giovedì 28 aprile 2011


Che Karima El Mahroug abbia fretta di sposarsi con Luca Risso al solo fine di presentarsi dinanzi ai giudici di Milano ammantata di una rispettabilità che comunque non avrebbe effetto retroattivo nello smentire le numerose testimonianze circa un suo passato di prostituta – è quanto ha affermato un autorevole opinion leader – a me pare illazione orba e zoppa.
La ragazza è intelligente e conosce l’Italia meglio di un sociologo laureatosi alla Normale di Pisa: sa bene che le servirebbe a poco, a niente. Penso si faccia l’errore di proiettarle addosso un’immagine di squinzia coatta che puzza di pregiudizio, anche un po’ cretino. Tanto più cretino se lo si vuol fondare sulla convinzione che per una mai stata alla Bocconi il manto di rispettabilità di un matrimonio religioso abbia stoffa più pregiata di un matrimonio civile. Sì, perché pur non essendo (ancora) cattolica, Ruby Rubacuori vuole sposarsi in chiesa. E questo non farebbe ostacolo, perché i matrimoni misti (un coniuge cattolico e l’altro di altra confessione) possono essere celebrati in chiesa (ovviamente senza somministrare l’eucaristia al coniuge non cattolico): il freno posto dalla Diocesi di Genova alla fretta dei due promessi sposi è di altro genere, e attiene al contenuto delle linee guida del Direttorio Pastorale Familiare circa i corsi di preparazione prematrimoniale, vivamente raccomandati a chi si voglia accostare al sacramento.
Però è proprio qui che, a mio umile parere, sorgono i problemi, giacché al n. 63 si legge: “La partecipazione ai corsi o itinerari di preparazione al matrimonio deve essere considerata come moralmente obbligatoria, senza, per altro, che la sua eventuale omissione costituisca un impedimento per la celebrazione delle nozze”. E ancora: “Solo in casi estremi si dovrà proporre il rinvio della celebrazione del matrimonio”.
Eminenza, come la mettiamo? Lei può insistere, dire che quei corsi sono “moralmente obbligatori”, ma non può porli come condizione necessaria alle nozze. E può rinviarle un pochino, ma non troppo: se non riesce in due o tre settimane a rubricare questo caso fra i “casi estremi”, dovrà unire i due in matrimonio (pardon, ritirare il divieto posto ai parroci della sua Diocesi), voglia o non voglia.
Perché il Direttorio Pastorale Familiare non dà per indispensabili quei corsi prematrimoniali, ma il Codice di Diritto Canonico punisce severamente l’offesa al sacramento nella fattispecie dell’ostruzione.

Bù!

4 commenti:

  1. E' Don Rodrigo che non vuole, i preti sono solo dei vasi di terracotta

    RispondiElimina
  2. Insomma, dal Royal Wedding
    al Troyal Wedding...

    RispondiElimina
  3. Io, in effetti, ho sentito anche la parola "sacramenti". Magari Ruby vuole proprio farsi cattolica, magari qualcuno le avrà parlato di frettolose (quanto ufficiose e riservate a pochi amici di amici) cerimonie multi-sacramento.

    A mio parere il vescovo non parlava dei corsi, ha semplicemente raccomandato ai parroci di non somministrare frettolosamente i sacramenti a Ruby.

    RispondiElimina
  4. Quoto formamentis... Ma arriverà presto il Borromeo di turno, ne sono convinto...

    RispondiElimina