Non c’era bisogno di conferma, ma eccola, ci è offerta dal promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Charles Scicluna, che dal pulpito, bel bello, se ne viene con l’augurio di morte – naturalmente per il loro bene – ai preti che hanno commesso abusi sessuali su minori.
La prima versione della Crimen sollicitationis è del 1922, ma prima chi sognava di accusare un prete di violenza su un minore? Formalmente protetti per decenni, sostanzialmente autorizzati a perpetrare i loro crimini di diocesi in diocesi, praticamente inesistenti, da un giorno all’altro i preti pedofili sono diventati un problema. Malati nell’anima e nella mente, dapprima, e cioè bisognosi di cure umane e di misericordia divina.
Denunciarli? Macché, di nuovo pareva esserci soltanto il venir meno del favoreggiamento: la Chiesa prometteva di non insabbiare più e consentiva alla giustizia civile di fare il suo corso, bastava fosse chiaro che un prete pedofilo è più pedofilo che prete, e che quindi ogni risarcimento non spettasse alla Santa Sede.
Ora non basta più, c’è quasi il pastorale invito al suicidio, insieme a un bel lavarsene le mani: “Se il mio amico, il mio compagno, la persona a me cara è per me occasione di peccato, è per me un inciampo nel mio peregrinare io non ho altra scelta secondo il criterio del Signore se non di tagliare questo legame”. Traduzione: fino a quando posso coprire lo scandalo, la persona a me cara mi rimane cara; quando non posso più, perché il suo peccato rende evidente la mia complicità, me ne disfo; anzi, sarebbe assai carino se la persona a me cara volesse dimostrarsi tanto carina da evitarmi questo fastidio.
Ed ecco che la macina al collo, fino a ieri invocata solo dai laicisti più giustizialisti, diventa la soluzione ottimale pure per le alte gerarchie vaticane. Prevedo molti collaboratori di giustizia fra i preti pedofili, è quello che normalmente avviene quando un’organizzazione criminale nega ogni sorta di aiuto ai suoi affiliati che si son venuti a trovar guai con la legge.
Non c’era bisogno di conferma, dicevo, la Chiesa cattolica ha un unico fine, sempre lo stesso, da sempre: sopravvivere a qualsiasi costo. Stavolta il costo è la parte più imbarazzante del suo clero, che quanto pare deve essere sacrificata. Un sacrificio che non è poi molto diverso da quello che si paga con la parte più prestigiosa del suo clero, quei martiri della fede mandati a far proseliti in partibus infidelium.
Un enorme tritacarne, la Chiesa cattolica, e ogni genere di carne le torna buona per cagare potere.
Un leviatano il cui unico fine è sopravvivere a qualsiasi costo: l'unico vero anticristo incarnato, se nel cristo possiamo permetterci d'intravvedere la metafora dell'uomo e della sua umanità.
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