giovedì 28 aprile 2011

Accetti?


“Penso che se uno si rifiuta di assolvere un compito affidatogli dalla chiesa (cattolica), vuol dire che non ha fede in essa, nell’istituzione in sé. Nel film [Habemus Papam], al Papa in fuga viene chiesto se abbia perduto la fede, e lui risponde «no, assolutamente no». È una risposta funzionale al film e alle sue sottili polemiche, ma è assolutamente fuori luogo. Chi crede nella chiesa, sa che essa è fondata sul carisma, un carisma che le viene, secondo tradizione, direttamente da Cristo. E se Cristo l’ha affidata a un semplice pescatore, Pietro, come potrà abbandonare a se stesso, alle sue comprensibili angosce e ai suoi pur leciti dubbi, un suo eletto, l’eletto dai cardinali con l’assistenza dello Spirito Santo? «Domine, non sum dignus ut entres in domum meam…», ma il Signore entra. C’è, nella situazione raccontata da Moretti, qualcosa di incongruente” (Il Foglio, 28.4.2011).

Qualcosa di incongruente, allora, dev’esserci pure nella rituale domanda che il Cardinal Decano è tenuto a fare al neo eletto: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?” (Romano pontifici eligendo, 87). Se la risposta non può essere che affermativa, è domanda superflua? Se la risposta è no, il neo eletto viene scomunicato per patente mancanza di fede?


2 commenti:

  1. Secondo me c'è qualcosa di incongruente in un giornalista che cerca di confutare qualcosa di incongruente in materia di religione.

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  2. Ha ragione il buon Signor Garbet.

    Sostituirei però quell'incongruente con "evidentemente posticcio", "smaccatamente idiota", "incredibilmente inverosimile".

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