“Su una carta stradale due località sono distanti 3 cm. Sapendo che la scala della carta è di 1:1.500.000, a quale distanza si trovano le due località?”. Basta moltiplicare 1.500.000 per 3 e dividere i 4.500.000 cm per i 100.000 cm di cui è fatto un km. Una moltiplicazione e una divisione, uno studente di terza media non dovrebbe trovare difficoltà. E tuttavia il Post commenta: “Sì, si fanno ancora domande del genere nonostante Google Maps”.
Ma si può essere così coglioni e passare per il non plus ultra della blogosfera?
Postilla
Non è tutto. “Il signor Carlo scende dal tram all’incrocio di via Micca con via Bertola (vedi asterisco). Percorre 200 metri di via Bertola e all’incrocio con via 20 Settembre svolta a sinistra; dopo aver camminato per 150 metri, raggiunge l’incrocio con via Micca. Da lì decide di tornare al punto di partenza per via Micca. Quanti metri all’incirca percorre al ritorno?”.
Come è evidente dalla mappa allegata, si tratta di calcolare l’ipotenusa tra due cateti di 150 e di 200 metri. Ma anche questo pare troppo difficile a il Post, perché l’ironico commento alla presunta difficoltà del quesito è: “Una seconda domanda la aggiungiamo noi: qual è la città in cui sta passeggiando il signor Carlo?”. Nessun problema con Google Maps: è Torino.
Non credo che quelli del post stessero prendendo in giro la difficoltà delle prove (obiettivamente piuttosto semplici, anche dopo anni senza triangoli rettangoli), quanto il "genere" di domande. D'altro canto fino alle medie si cerca di condire la matematica con qualche utilizzo pratico, mentre alle superiori, quando si comincia a fare algebra, ci si rassegna a numeri e lettere molto più asettici. Tuttavia anche a me fa sorridere l'idea della "scatola di pelati" (mentre mi infastidisce un po' che gli hard disk di una delle prove partano da 80 GB: dove li trovi più? quanti anni fa le hanno scritte?), e mi ha riportato alla mente una domanda che mi sono sempre posto fin dalle elementari: ma perché questi dei problemi si chiamano tutti Marco, Carlo e Filippo?
RispondiEliminaIo invece credo di sì: "Gli studenti si sono arrovellati per rispondere alle più disparate domande [altrove "famigerate domande"] di una sorta di quiz che ricorda molto da vicino le domande di Chi vuol essere milionario, con la variante che non ci potevano essere aiuti da casa o dal pubblico".
RispondiEliminale domande non erano da giochi stupidi come quello che hai citato
RispondiEliminaerano necessarie comptenze sui principali argomenti del triennio e la loro buona padronanza
sfido qualunque adulto a rispondere a 23 quesiti di quel tipo in un'ora
concordo sulle scemenza di google maps: impariamo a leggere le cartine e a calcolarci le distanze approssimate
il rischio, di facilitazione in facilitazione, è diventare bradipi mentali
saluti
Wildest Woman
Se invece di fare un commento fighetto, quelli del Post avessero raccontato il casino di disorganizzazione nella correzione delle prove, cui il Ministero non aveva allegato una scheda di correzione decente, per cui noi insegnanti ci siamo trovati a dover rimediare alla bell'e meglio, prendendo appunti su foglietti volanti o segnando a matina una per una le risposte esatte e poi conteggiandola a mano, magari facevano uno scoop. Ops, già, fare ironia sui quesiti era più facile...
RispondiElimina@ Wildest Woman
RispondiElimina"Erano necessarie competenze sui principali argomenti del triennio e la loro buona padronanza". Stai cercando di dirmi che era un esame alla fine di quel triennio?
ma possibile che a Torino uno non possa farsi quattro passi in pace senza che s'immischi il ministero, la stampa e perfino internet?
RispondiEliminaper l'esattezza: Torino, zona Sindone.
RispondiEliminaBah, sarà, ma io ste cose faticavo a farle in quinta superiore, ero un letterato, io
RispondiEliminagalatea ha ragione: ho passato 6 ore su quella prova per arrivare ad una valutazione che fosse secondo griglia ministeriale (seguono improperi da scaricatore di porto)
RispondiEliminaMalvino: era un esame che comprendeva contenuti del triennio di matematica: volumi, proporzioni, unità di misura, probabilità, statistica, (devo continuare?)
RispondiElimina@ Wildest Woman
RispondiEliminaTutta roba da sapere, insomma, vero?
per forza. altrimenti come si fa alle superiori?
RispondiEliminaquesti contenuti sono propedeutici...mi dici cos'hai in mente esattamente?
quando passi dalla primaria alla secondaria le tabelline le devi sapere...
dai primo grado al secondo, i teoremi di euclide
@ Wildest Woman
RispondiEliminaPenso non ci sia questione: entrambi riteniamo che si trattasse di quesiti ragionevoli per quel livello di esame. Ma - le rammento - il nostro scambio è sorto dalla sua affermazione: "Le domande non erano da giochi stupidi come quello che hai citato". Non intendevo dare un giudizio sui quesiti: intendevo segnalare che due operazioncine come una moltiplicazione e una divisione, necessarie a risolvere un banale problemino, venissero ritenute cervellotiche e tutto sommato superflue.
Forse Luca Sofri pensava che a Torino fossimo nello spazio di Minkowski. Lì sì che le cose sarebbero andate diversamente. Temo però che il Post non avrebbe perso tempo e avrebbe consultato Wikipedia e, poi, messo in sottofondo Battiato. Per tornare euclidei.
RispondiEliminain realtà via Antonio Giuseppe Bertola dovrebbe chiamarsi via Giuseppe Ignazio Bertola (1676-1755), e volendo essere pignoli come certi prof di scuola, bisognerebbe aggiungere d'Exilles, un titolo a cui il povero Giuseppe Ignazio, dagli intimi chiamato Beppe, teneva moltissimo. Infatti, era di umili origini, figlio adottivo di un "maestro d'aritmetica", tale Antonio Bertola da Mussano (del quale, per deferente memoria, assunse poi il nome). E questo ascendente aritmetico spega il suo coinvolgimento nel quiz ministeriale, molto più di Micca Pietro, noto bombarolo già "attenzionato" dalla locale questura.
RispondiEliminaErano considerati da tutti le menti migliori, poi hanno cercato di dimostrarlo.
RispondiEliminaCiò è la dimostrazione scientifica che esistono gli abbagli collettivi.
Di buono rimane che sanno accendere un Mac.
OT:
RispondiElimina(dovevo dare del Lei?)
sorry
non sono più abituata a rilevare e sottolineare distanze e gerarchie
la mamma mi diceva di dare del lei ai "grandi"...ora che sono grande anch'io lo do a chi mi mette a disagio (o a chi lo pretende, per superiorità "amministrativa")
ma non volevo essere sgarbata, davvero...
Credo che molte persone abbiano difficoltà a comprendere che cose come il Teorema di Pitagora e le proporzioni avranno valore ed applicazione anche fra 10mila anni, quando magari, invece, parlare di Google Maps e Gigabyte degli Hard Disk sarà un po' come dire "geroglifico" oggi.
RispondiEliminaCome cantava Prince: Sign of The Times.
"posso darti del tu?"
RispondiElimina"se proprio vuole, va benissimo"