Volendo commentare l’intervista che don Luigi Verzé ha concesso a Claudio Sabelli Fioretti (La Stampa, 12.7.2010) è arduo – fino all’impossibile – decidere da cosa cominciare.
Si tratta di un mentecatto che straparla, facendo cumulo di spropositi e sfoggio di ignoranza. Può darsi che da giovane avesse quel tanto di affascinante ambiguità da sembrare (a chi proprio volesse) uno spirito visionario ed eroico, un carisma sprizzato dalla vena più ardente della Chiesa, un riformatore del più genuino protocristianesimo, che però incanta politici, fornitori e clienti. E può darsi che da giovane fosse perfino un profetico preconscio della Chiesa postmoderna come migliore traduzione della tradizione. Può darsi. Fatto sta che, oggi, meriterebbe il trattamento sanitario obbligatorio.
Come il Re che se va nudo pensando di indossare abiti di sopraffina qualità e sublime taglio, don Verzé va avanti e indietro nell’intervista, mostrando tutto il ventaglio sintomatologico della classica dementia: gli hanno fatto credere di essere un alter Christus – son cose che ti mettono in testa fin dal seminario – e in quegli abiti ormai ci sta tanto comodo da potersi permettere affermazioni disinvolte, come grattarsi i coglioni con una mano in tasca.
Tasca trasparente: “Quando mi impediscono di fare una cosa che Dio mi chiede, non c’è Santo che mi tenga. Prima o poi la persona che mi impedisce di fare quella cosa sparisce. […] Se io fossi Papa non farei il monarca, ma tutte le mattine starei davanti a Gesù Cristo a pensare. E la Chiesa? Che si arrangino quelli della Segreteria di Stato. […] Dio, creatore, insuffla direttamente l’anima nello zigote. Queste cose le ho imparate studiando Aristotele, Socrate e Platone. […] Abbiamo il terreno. Stiamo cercando i soldini”.
Nessuna persona perbene tanto onesta da gridare: “Il Re è nudo e don Verzé è matto”?
In effetti si fa proprio fatica a formulare un commento logico al delirio di un tale mentecatto. Degno compare dell'amico-nano-insufflato-d’amore.
RispondiEliminaDivertente quando si vanta di aver insufflato amore al nano, dopo l’episodio del souvenir del duomo, (e gli effetti di questo amorreeee sono proprio sotto gli occhi di tutti!) Non pago di questo successone, ha pure insufflato amore a un povero corvo goloso di anatroccoli, trasformandolo in esempio educativo per i colleghi corvi. Caspita, se questi non sono i segni della santità….
Strano comunque che sia lui che il nano non sembrino particolarmente smaniosi di raggiungere la condizione essenziale per essere canonizzati. Anzi!
regà, il s.raffaele ha imbastito al nano che sarà capace di farlo vivere fino a 120anni.
RispondiEliminaè l'unico istituto di ricerca coi fondi sufficienti per lavorare tranquillamente.
questo è uno che ruba in casa dei ladri, altro che matto.
purtroppo la maggior parte dei fondi che si beccano sono pubblici
Eccomi pronto a rispondere all'appello, perbacco: mai letto né ascoltato 'sto Verzè, ma ne realizzai l'infima levatura quattro anni or sono, quando, in visita al San Raffaele, ebbi modo di ammirarne gli orrendi arredi, tutti personalmente voluti, mi spiegarono sussiegosi, "personalmente dal Don".
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