martedì 22 febbraio 2011

Da mandarlo a cagare, insomma


Al professor Francesco D’Agostino piace scassare il cazzo al prossimo e, in vista del dibattito parlamentare su un disegno di legge che intenderebbe negarci il diritto di rifiutare che ci venga ficcato un tubo di plastica in gola contro la nostra volontà, Avvenire gliene dà occasione. “Il tema è giuridicamente complesso ed emotivamente coinvolgente – scrive – [e] dovrebbe essere affrontato con pacatezza di ragionamento, sobrietà lessicale, assenza di pregiudizi, rinuncia all’uso di toni superfluamente emotivi, rispetto nei confronti delle opinioni diverse dalle proprie”, ma si tratta solo di una volgare provocazione, perché fa esattamente il contrario: si scalda, provoca, offende e, soprattutto, dà per assodato ciò che non lo è affatto. Da mandarlo a cagare, insomma.
Il suo editorialuccio prende da subito una piega intollerabile: chi non la pensa come lui, che si autodefinisce “realista”, è un “ingenuo illuminista” che “alza continuamente la voce”, dando corpo ad “aspre e insensate polemiche” che hanno come ultimo fine quello di attentare al “diritto più prezioso, quello della vita”. Alla faccia del “rispetto per le opinioni diverse dalle proprie”, chi non la pensa come il professor D’Agostino è uno sconsiderato.
“Il disegno di legge cerca di trovare una saggia e difficile mediazione tra la tutela della vita, soprattutto quella dei malati terminali, considerata comunque un bene indisponibile, e il diritto di ogni persona a non essere sottoposta ad alcuna forma di accanimento terapeutico e soprattutto a quelle che essa consapevolmente rifiuti”. Sarebbe questa, la “sobrietà lessicale”?
Se la vita non è nella disponibilità di chi la vive, se un tubo ficcato in gola non è terapia, di quale consapevole rifiuto si ha diritto? Non c’è spazio per alcuna mediazione: il disegno di legge mira solo a rendere obbligatoria per tutti un’opzione che a molti pare intollerabile. Quella opposta, al contrario, non impone ad alcuno delle scelte obbligate: ciascuno decide per se stesso circa i tempi e i modi del proprio fine vita. Quale “saggia e difficile mediazione” sarebbe possibile tra le due opzioni? Se il disegno di legge trovasse l’approvazione del Parlamento, l’autodeterminazione libera e responsabile troverebbe un limite solo in una delle due opzioni: sopportare il tubo ficcato in gola si dovrebbe, rifiutarlo non si potrebbe.
Chiamarla “mediazione” è uno sporco imbroglio e in qualche modo, il professor D’Agostino è costretto ad ammetterlo: “La vera posta in gioco non è come migliorare questo testo. Quello che è in gioco è un braccio di ferro bioetico tra «illuministi» e «realisti». Gli «illuministi» vedono la fine della vita umana posta sotto il segno di un’autodeterminazione lucida, serena, forte, coraggiosa, direi quasi «giovanile» e chiedono, in nome del rispetto per i diritti della persona, che la legge obblighi comunque i medici a rispettare l’autodeterminazione dei malati (indipendentemente dal fatto che possano essere o no malati terminali). I «realisti» non negano, ovviamente, che l’autodeterminazione possa aver davvero rilievo in alcuni, rari casi, ma sono ben più attenti al dato di realtà, per il quale nella maggior parte dei casi la morte è evento senile, che si caratterizza per la fragilità, la debolezza, lo stato di paura e di assoluta dipendenza del morente. L’appello all’autodeterminazione, per i realisti, meriterebbe attenzione se non aprisse un varco inaccettabile all’abbandono terapeutico”. In pratica, se liberamente e responsabilmente chiedo che mi si sfili quel tubo dalla gola, metto a rischio anche la vita di altri. E come?
“I morenti, gli anziani, gli abbandonati non sono illuministi; quello che davvero vogliono non è che si renda ossequio alla loro volontà, il più delle volte incerta, mutevole, dubbiosa; semplicemente non vogliono essere lasciati soli, vogliono essere «curati», cioè che ci si prenda cura di loro. Indurre i medici ad abbreviare la vita degli anziani, dei lungodegenti, dei malati terminali, vincolandoli a «rispettarne» lamenti, recriminazioni, richieste fatte in tempi lontani, esasperate da stati emotivi e carenti di adeguata informazione è un rischio che non possiamo correre e contro il quale il disegno di legge sul fine vita prende fermamente posizione, il che basta a renderlo apprezzabile”.
È tutto chiaro: io non sono mai libero e responsabile, c’è sempre un D’Agostino che può chiedere di decidere al mio posto, e la sua scelta è senza dubbio migliore della mia. Non resta che metterlo nero su bianco per impedirmi di sbagliare, contro me stesso. Se ho la possibilità di chiederlo, non sono nelle condizioni di poter decidere. Se decido per tempo, quando non sono nelle condizioni di poter decidere c’è chi decide al mio posto, e contro quanto avrei deciso per tempo.
Ora è finalmente chiaro perché la vita non sia un bene nella mia disponibilità: è nella disponibilità di D’Agostino.

