lunedì 24 maggio 2010

Non gli si può dar torto, stavolta


Giuliano Ferrara si dice “scettico sul destino della legge che regola e limita le intercettazioni”, perché pensa che “sarà stravolta al punto da consentire che tutto prosegua come prima”, con la pubblicazione di “quelle trascrizioni orrende” che istigano al “disprezzo per la vita privata delle persone pubbliche”, malvezzo di un “giornalismo tarato” che non ha analoghi altrove: “altrove, anche dove esistono mafie e criminalità organizzate, anche dove accadono fenomeni di lobbying e di corruzione politica, non si usa pubblicare lenzuolate di intercettazioni” (Il Foglio, 23.5.2010).
Non gli si può dar torto, stavolta. Anzi, per dar misura di quanto abbia ragione, qui produrrò un esempio.

Nell’estate del 1988, un ex militante di Lotta Continua, Leonardo Marino, ha un pentimento assai tardivo e afferma di essere stato esecutore materiale, insieme a Ovidio Bompressi, dell’omicidio di Luigi Calabresi, su mandato di Adriano Sofri e di Giorgio Pietrostefani. I quattro vengono arrestati e uno dei telefoni che viene messo sotto controllo è quello di casa Sofri. L’ipotesi degli inquirenti è che gli ex militanti di Lotta Continua, organizzazione politica ormai sciolta da tempo, siano ancora legati fra di loro in una lobby che non tarderà a muoversi in soccorso di Sofri, Bompressi e Pietrostefani: dalle intercettazioni si aspettano di raccogliere elementi che possano in qualche modo confermare l’accusa di Marino.
Fra le trascrizioni di queste telefonate, agli atti del processo, ce n’è una che Giuliano Ferrara fa a Randi Krokaa, compagna di Sofri, il 28 luglio di quell’anno. È riportata in una gustosa biografia di Ferrara, di cui ho più volte lamentato nel mio intimo la troppo tardiva pubblicazione (Pino Nicotri, L’arcitaliano, Kaos Edizioni 2004). La riporto qui di seguito.
G.F. Pronto, Randi.
R.K. Sì…
G.F. Sono Giuliano.
R.K. Oh, Giuliano. Ti volevo cercare, non sapevo dove cercarti.
G.F. Mi hanno cercato… Ero a casa, tesoro, ero a casa. Mi hanno cercato Marco Boato e […] della cosa, e mi hanno detto... Adesso cerchiamo subito di combinare una cosa su queste...
R.K. Eh, cioè, insomma, perlomeno di…
G.F. No, pensavo di fare un’intervista a Marco per il Corriere (adesso devo chiamare il Corriere e vedere se mi danno lo spazio), in cui si racconti tutta la storia, diciamo, del tentativo che nel corso degli anni c’è stato, ripetuto, eccetera, di coinvolgere... e tutto è sempre andato in bolle di sapone. Capito? Perché mi sembra la cosa più utile fare una cosa (...) in cui, con un personaggio come Marco, in fondo abbastanza integrato, e poi che sa parlare un linguaggio istituzionale...
R.K. Appunto…
G.F. … parla di questa vicenda dicendo: «No, ma guardate, queste sono pazzie»... Mi sembra la persona più giusta...
R.K. Sì, sì, indubbiamente…
G.F. Senti, Adriano è andato via tranquillo, mi ha detto Marco...
R.K. Sì, cioè, aveva un bel giramento di coglioni, diciamo.
G.F. Immagino.
R.K. No, perché già mi ha telefonato un giornalista, amico nostro, qui di Firenze, che gli hanno telefonato da la Repubblica a Roma, chiedendogli: «Ma è vero che hanno arrestato Sofri nella sua villa toscana?». Insomma, queste cose qui, guarda… mamma mia, che palle…
G.F. Insopportabili. Io sono ossessionato da giornalisti che hanno pubblicato le mie foto nude al mare.
R.K. Sì, sì, me ne hanno parlato. Io non sono riuscito a vederle, e le voglio vedere assolutamente.
G.F. E allora devi prendere Gente e Eva Express
R.K. Va bene…
G.F. Portale anche ad Adriano a San Vittore…
C’è prova, come per le altre telefonate agli atti del processo, dell’esistenza di una lobby, ma nulla di compromettente v’è sul piano penale, né a carico di Sofri, né a carico degli intercettati. L’esempio riportato è solo – e questo è il primo punto sul quale bisogna dar ragione a Ferrara – una “trascrizione orrenda”, che istiga al “disprezzo per la vita privata di una persona pubblica” – lo stesso Ferrara, in questo caso – che trova il modo di parlare delle sue “foto nude al mare” in un drammatico frangente come quello dell’arresto di un amico, spingendo la sua vanità e il suo egocentrismo fino alla richiesta di mostrarne copia a un poveretto che è in carcere e che presumibilmente avrà ben altri cazzi per la testa cui pensare.
Il secondo punto sul quale bisogna dar ragione a Ferrara è relativo al fatto – così scrive – che “siamo un paese impazzito”. In quale altro paese, infatti, se ti arrestano un amico, per consolarlo gli mandi le tue “foto nude al mare”?

3 commenti:

  1. la Cassazione nei giorni scorsi ha trattato il mio caso di intercettata sulla linea di Bettino Craxi. 1995. Ha compensato le spese come nelle precedenti sentenze. La Corte Europea mi ha dato ragione. Dello scandalo di quelle intercettazioni non si è mai parlato nè da parte della maggioranza nè dall'opposizione. Peccato. Pubblicatele tutte. Le mie. Ne sarei felicissima. Altro che copincolla e arrangiamenti di ogni tipo. Se interessano, posso indicare dove trovarle. Tina S.Massari

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  2. giusto e sacrosanto diritto quello di vedere pubblicate integralmente quelle intercettazioni sulla linea di bettino craxi. all'epoca fecero molto scalpore poi più nulla. a nessuno è venuta la curiosità di approfondire visto che mi risulta siano stati pubblicati solo le parti funzionali al disegno di isolare e screditare il leader socialista?

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