giovedì 4 agosto 2011

In questo punto critico

Se questo governo non arriva a fine legislatura, la pur lontana possibilità che Silvio Berlusconi rivinca le prossime elezioni politiche è irrimediabilmente persa, e con essa, per lui e i suoi alleati, per i sodali che hanno goduto della sua protezione, per i ruffiani che hanno affollato la sua corte, per chiunque abbia vissuto delle briciole che cadevano dalla sua tavola, tutto è perso. È comprensibile, dunque, che egli sia disperatamente aggrappato alla Presidenza del Consiglio e che a lui siano disperatamente aggrappati complici e famigli, dipendenti e clienti, troie e quaquaraquà. Per costoro, ovviamente, la questione non si pone.
La questione che riguarda tutti gli altri, anche chi ha votato Silvio Berlusconi nel 2008, è che questo governo è del tutto inadeguato a fronteggiare una crisi che volge alla catastrofe, prima di tutto perché non è capace di prenderne atto con l’indispensabile autocritica che sarebbe la premessa minima alla ricerca di una qualsivoglia soluzione. La negazione dell’evidenza e la distorsione della realtà sono tratti della personalità di Silvio Berlusconi che improntano la sua azione di governo, con una sottovalutazione dei problemi che ha intento ed efficacia di esorcismo e una sopravvalutazione delle proprie energie che arriva ad assumere forme deliranti, fino alla folle convinzione che i problemi si risolvano con l’ottimismo ad oltranza, spudoratamente esibita come filosofia politica e anima del programma.
Nessuno, a tutt’oggi, è stato capace di guarire Silvio Berlusconi da questa sua grave patologia o, in ogni caso, di dissuaderlo dal guardare alle prestazioni economiche del paese con la stessa indulgenza, la stessa esaltata soddisfazione, con la quale prende per credibili le lodi che gli vengono da lacchè e puttane. È un caso clinico senza speranza, un affetto da narcisismo maligno dalle straordinarie doti di impostore e manipolatore, con straordinari mezzi a disposizione per fare dell’impostura e della manipolazione le regole del mondo che è in grado di costruire attorno a lui.
Quando un mondo di questo tipo subisce crepe e le inevitabili infiltrazioni di realtà, il malato reagisce come aggredito dalla più letale delle minacce, e le sue reazioni diventano pericolosissime, per più ritorsive, sempre nel segno della proiezione, assumendo i caratteri allucinatori della legittima difesa. Attorno a un malato del genere, allora, tutto è a rischio, a cominciare da quanto, pur non appartenendogli, sia per tempo andato incontro a quel processo di assimilazione  che è una nota distintiva dei deliri di onnipotenza. In questo caso, parliamo della cosa pubblica, che in numerose occasioni Silvio Berlusconi non ha dato prova di saper più distinguere da quella privata, e che in tali situazioni diventa ciò che un pazzo del suo genere si sente autorizzato a sacrificare pur di difendersi.
Passando dalla psichiatria alla politica, siamo al punto in cui il paese ha in Silvio Berlusconi un pericolo mortale. Quando ancora non eravamo in questo punto critico, erano in molti ad augurarsi la sua morte come una delle possibili soluzioni per sbloccare il quadro politico. È davvero strano che, assai meno che prima, oggi nessuno la consideri come l’ultima rimasta. Forse siamo a tal punto irretiti dalla sua pazzia al punto da considerare anche noi sacrificabile la cosa pubblica alla sopravvivenza di uno, lui. 

3 commenti:

  1. La cosa pubblica e' già sacrificata alla sopravvivenza di molti. Piantiamola una buona volta. L'Italia e' da rifare.

    Vincenzo

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  2. http://mazzetta.splinder.com/post/25387842/il-direttore-di-pontifex-arrestato-per-stalking

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  3. Una Olgettina che gli attacca i cavetti della batteria dell'auto alle orecchie credendolo e facendogli credere che si tratti di un gioco erotico...

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