martedì 8 giugno 2010

“Una cosa personale”


“Sicuro è che non si tratta di un assassinio politico o religioso, si tratta di una cosa personale”, ma questo per Benedetto XVI. “Aspettiamo ancora tutte le spiegazioni”, aggiungeva, e probabilmente faceva riferimento alle indagini in corso. Ora, “secondo voci nella polizia turca” (Il Sole-24Ore, 8.6.2010), Murat Altun avrebbe confessato di aver ucciso monsignor Padovese perché esasperato dalle sue asfissianti avances sessuali. “Una cosa personale”, proprio come aveva detto Benedetto XVI. Ma un martire della fede torna sempre comodo, soprattutto se la “cosa personale” è imbarazzante, e allora ecco che il papa potrebbe essere costretto a rivedere la sua opinione sull’omicidio. “Non vogliamo mescolare questa situazione tragica con il dialogo con l’islam”, aveva detto, ma ora potrebbe essere costretto a farlo, spinto dalla comunità cattolica in Turchia, alla quale un vescovo martire tornerebbe assai più utile di un vescovo omosessuale, e da quei lepantisti che hanno subito storto il muso al suo porgere la mano ai “fratelli musulmani”. 

Ricordate i sei senegalesi uccisi dalla camorra a Castelvolturno nel 2008? Uccisi perché neri? Pare che furono fatti fuori per errore: la camorra li riteneva, a torto, rivali nello spaccio di droga. A chi poteva tornar comodo che la strage avesse un movente “razzista”? Un po’ a tutti, forse agli stessi camorristi, dopo aver capito di aver sbagliato bersaglio. I quali non è affatto escluso che nel far fuori i sei senegalesi possano aver gridato: “Crepate, negri di merda!”.
Così per la morte di monsignor Padovese: potrebbe tornar comodo anche agli islamisti che sia stato ucciso perché cristiano, e vescovo per giunta, piuttosto perché avesse fatto saltare i nervi ad Altun con le sue pressanti richieste. Che questi possa aver gridato: “Allah Akbar!” (ma le fonti sono tutte di parte cattolica) diventa la cosa più importante, mentre passano in secondo piano tutte le stranezze del caso.
 
Monsignor Luigi Padovese aveva rinunciato al suo viaggio a Cipro poche ore prima di essere ucciso, dopo che Murat Altun gli aveva comunicato che non lo avrebbe seguito. Quel viaggio era un appuntamento importantissimo (doveva essere accanto a Benedetto XVI che consegnava quell’Instrumentun laboris alla cui stesura il Padovese aveva dato un grande contributo), ma a tuttora nessuno sa spiegare perché il vescovo vi abbia rinunciato.
Murat Altun era alle sue dipendenze come autista da quattro anni, e tuttavia il Padovese lo voleva accanto a sé anche quando non doveva spostarsi. Non sarebbero mancate occasioni per uccidere prima il vescovo, soprattutto nella settimana che ha preceduto quella nella quale si è consumato l’omicidio, nella quale il Padovese ha trattenuto presso di sé l’Altun senza mai consentirgli di tornare a casa. È diventato islamista in quarantotto ore, l’Altun?
Tutti dicono che si fosse convertito o stesse per farlo: per un islamista sarebbe inammissibile anche solo il simularlo.

Non regge, la tesi dell’omicidio rituale è fragile fino all’inconsistenza. E il fatto che su di essa si affanni soprattutto chi conosceva bene monsignor Padovese puzza maledettamente.

1 commento:

  1. La gola tagliata l'unica evidenza? La "visione divina" la prima scusa? Bugie? Tutto può essere. Comunque, chi parla senza conoscere, sia per esaltare che per diffamare, è comunque nell'errore.
    I bigotti ed i bugiardi non sono solo dentro la chiesa: stanno nascendo come funghi anche sul fronte opposto.

    RispondiElimina