" funzionano. Grillo probabilmente sogna che l’Italia possa diventare un giorno lontano un paese simile alla Germania. Bossi cosa veicola? Odio verso gli stranieri, odio verso gli italiani del centro-sud, odio verso le istituzioni di cui fa parte. Quali sarebbero le innovazioni di cui si fa portatore? Il centralismo regionale? Le macro-regioni? Le Province Unite del Nord? Mooooolto interessante...

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  3. E invece applausi, e ancora applausi, sull'analisi del grillismo. A margine, sulla polemica tra vecchi e giovani: Ciwati ha nove anni più di me, ed è più confuso di quando io ne avevo diciassette. Giovane un cazzo.

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