lunedì 12 luglio 2010

Collegamenti intergalattici

a Mauro Suttora

La lettera con quale Massimo Bordin dà “ufficialmente” le sue irrevocabili dimissioni dalla direzione di Radio Radicale è datata 9 luglio 2010 ed è spedita alle 16:41:54, così si legge in capo alla versione diffusa da radicali.it. Mi aveva lasciato un po’ perplesso il fatto che Christian Rocca annunciasse come “ufficiali” quelle dimissioni con un post delle 16:30:18, una dozzina di minuti prima. Voi che avreste fatto? Io ho chiamato Bordin e gli ho chiesto come fosse possibile.
Ho trovato perplesso pure lui, almeno all’inizio. Poi la cosa mi si è chiarita, anche se solo in parte, perché resto assai confuso su ciò che debba intendersi per “ufficiale”.

Il testo della lettera al CdR non era stato spedito per posta elettronica, ma consegnato a mano nella tarda mattinata del 9 luglio a un rappresentante del CdR perché lo trasmettesse a Paolo Chiarielli, amministratore delegato del Centro Produzioni R.R., e dunque quel 16:41:54 deve intendersi come l’ora in cui quel testo è stato inoltrato dal redattore a Chiarelli o da Chiarelli all’editore, e tuttavia una dozzina di minuti dopo che la notizia fosse data come “ufficiale” da Camillo.
La cronologia degli eventi ci consente di escludere che Camillo abbia avuto notizia di quella lettera dall’editore e Bordin esclude che possa essere stata inoltrata ad altri che a chi di dovere: se ne deduce che, quando dà per “ufficiali” le dimissioni di Bordin, Rocca non abbia ancora letto il testo della lettera (l’avrebbe copia-incollato nel suo post, non avrebbe resistito), ma sappia che è in viaggio; se ne dovrebbe dedurre che l’“ufficialità” delle dimissioni non fosse data da quella lettera.

Anche voi confusi, vero? E allora cerchiamo di tirare i fili della trama: le dimissioni erano “ufficiali” prima di essere “ufficiali”. Se diamo ascolto a ciò che Pannella ha detto ieri, in questo non v’è contraddizione: “Le cose sono andate in questo modo. Mentre eravamo di ritorno da L’Aquila [nella serata di lunedì 5 luglio], a un certo punto Chiarelli mi dice: «Guarda che Massimo mi ha detto che lui – dopodomani, m’ha detto una cosa del genere – renderà note le sue dimissioni al CdR e le renderà pubbliche». [Bordin conferma, ma smentisce quel «le renderà pubbliche».] Dopo aver parlato con me, Chiarelli ti ha chiesto se avresti potuto rimandare di due o tre giorni, cosa che tu hai fatto”.
Bordin conferma e chiarisce: “C’è una norma contrattuale o regolamentare, non so com’è, che obbliga comunque il direttore a dare conto al CdR. Quindi io, a un certo punto, ho fatto presente a Chiarelli che questo era un obbligo al quale non potevo sottrarmi […] E allora io ho fatto una cosa molto semplice: ho scritto una cosa – perché è meglio lasciare per iscritto queste cose – e l’ho data al rappresentante del CdR…”. E qui abbiamo conferma del fatto che la lettera non sia stata spedita per posta elettronica.