9 commenti:

  1. Mi basta l'incipit del post, per capire che oltre a schivare le bombe Gheddafiane abbiamo un terribile bisogno di parlare di noi.

    RispondiElimina
  2. Dottore, posso dire che le voglio bene?

    RispondiElimina
  3. @ Gians
    Le zecche stanno lì. A volte prudono, a volte no, ma stanno lì.

    @ Thomas Bernhard
    Eh, non mi conosce di persona.

    RispondiElimina
  4. La contrapposizione sarebbe tra "realismo" e "illuminismo" ?

    Sembra un pensiero "irreale" e "obnubilato", ma più probabilmente è soltanto "bullismo intellettuale e politico".

    RispondiElimina
  5. "Se ho la possibilità di chiederlo ..."
    Ricorda un po':
    Articolo 12, Comma 21
    «L'unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.»
    Articolo 12, Comma 22
    «Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.»

    Dice che per prenderci per il culo metteranno due commi del genere nella legge?

    RispondiElimina
  6. "I morenti, gli anziani, gli abbandonati non sono illuministi; quello che davvero vogliono non è che si renda ossequio alla loro volontà, il più delle volte incerta, mutevole, dubbiosa."

    "Quello che davvero vogliono"...cazzo! li ha intervistati tutti, uno ad uno, anche quelli in coma irreversibile, anche loro glielo hanno riferito...

    Perché il testamento biologico mica vale solo per anziani e moribondi ufficialmente vivi.
    Lo ha capito o no, questo fine pensatore?
    Vale anche e soprattutto per chi non può più dire la sua.

    Sto provando a pensare a me, ateo senza paure della morte ma solo della sofferenza, che ho già scritto e firmato il mio testamento biologico e, se esiste, dio non voglia (e poi se vuole, sticazzi, per quello che dirò poi) stasera dovessi avere un incidente che mi lasci senza speranze di riprendermi su un letto privo di coscienza e volontà.
    Non riesco a capire come possa l'eminente cazzaro pensare che la mia volontà attuale scritta e firmata sia meno forte di quella supposta, per comodo, di un corpo senza vita.


    In ambito scientifico si dice che una teoria è valida fino a che non si dimostra almeno una incongruenza della stessa. Quella di D'Agostino non è una teoria scientifica, evidentemente. Welby basta e avanza a screditarla.
    Ha manipolato dati arbitrariamente per creare la sua teoria fallace, in ambito scientifico non avrebbe più alcun credito.

    RispondiElimina
  7. @A***
    "In ambito scientifico si dice che un"
    Lei è un'"ingenuo/a illuminista" che pretende che in materie del genere si anteponga la scienza alla fede.
    Dovrebbe saperlo che per gente come il D'Agostino la fede viene sempre prima della scienza e della ragione e caso mai le ha come ancelle. Anzi, in alcuni casi più come escort.

    RispondiElimina
  8. mi associo a Thomas Bernhard

    RispondiElimina
  9. @ il nano, che ci vuol fare?, anni di studio di materie scientifiche e delle religioni mi hanno inesorabilmente spinto sulla perigliosa e ingenua china delle dimostrazioni scientifiche a supporto della verità, lasciando a chi preferisce farlo il lusso di credere che i tuoni e i fulmini siano fenomeni attribuibili a Giove, che i topi siano da preservare perché cavalcatura di Shiva, che un arbusto incendiato abbia scritto su tavole di pietra le verità più vere.

    :-)

    RispondiElimina