Ieri ho parlato del Merdaccia e delle sue simpatie per Francisco Franco, oggi L’Osservatore Romano pretende di darne spiegazione nelle violenze subìte dal clero cattolico spagnolo prima della guerra civile (1936-1939): il governo repubblicano ne sarebbe stato complice, rendendo dunque inevitabile un’alleanza tra la Chiesa e il caudillo. Parliamo dei conventi e delle chiese dati alle fiamme tra il 1930 e il 1931. Fu proprio il Merdaccia, allora ancora segretario di Stato, a inoltrare al governo repubblicano la richiesta dei risarcimenti, che non fu soddisfatta per mancanza di fondi, ma anche perché soddisfarla avrebbe significato sottoscrivere le accuse di complicità.
In realtà, con la precipitosa fuga all’estero di Alfonso XIII, che seguì la caduta della dittatura di Miguel Primo de Rivera (1923-1930) da lui appoggiata, si liberò nel popolo spagnolo la rabbia verso l’unico responsabile a disposizione: quel clero cattolico da sempre strettissimo alleato della monarchia e forte sostenitore della dittatura. Il potere della Chiesa in Spagna era stato fin lì enorme, al punto da controllare le attività di ogni governo, che per guadagnarsene le simpatie non rifiutava favori. Basta uno sguardo ai concordati in vigore fino alla caduta del de Ribera per farsi un’idea di quale ruolo la Chiesa fosse arrivata ad occupare nella società spagnola di quei tempi.
Solo per fare un esempio: contraria all’alfabetizzazione del popolo, la Chiesa deteneva il monopolio dell’istruzione, in modo da assicurarsi il controllo delle élites culturali e politiche del paese. Si è parlato di nazionalcattolicesimo per descrivere questa alleanza tra monarchia, esercito, latifondo terriero e Chiesa cattolica al fine di conservare un assetto sociale di tipo feudale, con una coincidenza di interessi nell’oppressione della stragrande maggioranza degli spagnoli, poveri e ignoranti, ma devotissimi.
La modernità avrebbe bussato anche alle porte di Spagna, sarebbe saltato il tappo, la rabbia popolare avrebbe preso di mira la Chiesa e i suoi preti: ne furono fatti fuori circa 7.000 fino al 1939, senza contare gli atti vandalici ai danni di ogni simbolo religioso, in realtà simbolo di un potere castale.
Non è secondaria, tuttavia, un’altra ragione della furia popolare: contadini e operai, che prima s’erano opposti alla dittatura del de Ribera e poi si sarebbero opposti al golpe di Franco, erano spesso segnalati alle loro squadracce dal clero cattolico, che godeva di una tale capillare presenza nel tessuto sociale da poter assicurare un efficiente servizio delatorio.
Contestualizzando: nemico della dittatura, nemico della monarchia e nemico della Chiesa erano la stessa cosa. Bene, L’Osservatore Romano (Vicente Cárcel Ortí, Quando in Spagna c’erano troppi conventi) ignora tutto questo: davanti alle chiese e ai conventi in fiamme vede solo la furia anticristiana, l’odio antireligioso.
I disordini scoppiarono l’11 maggio 1930 e “appena giunsero in Segreteria di Stato le prime notizie su questi gravi fatti, il cardinale Pacelli si affrettò a telegrafare al nunzio Tedeschini pregandolo, il 14 maggio, di comunicare al governo che la Santa Sede altamente deplorava le profanazioni e gli atti di fanatismo antireligiosi verificatisi in quei giorni, chiedendo che cosa le autorità intendessero fare per impedire che tali eccessi potessero ripetersi e esigendo il risarcimento dei danni arrecati a persone e cose sacre. […] Tedeschini consegnò al presidente la nota nella quale era contenuta l’energica protesta della Santa Sede. Durante la sua lunga conversazione, questi sostenne che disgraziatamente gli ordini del governo non erano stati eseguiti dalle forze di Pubblica Sicurezza. Il nunzio già aveva saputo da parte del ministro della Gobernación (Interno), Miguel Maura, che la Pubblica Sicurezza si era rifiutata di eseguire gli ordini impartiti dal governo: cosa che motivò le dimissioni di Maura, fatte poi o ritirare o sospendere dai colleghi. Le autorità, fu spiegato, ritennero dunque di non intervenire per non spargere sangue”.
Avrebbero dovuto farlo, probabilmente, per non avere lamentele da Roma. Sennò – sarebbe stato chiaro con l’appoggio della Chiesa a Franco – la Repubblica avrebbe dovuto pentirsene. E così fu.
eccellente
RispondiEliminaquello che scrivi è molto vero. se non ricordo male, tra l'altro, i comunisti, nei primi tempi non facevano parte del governo della repubblica
la storia della spagna moderna e in part. di quegli anni è poco conosciuta
per chi non l'avesse letto consiglio il libro del cattolico Georges Bernanos, grandi cimiteri sotto la luna. molto strano ma si tratta di un cattolico intellettualmente onesto. stranissssimo