Fetal awareness (Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, III/2010):
“In reviewing the neuroanatomical and physiological evidence in the fetus, it was apparent that connections from the periphery to the cortex are not intact before 24 weeks of gestation and, as most neuroscientists believe that the cortex is necessary for pain perception, it can be concluded that the fetus cannot experience pain in any sense prior to this gestation. After 24 weeks there is continuing development and elaboration of intracortical networks such that noxious stimuli in newborn preterm infants produce cortical responses. Such connections to the cortex are necessary for pain experience but not sufficient, as experience of external stimuli requires consciousness. Furthermore, there is increasing evidence that the fetus never experiences a state of true wakefulness in utero and is kept, by the presence of its chemical environment, in a continuous sleep-like unconsciousness or sedation. This state can suppress higher cortical activation in the presence of intrusive external stimuli. This observation highlights the important differences between fetal and neonatal life and the difficulties of extrapolating from observations made in newborn preterm infants to the fetus”.
Rammento di essere entrato nel merito della questione in due o tre occasioni – la prima volta, penso, verso la fine del 2004 – ed era sempre in polemica con quel brutto vizio tipicamente prolife di sparare observations a cazzo di cane, extrapolating da mere suggestioni sentimentalistiche l’esistenza di una qualche awareness fin nell’ovocellula or ora fecondata. E rammento di aver scritto che, prima della ventesima settimana gestazionale, il feto – simpliciter – non è in grado di soffrire.
Bene, sono costretto a far presente a quanti rimasero turbati da quella mia affermazione (rammento che uno rimase tanto turbato da darmi pure del “medico di merda”) che in realtà ogni consapevolezza è impossibile addirittura prima della ventiquattresima settimana. Nel pregare lorsignori di ritrarre di altre quattro settimane la velleitaria proiezione di ex embrioni, li invito a prenderne conoscenza nel sopralinkato e ben documentato Review of Research. Senza metter su musino, via.
Se un essere umano non è in grado di soffrire si può tranquillamente far fuori. Interessante principio da applicare nei confronti di tutte le persone moleste. Basta un'anastesia e ce le leviamo dalla scatole.
RispondiEliminaMa dico, non pretenderà mica che Verità di Fede vengano messe in dubbio da mere verifiche basate sulle scienze empiriche?
RispondiElimina@ Angelo
RispondiEliminaVorrà dire "embrione di un essere umano", suppongo. E allora non è ancora "essere umano", lo sarà, eventualmente.
No, non volevo dire embrione. Parlavamo di feti e lei conosce bene la differenza tra feto ed embrione. Difficile negare che un feto di 26 settimane non sia un essere umano. Il punto che mi interessa però non è questo, ironizzavo sull'assunto che chi non soffre si può uccidere. Una volta accettato questo presupposto, mi pare irrilevante discutere quando si inizia a soffrire, visto che una buona anestesia elimina la sofferenza fisica di chiunque, anche dopo le 26 settimane.
RispondiEliminaUna volta c'era l'anima, ora ci si attacca all'ovocellula.
RispondiElimina@ marcoboh
RispondiEliminaSì, infatti, ma fallo dire, fallo dire...
Da Malvino mi aspettavo una risposta argomentata.
RispondiEliminaMarcoboh, cosa è lecito fare allora se la capacità di soffrire viene persa? C'è differenza se questa perdita è temporanea o permanente? E perché?
Come vede, l'incapacità di soffrire non è rilevante nel decidere se sia giusto uccidere un essere umano, perché dobbiamo prima decidere cosa sia un essere umano e poi cosa sia lecito fare quando le sue capacità cambiano.
Che vuole che le dica, caro Bottone? Lei scrive: "Difficile negare che un feto di 26 settimane non sia un essere umano". Qui si parlava di feti a 24 settimane, innanzitutto, e poi non si negava che fossero "umani". In tal senso, anche un'ovocellula umana fecondata da uno spermatozoo umano può dirsi zigote umano. Qui si discuteva di tutt'altro, ma lei ha rispolverato il solito armamentario della sofistica da sagrestia per cambiare le carte in tavola. Si parlava della consapevolezza del feto, si parlava del suo non essere in grado di soffrire prima della 24. settimana gestazionale, contrariamente a quanto sostenuto da certa cattiva retorica da sagrestia, e lei se ne viene con le solite cazzate del tipo "chi non soffre si può uccidere" senza entrare nel merito... Perché dovrei seguirla lungo la tangente?
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