domenica 3 aprile 2011

La smania


Il professionista della politica non va mai davvero in pensione, neanche quando ci va di sua spontanea volontà, che peraltro è cosa assai rara. In un individuo che per decenni abbia svolto attività politica da professionista è praticamente impossibile estinguerne del tutto il bisogno, perché quella politica è una delle attività umane che tende a prendere tutta intera la vita di un individuo, fin quasi a coincidere in essa, com’è per tutto ciò che attiva dipendenza e coazione. Anche chi da citrullo teorizza la rottamazione di una classe politica, che in realtà è possibile solo neutralizzandola, non si nasconde questa verità, e immagina per i rottamati una pensione non del tutto lontana dall’attività politica professionale, alla sezione archivio: due volte citrullo perché una classe politica può essere neutralizzata solo seppellendola, e poi la sezione archivio è sempre ad un passo dalla stanza dei bottoni.
Se “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, la politica è guerra che non si serve di mezzi cruenti, ma sempre guerra è, e non si è mai visto un generale in pensione senza opinioni sulla guerra in corso, smanioso di renderle efficaci.
Si prenda il caso del cardinal Ruini, che alla politica ha dato più di vent’anni: teoricamente è in pensione, ma smania dalla voglia di ribadire le sue opinioni su come vada usato l’esercito dei christifideles laici. In apparenza, sembra ristarsene buono buono alla sezione archivio, sembra star lì a ristudiare la Gaudium et spes e la Deus caritas est, il discorso che Giovanni Paolo II tenne a Loreto nel 1985 e quello che Benedetto XVI tenne l’anno scorso al Pontificio Consiglio per i Laici, ma smania. E chiudendo l’intervento tenuto a Riva del Garda l’altrieri, che qui proveremo ad analizzare, dice: “Concludo accennando alla questione che più mi preoccupa per il futuro del cattolicesimo in Italia: quella degli orientamenti culturali e delle scelte e stili di vita dei giovani. Tra dieci o venti anni, cioè, potremo avere ancora quel giudizio sostanzialmente positivo sulla vitalità del cattolicesimo italiano che mi sono azzardato ad esprimere riguardo all’oggi? Rendere possibile una risposta positiva non è compito da addebitarsi primariamente a chi fa politica. Tuttavia anche la politica e l’azione di governo hanno qui una responsabilità, sia pure per così dire «indiretta». Perciò vorrei chiedere anche a voi, come politici cattolici, di non sorvolare su questo interrogativo inquietante”.
È sulla “responsabilità «indiretta»” che Sua Eminenza smania, come a ribadire le linee della stagione politica alla quale ha legato la sua vita, quella del cosiddetto Progetto Culturale. Fa una pena, il Ruini. Si parva licet, sembra Rino Formica. Sembra il Massimo D’Alema che vorrebbe quel tre-volte-citrullo di Matteo Renzi, che fa politica già da 17 anni e non è riuscito a seppellire neanche Lapo Pistelli, che la fa da 24 anni. Ma non scendiamo troppo in basso e risaliamo a Ruini.

[segue]

6 commenti:

  1. hanno una paura fottuta e chiedono aiuto alla politica, ma anche questa può far poco. la mia giornalaia, che fa parte del consiglio pastorale parrocchiale, mi ha detto sconsolata che il parroco si doleva del fatto che man mano che i vecchi muoiono e fatti salvi i giovanissimi che a messa ce li obbligano, per il resto c'è sempre più il vuoto. un potere e una coscienza miserabile ha bisogno della miseria per prosperare

    hai letto il crocifisso di stato di sergio luzzato? sono dieci euro ben spesi

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  2. Nella miseria, l'essere umano si rifugia nella fede. Quando ha la pancia piena e i piedi caldi, puo' passare il tempo a bearsi del suo intelligente ateismo.
    Mi chiedo quale dei due atteggiamenti sia piu' miserabile.

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  3. @ ken
    Lei ha già la risposta: l'atteggiamento meno miserabile è quello che lei stesso definisce intelligente.

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  4. Olympe de Gougeslunedì, 04 aprile, 2011

    @ ken

    quando risponde Malvino non c'è bisogno d'aggiungere (vedi altro post al "cattolicodisinistra"), ma vorrei far notare che ho scritto:
    "una coscienza miserabile ha bisogno della miseria per prosperare", perciò il dubbio non c'era e del resto solo una coscienza miserabile può preferire per l'essere umano (in genere gli "altri") il "rifugio" dell'ignoranza e della superstizione, il continuare a pagare la cauzione a un dio fasullo, rinunciare a rivendicare il diritto ai piaceri che la ricchezza, non ultima quella della chiesa, si arroga. o ci vuol far credere che è preferibile vivere in una favela? passi qualche ora tra gli atei sazi piuttosto che tra i miserabili delle parrocchie, non potrà che giovarle

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  5. Caro Ken,

    analisi poco approfondita, che non prende molti casi in esame.

    Cosa spinge chi ha la pancia piena e i piedi caldi a rifugiarsi nella fede?

    La voglia di avere la pancia più piena e i piedi più caldi (A) o un'insopprimibile stupidità teista (B)?

    E in assoluto la più miserabile non sarebbe l'opzione A?

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  6. Scusate i 10 giorni di ritardo.
    C'e' un'ipotesi (C) che non considerate, e presuntuosamente vi posso dire che e' strettamente legata proprio a quella che voi definite intelligenza.
    Le dicotomie credente/intelligente, e scienza/fede, dimostrano una semplicita' quasi fanciullesca.
    Ma non saro' certo io a spiegarvi l'opzione (C). Buona vita.

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