Giuliano Ferrara firma un pezzullo loffio e piagnone sulla vicenda di Malines (Il Foglio, 28.6.2010), nel quale in sostanza lamenta “una vasta crociata «antipedofila» contro il clero cattolico” condotta col “metodo di una giustizia fanatizzata, di un ordito politico con pretese di giacobinismo intollerante”, di cui sarebbe prova il fatto che la Chiesa è chiamata a rispondere del suo clero in una fattispecie di “concorso esterno in reato di pedofilia”, in dispregio del principio della “responsabilità personale nel crimine”. Pare che gli sfugga che la responsabilità penale è personale anche per chi commette il reato di favoreggiamento e che la Chiesa non è chiamata in toto a rispondere degli abusi sessuali su minori commessi dai suoi preti, ma di complicità fatta sistema in un ordinamento interno che imponeva l’omertà ai suoi membri, nel mentre consentiva che i preti pedofili continuassero a commettere abusi sessuali su minori, di diocesi in diocesi. O forse non gli sfugge, ma cerca solo di imbrogliare le carte, come al solito. E tuttavia il pezzullo ha un rimprovero anche per la Chiesa: non ha fatto muro, s’è sbracata, non ha dato ascolto a Giuliano Ferrara, che consigliava “resistenza”. Il Papa è consigliato male, ma non si azzarda a dirlo esplicitamente.
Ci pensa il vaticanista de Il Foglio, che sul suo blog scrive: “In Belgio la Chiesa cattolica subisce affronti che denotano quanto la linea della trasparenza totale rispetto alla pedofilia nel clero più volte evocata dai collaboratori del Papa sia altamente problematica”. E così comprendiamo che la “resistenza” era da intendersi come rifiuto della “trasparenza totale”: la “trasparenza totale” si rivela “problematica”, come ogni volta in cui è conveniente coprire qualcosa. Bingo!
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