lunedì 12 luglio 2010

Incipit


Noi polpi subiamo l’ignoranza e la crudeltà di voi umani da millenni, salvo rarissime eccezioni (Alain Prochiantz, À quoi pensent les calamars?, Éd. Odile Jacob 1997). Abbiamo un sistema nervoso di una certa importanza (più sofisticato di quello di un embrione umano al terzo mese, per esempio), ma scontiamo la colpa di non avere nulla di antropomorfo (siamo meno antropomorfi di una cretinissima formica) e siamo trattati peggio delle vongole. Eloquente è il caso di mio zio. Se a dare i risultati delle partite dei Mondiali di calcio fosse stato un cavallo, quale tifoso della squadra data per perdente si sarebbe azzardato a minacciarlo di ridurlo a bistecche? Bene, non c’è stato un solo articolo scritto su zio Paul che rinunciasse almeno all’allusione di lessarlo o grigliarlo. Per gli animali sacrificati dagli aruspici per leggerne le viscere si aveva più rispetto, non per zio Paul.

[...]

3 commenti:

  1. Beh, cro il mio polpo, non è che suo zio abbia tanti riguardi per i gasteropodi che usano come premio per i suoi vaticini.
    E pensare che sono pure mezzi parenti ...

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  2. e il povero pappagallo?

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  3. ma nooo... se fosse stato un cavallo ci sarebbero state battute sulle bistecche di cavallo, se fosse stato un maiale ci sarebbero state battute sul jamón spagnolo, sulle mortadelle, sui salami e finanche sul "per' e muss'", ché del maiale non si butta via niente.

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