“Non intercettateli, intervistateli. Meglio delle meglio intercettazioni finora uscite, l’intervista di Repubblica all’ex ministro Pietro Lunardi” (Il Foglio, 15.6.2010). Stefano Di Michele ha ragione, ma l’intervista non sarebbe stata possibile in quei termini se i fatti di cui Corrado Zunino chiede ragione all’ex ministro non fossero gia noti. E grazie a cosa sono noti? Grazie a quanto è stato fin qui divulgato circa i maneggi della cricca e che senza le intercettazioni (e la pubblicazione delle intercettazioni) sarebbe rimasto ignoto. Quell’intervista è sì una “edificante lettura”, come il Di Michele scrive, ma chi sarebbe andato mai a intervistare Lunardi senza saperlo coinvolto? E relativamente a cosa, poi?
Tuttavia c’è un errore assai più grave nel quale incorre: pur velati di ironia, esprime giudizi assai severi sugli uomini attorno a Berlusconi e dalle pagine di un giornale che ha scelto una linea del tutto diversa. È la seconda volta in meno di una settimana: sabato 12 giugno era necessaria una soave rampogna del direttore nella rubrica delle lettere per invitarlo a rivedere il suo non benevolo giudizio sulle crociate, elogiate in prima pagina qualche giorno prima. Insomma, il Di Michele rischia. Solleva obiezioni su due punti che sono qualificanti della linea del giornale: la santità dei crociati e l’innocenza della cricca. Con ottimi argomenti in entrambi i casi, ma questo non vuol dire niente. Attenzione!
Nessun commento:
Posta un commento