Galileo Galilei scriveva in modo maledettamente semplice, e in più era testardo. Non al punto da farsi ammazzare, certo, però su quella questioncella dell’eliocentrismo ci andò vicino. Niccolò Copernico era diverso. Sapeva – o forse sarebbe meglio dire: intuiva – che a turbare l’universo tolemaico si rischiava grosso con le gerarchie ecclesiastiche, sicché tenne per sé e pochi intimi i risultati delle sue ricerche, evitando di darli alle stampe fin quando gli fu possibile, anzi, avendo scrupolosa cura nello sminuire l’entità di quella “rivoluzione” che poi avrebbe preso il suo nome. Il libro con il quale sarebbe divenuto famoso, il De revolutionibus orbium coelestium, quello nel quale il geocentrismo andava a farsi benedire, fu pubblicato poco prima della sua morte ed ebbe la sorte che solitamente toccava a tutto ciò che non piaceva alla Chiesa di Roma, finendo nell’Index librorum prohibitorum a Summo Pontifice, la lista della roba da bruciare, nel 1616.
Qui mi fermo, perché storie come queste mi fanno perdere la calma, e la scrittura mi si increspa, e mi prende una gran voglia di menar le mani. E quindi lascio continuare a Giuseppe Longo, che scrive di scienze per il giornale dei vescovi e proprio oggi dava conto della “completa riabilitazione” di Copernico da parte della Chiesa di Roma, tre giorni fa: “Nel corso della cerimonia il primate polacco Józef Zycinski ha deplorato «gli eccessi di zelo dei difensori della Chiesa» [e] ha dichiarato che la Chiesa cattolica è fiera che Copernico abbia lasciato alla città [Frombork] un grande lascito, fatto di «duro lavoro, di devozione e soprattutto di genio scientifico». Così, 467 anni dopo la morte, Copernico è stato completamente riabilitato”.
È l’umorismo involontario d’un bigotto o la sottilissima ironia d’un laicista che da gran figlio di puttana è riuscito ad infiltrarsi – chissà come – nel ventre molle dell’editoria cattolica? La chiusa fa propendere per la seconda ipotesi: “Si aggiunge un tassello importante al mosaico che sta configurando una progressiva convergenza tra le conquiste della scienza e la posizione della Chiesa”.
“Progressiva convergenza”, solo un gran figlio di puttana può nascondersi così bene.
« In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325)».
RispondiEliminaChissà, forse tra quattrocento anni ci sarà un Longo su Avvenire che commentare la riabilitazione di Welby da parte della Chiesa.
“Progressiva convergenza”, per quei tempi, tra la Chiesa e gli altri terminali.
RispondiEliminaEh, vabbé, che si può dire? Luca Massaro esplicita quel poco che tu, per il pudore della prurigine manesca di sodomizzare un tal fior di pensatore, avevi lasciato coperto.
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