lunedì 12 luglio 2010

Spedizioni

“Secondo quanto scrive Associated Press, quella di convertire i rifugiati nordcoreani e poi rispedirli nel proprio paese d’origine per diffondere il messaggio cristiano sarebbe una pratica iniziata alla fine degli anni novanta. Non si sa quante siano le persone che nel corso degli anni sono state convinte a tornare in Corea del Nord in missione evangelica. Il reverendo Isaac Lee, missionario di base a Seul, ha dedicato la sua vita alla diffusione del messaggio cristiano nel Nord. «È il loro paese – ha detto alla Associated Press – e poi sanno dove andare e dove fuggire. Però sono sempre molto turbato quando devo mandarne uno al Nord perché so bene che tipo di punizioni ricevono se vengono trovati»”.
“Rispedire”, come scrive Il Post, mi pare la migliore traduzione del “send back” usato dalla Associated Press.

Son Jong Nam è morto in un carcere nordcoreano, presumibilmente sotto tortura. È da considerare un martire della fede perché era in carcere per propaganda religiosa, roba severamente vietata in Corea del Nord, ma imperativo categorico per ogni buon seguace di Gesù: “Andate e annunciate” (Mt 28, 19), “Predicatelo dai tetti” (Mt 10, 27), “Chi non è con me è contro di me” (Lc 11, 23), insomma, cose così.
Con questa sua natura totalizzante si può capire che un dittatore – Kim Jong Il, in questo caso – possa pigliare a considerare il cristianesimo come un temibile antagonista nella competizione al pieno ed esclusivo controllo degli individui, e allora – salvo un bel concordato – si arriva agli attriti: i tipi come Son Jong Nam, ancorché inermi in tutto tranne che in una ferrea determinazione, sono da eliminare. Superfluo dire che questo addolora, ma quando due pretese totalizzanti arrivano all’incompenetrabile – e vi arrivano sempre – è inevitabile che scappi il morto, solitamente quello più debole.
Il reverendo Lee lo sa bene e per dirsi “molto turbato” (Il Post) usa l’espressione “I agonize a lot” (Associated Press), così si sente un po’ morto anche lui. “Perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21), fatta ovvia distinzione tra spedito e speditore.

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