venerdì 11 giugno 2010

Chi ha fatto fuori padre Vianney?



“L’anno che il Papa ha dedicato ai sacerdoti si sta chiudendo con un giallo” (Il Foglio, 11.6.2010). Non si tratta del caso Padovese, che Il Foglio ha già archiviato come martirio della fede. Il giallo sta nel fatto – cominciate a rosicchiarvi le unghie, la cosa merita – che “Giovanni Maria Vianney, il santo curato d’Ars, non verrà proclamato «patrono dei preti di tutto il mondo» come l’Osservatore Romano aveva annunciato il 9 giugno”.
Eccitante, no? Eccitante ed edificante, direi. Come un giallo della serie di padre Brown, tenuto conto che il signor direttore copia i papillon a Chesterton. Mica un giallaccio di quelli da cronaca nera, nel quale – faccio per dire – il cadavere è quello di un gay assillante e l’assassino ha agito con la furia di quella resipiscenza omofoba che prende chi ha dato un qualche diritto all’assillante: questo no, sarebbe un Giallo Mondadori, mentre Il Foglio smercia suspense di qualità superiore.
Sentite come monta: “La proclamazione era un passo naturale dopo che nel corso dell’anno più volte il Papa ha citato Vianney come modello per il clero”; al vertice del climax: “Perché dunque la retromarcia?”. (Non ho ancora un iPad, non posso controllare, ma a questo punto, sulla versione scaricabile de Il Foglio, dev’esserci di certo un link che apre un file audio con breve traccia musicale dall’effetto a incalzo, come in ogni buon film noir.)

Chi ha fatto fuori padre Vianney? “Secondo le dichiarazioni rilasciate dal Vaticano all’agenzia I.Media, l’inedita decisione è stata presa perché il curato d’Ars non è «abbastanza rappresentativo del sacerdozio del XXI secolo, né abbastanza universale». Inoltre non riflette «completamente la figura del prete di oggi, all’epoca della comunicazione»”.
Dopo averlo portato in giro dappertutto con più devozione che per una Madonna Pellegrina e per un anno intero? È chiaro che qui il giallista ci sta dando solo una delle false soluzioni che solitamente anticipano, con immediata smentita, la rivelazione finale, la vera soluzione del giallo, due minuti prima dei titoli di coda, all’ultima pagina del thriller. È banale solo a non capire che si tratta di un meccanismo canonico della suspense, solo se siete lettori di basso livello potete chiedervi: se ne accorgono solo adesso che come modello faceva cagare?
Se siete lettori di alto livello – al livello de Il Foglio – vi godete buoni buoni l’effetto a incalzo e le false soluzioni. Dopo la prima, la seconda: “Il motivo potrebbe anche essere burocratico. Qualcosa non avrebbe funzionato nella stesura del Motu proprio che ne sanciva la proclamazione”.

Soluzione finale del giallo? Non c’è: il giallista lascia l’opera aperta. In meno di 24 ore Il Foglio è riuscito ad archiviare un fattaccio oscuro accaduto a migliaia di chilometri di distanza, in Turchia, ma il giallo che sta di là da Lungotevere Raffaello Sanzio resta senza assassino. (Una eventuale delusione prova che siete fatti solo per i gialli volgari, da plebe incolta.)

2 commenti:

  1. E' il giallo dell'estate, che ci appassionerà sotto l'ombrellone.

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  2. Avranno scoperto qualche prova che si ciullava i chierichetti. Può darsi sia saltato fuori il diario ingiallito di qualcuno che "godeva" delle sue attenzioni. Magari, il vetturino della sua carrozza. Solo che, se fosse vero, sbagliano di grosso nel non reputarlo "rappresentativo" ....

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