“Se è stato in nome di Forza Italia e della discesa in politica di Berlusconi
che sono state messe le bombe del 1993, perché la mafia e il partito
del capo del governo convergevano nello stesso progetto eversivo,
lo si dica apertamente, assumendosene la responsabilità,
e lo si statuisca con prove; altrimenti si consideri ufficialmente
un calunniatore, un sicofante e un criminale chi sparge questi veleni per l’aria”
che sono state messe le bombe del 1993, perché la mafia e il partito
del capo del governo convergevano nello stesso progetto eversivo,
lo si dica apertamente, assumendosene la responsabilità,
e lo si statuisca con prove; altrimenti si consideri ufficialmente
un calunniatore, un sicofante e un criminale chi sparge questi veleni per l’aria”
Giuliano Ferrara (Il Foglio, 31.5.2010)
Chiamato a deporre al processo d’appello che vede Marcello Dell’Utri imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, il 4 dicembre 2009, Gaspare Spatuzza si è trattenuto a lungo, apparentemente senza una ragione, sull’ordine ricevuto da Giuseppe Graviano nel 1993: installare alcuni cartelloni pubblicitari in località Brancaccio. Nessuno ha chiesto a Spatuzza cosa pubblicizzassero quei 6x3, nemmeno quando ha detto che pochi mesi dopo, nel 1994, per ordine dello stesso Graviano, ebbe l’ordine di rimuoverli, avendo cura di fare sparire anche i basamenti in cemento, come a cancellare ogni traccia della loro pregressa installazione.
Su questa incomprensibile leggerezza del procuratore generale, Antonino Gatto, e del presidente della corte d’appello, Claudio Dell’Acqua, ho già espresso il mio stupore, in un post nel quale ho avanzato l’ipotesi che su quei 6x3 ci fosse il “Fozza, Itaia!” che serviva a testare il marchio che di lì a poco sarebbe stato il nome di un partito. E concludevo: “Ma è possibile che a nessuno interessi cosa cazzo pubblicizzassero quei cartelloni per i quali si muove in prima persona un capomandamento?”.
Ecco, dovessi spiegare la mia posizione sulle illazioni – le chiamo illazioni, vedete? – che collegano Silvio Berlusconi alla mafia e alla stagione degli attentati del 1993, la farei dipendere dalla risposta di Gaspare Spatuzza alla domanda che non gli è stata fatta, previo riscontro naturalmente. Perché non ci sono dubbi sul fatto che l’operazione “Fozza, Itaia!” sia stata un ballon d’essai che l’équipe di esperti assoldata da Silvio Berlusconi lanciò per sondare il mercato dei consensi, peraltro senza badare a spese (11.300 poster murali, 11.000 cartelloni su tram e autobus, 3.000 pannelli nelle stazioni di servizio), come quando la partita è grossa.
Se la mafia si prestò a reggere il filo di quel ballon, il collegamento tra Berlusconi e gli attentati del 1993 è in quel filo, e Carlo Azeglio Ciampi e Pietro Grasso avrebbero ragione. Ma io non so cosa pubblicizzassero quei cartelloni pubblicitari che per la mafia era importantissimo piazzare a Brancaccio, prima, e importantissimo fare sparire, poi. Sicché al momento sospendo ogni giudizio: non reggerei al “sicofante” che mi appiopperebbe Ferrara.
Nota
Al post che ho linkato tenevo tanto, ma non se lo cagò nessuno. Dovevo aspettare Polisblog, cui esprimo commossa gratitudine.
queste cazzate di Spatuzza, Ciancimino e mafiosi vari è normale che non le segua nessuno (nessuno, almeno, che abbia capacità residue di ragionamento autonomo e non abbia un cervellino Repubblica-comandato).
RispondiEliminaLa cosa grave è che i procuratori seguano questi deliri e si apprestino ad altri vent'anni di processi inutili (come quello ad Andreotti), mentre la mafia vera (quella del pizzo e della droga) imperversa indisturbata in un terzo del paese.
E' la stessa storia degli ecologisti ideologizzati che fanno la guerra alle pale eoliche mentre BP inquina il golfo del Messico.
Vedono pagliuzze e tralasciano le travi.
Può darsi tu abbia ragione, ma è che, in questo paese, l'unica strage di cui ci sia un sicuro colpevole è quella di Peteano e per ognuna ci sono mille depistaggi. Sai com'è, dietrologia e complottismo sono una forma di compensazione in mancanza di verità (processuale, s'intende).
RispondiEliminasarà mica che la mafia "vera" riesce ad imperversare nel paese anche - quantomeno anche - grazie a certi utili rapporti, tipo quelli descritti dall'inutile processo andreotti ?
RispondiEliminaluca
"Al post che ho linkato tenevo tanto, ma non se lo cagò nessuno"
RispondiEliminaIo, che quei poster li avevo ricollegati nel '95 o giù di lì, gongolavo in privato; mi astenevo da ogni piaggeria, per non sembrare un cervellino Malvino-comandato...
@ Weissbach
RispondiEliminaAh, vabbe', allora tu sei scusato.
:-D
io me lo cagai eccome: mi colpì moltissimo, solo che come sempre non commentai.
RispondiEliminaE perché il processo Andreotti sarebbe inutile? Si è concluso con una prescrizione, non con una assoluzione, e ci ha detto che quella che è stata la maggior figura politica della Prima Repubblica a livello di presenza e di potere, se non di grandezza politica e umana, aveva incontri non saltuari ma ricorrenti con dei boss mafiosi (poi se abbiano parlato del tempo, se si siano scambiati ricette di spaghetti allo scoglio o se si siano intesi su altre cose, possiamo anche non saperlo, ma il fatto rimane).
RispondiEliminaAle
Mi aggiungo a chi ti si cagò. E rilevo con piacere un fungheggiare casuale di gente che ti segue dal sottobosco.
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