In quale punto della catena cronologica degli eventi qui ricostruiti può darsi l’“ufficialità” delle dimissioni? Fin dal momento in cui Chiarelli comunica a Pannella che Bordin sta per scrivere la sua lettera di dimissioni (lunedì 5 luglio) che però non firmerà prima di giovedì 8 o venerdì 9, anzi, dal momento in cui Pannella ne dà notizia ad alcuni dirigenti radicali nel corso di una riunione tenutasi nei giorni successivi al rientro da L’Aquila. E dunque c’è solo da chiarire il percorso da questa riunione a Rocca, meglio se a ritroso.
Tanto per cominciare, a Rocca può averlo detto qualcuno che deve averlo detto pure ad Alessandro Trocino del Corriere della Sera e a Marianna Rizzini de Il Foglio, che già nelle ore antecedenti alla materiale stesura della lettera avevano cercato di contattare Bordin, presumibilmente per trovare riscontro a ciò che avevano appreso – da chi e tramite chi? Impossibile averne la conferma, ma triangolando si arriverebbe a un altro ex de Il Foglio, la cui moglie è assai amica di almeno due dei dirigenti radicali presenti a quella riunione: se così fosse, tutti i pezzi starebbero in ordine. Non avremmo chiarito cosa debba intendersi per “ufficialità” nella galassia radicale, questo è vero, ma sarebbero più chiari certi collegamenti intergalattici.

9 commenti:

  1. non merito la dedica, perche' non c'entro.
    Anzi, negli ultimi mesi mi addormentavo sempre durante le tanto celebrate rassegne stampa di Bordin, diventate troppo "palazzocentriche": le scoreggette di Fini, i ruttini di Berlusca, gli accenni di Bersani e le mosse di Di Pietro, tutte analizzate minuziosamente col piglio del Gran Visir della partitocrazia.

    Una visione troppo provinciale e romanocentrica quella di Bordin, per il quale infatti il massimo della finezza giornalistica sono quelle biete bollite di Franco o Folli...

    E se radio radicale fosse in realtà l'esatto contrario di quanto proclamato, quindi una radio di regimissimo, che nei movimenti del sottopotere si inebria e ci sguazza?

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  2. logorrea
    (di Pannella, ma anche di Bordin):

    http://maurosuttora.blogspot.com/2010/07/pannella-bordin.html

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  3. Si può essere più pirla del Suttora? Si può, senza essere Pannella o uno dei suoi ottimi sottoposti - chessò, un De Lucia -, accusare a cinquant'anni suonati Bordin di 'regimis(si)mo'? Si può correre il rischio di metterci la faccia, a costo di perderla, in maniera che credevo impensabile fino a qualche mese fa, per difendere un altro pirla più suonato di lei - e mi riferisco a Marco, stavolta, quando dico 'pirla', e a lei pronome femminile -?
    Pare che si possa:
    http://download.radioradicale.it/store-4/2010/20100712_10.33.10.mp3
    (Conversazione settimanale con Emma Bonino a cura di Massimo Bordin ed Alessio Falconio, h. 10.33 del 12 luglio 2010, gli ultimi cinque minuti).
    Mi aspetto un post, Lui', a meno che tu non punti a farne una specie di sommatoria, finché la misura sarà colma.

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  4. Mi sfugge però una cosa: perché è importante sapere come la notizia sia trapelata?

    Lorenzo Lazzeri

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  5. Caro qubrick, cerca di ragionare.
    Nel reggime la rassegna stampa ci sguazza, proponendoci finissimi commenti distillati su intelligentissimi giornali che nessuno compra e solo bordin legge, come il riformista o europa o terra.
    Costano miliardi, pagati coi soldi delle nostre tasse, servono a mantenere un po' di sottobosco politico-giornalistico romano. e bordin, il gran sacerdote del demi-monde partitocratico, da' loro lustro citandoli. battista gode. vecellio rosica.
    come diceva il buon capezza, "cronache da bisanzio".
    e alla sera, tutti a magna' da giggi er carrettiere...
    W pannella, che almeno ogni tanto ruggisce...
    ma tu, refuso di un cubbrik, se non hai vissuto a roma non puoi capire

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  6. Quanto scrive, caro Malvino, su Rizzini e gli orari in cui avrebbe cercato Bordin, è falso. Lo dico, ovviamente, per aiutarla a capire. Saluti.

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  7. Ho riferito solo quanto mi è stato detto nel corso della telefonata con Bordin.

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  8. @suttora
    il carrettiere si chiama checco non gigi

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