Non farete fatica a trovarne ampia documentazione presso gli storici e i sociologi che hanno affrontato il tema: i rapporti tra chiesa e mafia sono sempre stati buoni, a ogni livello, per una straordinaria coincidenza di mentalità e costumi sotto le due cupole, non di rado sinergiche in affarucci morali e in affaroni economici.
Al netto di qualche prete ucciso da questa o quella mafia, al netto di qualche condanna del fenomeno mafioso emessa da questo o quel vescovo, vi è sempre stata simpatetica alleanza tra familismo mafioso e familismo cattolico: mai la mafia ha veramente rotto il cazzo alla chiesa, mai la chiesa ha veramente rotto il cazzo alla mafia, anzi, è assai più spesso accaduto che chiesa e mafia mostrassero – anche se a posteriori – una felice convivenza sulla pelle di una possibile doppia sudditanza, e dentro la sua stessa carne, dentro la sua stessa mente, come la doppia commessura della stessa bocca sanguisuga.
E dunque, gonzi, sappiate che la chiesa farà santo Rosario Livatino solo perché era un giudice che della giustizia aveva una visione integralmente cattolica: la mafia ha dato solo il tocco necessario, certo non concordato, ma che oggettivamente torna a fagiolo, e di una oggettività che sta nella natura del potere e del tipo di obbedienza che gli è dovuta.
Quando la chiesa definisce Rosario Livatino “martire della giustizia e indirettamente della fede”, intende dire che nel pensiero di quel giudice, eloquentemente glossato e chiosato da molti cattolici integralisti attivi nel web, da anni, c’è la prova – la “testimonianza” – di un’aderenza piena ad un’idea di giustizia che sposa l’idea della sovranità sociale di Cristo.
Se non fosse morto, Rosario Livatino sarebbe l’originale di quella brutta copia che è Alfredo Mantovano (o viceversa, naturalmente) o sarebbe una di quelle penne che fanno coda di pavone su Avvenire, come editorialisti col tic giuridico.
Ma è morto – questo è l’importante – e un morto fatto santo puzza sempre meno di un vivo per il quale – parimenti – il principio che informa il legislativo dev’essere trascendente.
Gonzi, stanno cercando di rifilarvi un santino. Guardate a tergo: c’è una giustizia ispirata dal Catechismo.
cattolico o no, a me piace che lo facciano santo per il semplice motivo che rimarrà sostanzialmente nella "memoria" della gente.
RispondiEliminanon c'è niente di peggio per la mafia e per i delinquenti in generale della "memoria".
mi son sempre chiesta durante i miei viaggi in sicilia come mai non ci fosse un solo monumento alla "memoria", di quei bei monumenti di una volta fatti di tonnellate di bronzo fuso magari al centro di una rotonda veicolare a quanti hanno dato la vita per la giustizia contro la mafia ma solo targhe che a malappena si vedono se proprio hai la volontà di cercarle e se hai la fortuna di capitare due giorni dopo la deposizione e prima che vengano distrutte.
santino anche nel senso di piccolo santo.
RispondiEliminaOgni epoca ha il suo santo utile.
RispondiEliminaMi torna in mente la teoria di Giordano Bruno Guerri su Maria Goretti.